Photo: Dreamstime
The pristine medieval village Civita di Bagnoregio has paradoxically found a boom in tourism due to its slow, steady collapse down a jagged cliff of volcanic rock. Its nickname is Il Paese che Muore because it has actually been collapsing for centuries down wooded hills and canyons.
Though seriously threatened by erosion, Civita has been revived by flocks of visitors intrigued by its fragile beauty. “Last year 640,000 tourists visited, up from 42,000 six years ago, and 20 percent of them were Japanese,” says Francesco Bigiotti, mayor of the municipality of Bagnoregio, which officially includes and governs the hamlet of Civita. “We won’t let it die because we must save this marvel,” he says.
A long footbridge connects Bagnoregio with ancient Civita as a sort of umbilical cord. Crossing it feels like going to another dimension.
“Tourists come because it’s a very beautiful landscape, a unique and poetic sight, so suggestive,” says Giovanni Maria Di Buduo, geologist at the Museo Geologico e delle Frane, which has been active in research at the site since 2012. A leader in efforts to save Civita, Di Buduo invites people to support the museum through a donation at ilovecivita.org
Beautiful view of townsquare in famous Civita di Bagnoregio near Tiber river valley, Lazio, Italy — Photo by pandionhiatus3

 “The village is also called ‘the living landscape’ because it transforms its appearance not only every year due to landslides, but also during the same day, changed by the different shadows at various hours,” he says.
The permanent population is fewer than seven souls, but Civita “is a dynamic locale for tourists, artists, students, professionals and academics, as shown by the many cultural and scientific events that take place every year”, Di Buduo says.
The mayor notes that “some American industrialists bought houses here, as well as film director Giuseppe Tornatore and the creative director of Gucci, Alessandro Michele”.
Dialects meet and mingle in Civita: The Laziale, the Umbro and the Tuscan since the village in the province of Viterbo was founded by the Etruscans, and is only 20 kilometers from Orvieto, Umbria and 90 minutes by car from Rome.
Civita’s most famous native was St. Bonaventure. His relics and Holy Bible are kept in the Cathedral of St. Nicholas. On Good Friday, the cathedral’s large crucifix is carried in a procession into Bagnoregio – but always returned since legend holds that Civita will collapse if the crucifix is not back by midnight before Easter.
The geologist Di Buduo explains that slopes around the Civita are made of marine clays covered by volcanic rock on which the village was built. “Erosion is very fast and the cliff is bordered by vertical scarps. The slopes are subject to instability with different kinds of movements and different rates of velocity,” he says. “Some buildings are dangerously near the edge and every year many landslides reactivate and a few new ones occur. Work has been done in the last 30 years but often only after a landslide. Other urgent work will soon start in the western side of Civita, the area with the highest risk due to the bridge.”
Photo: Dreamstime
Is Civita doomed to disappear?
“We don’t have to think about the time when the dismantling is complete (probably some thousand years from now) but preserve all the area in the only existing access to the town, and then the perimeter of the cliff to avoid the expansion of instability,” says the geologist.
The more you talk to Di Buduo, the more stories from Civita’s long history he tells:  Of the Etruscan days when “Civita was a single conurbation at the site of the acropolis with temples and a forum, an ideal center of civil and religious life for the entire village”.  Or when it was conquered by the Romans in the third century B.C. and “after the fall of the Roman Empire when it was variously dominated by the Goths, Ostrogoths, Byzantines, Lombards and Franks”.
Civita’s old name was ‘Balneum regis’ that refers to the particular therapeutic properties of thermal water, “no longer existing in the area, which healed a king, perhaps Desire, King of the Lombards from 756 to 774,” tells Di Buduo.
After the death of Charlemagne in 814, the territory was under the control of the Monaldeschi counts from Orvieto. Around 1140, Bagnoregio became a free municipality under the supremacy of the Pope. In 1235 the town sided with the Monaldeschi in the fight against the Filippeschi for the control of Orvieto. Di Buduo tells that the battle is mentioned by Dante Alighieri in the Divine Comedy, in the sixth canto of Purgatorio.
Also taking advantage of the forced relocation of the Pope in Avignon between 1309 and 1377, the municipalities of Viterbo  and Orvieto turned the Teverina territory into a field of bloody battles for supremacy in Tuscia – the area stretching from Rome to Tuscany – between the 13th and 14th centuries.
 A plague in 1348 took many victims, while in 1695 a strong earthquake struck the territory, causing extensive damage and leaving 32 people dead and 40 injured.
For centuries the town remained under the Pope’s temporal control until the battle of Garibaldi’s army in 1867. In the 20th century, Il Paese che Muore outlasted occupation by the Nazis.
Il lindo villaggio medievale di Civita di Bagnoregio ha trovato paradossalmente una rapida espansione turistica per il suo lento, costante, crollo giù da una frastagliata rupe di pietra vulcanica. Il suo nomignolo è “Il Paese che Muore” perché davvero crolla da secoli giù per le colline boschive e i canyon.
Sebbene seriamente minacciata dall’erosione, Civita è stata rianimata da frotte di visitatori intrigati dalla sua fragile bellezza. “L’anno scorso la visitarono 640,000 turisti dai 42,000 di sei anni fa, e il 20 percento di loro erano giapponesi”, dice Francesco Bigiotti, sindaco del municipio di Bagnoregio che ufficialmente include e governa il piccolo villaggio di Civita. “Non gli permetteremo di morire perché dobbiamo salvare questa meraviglia”, dice.
Una lunga passerella connette Bagnoregio con l’antica Civita come una sorta di cordone ombelicale. Attraversandolo è come andare in un’altra dimensione. “I turisti vengono perché è un panorama molto bello, una vista unica e poetica, così suggestiva” dice Giovanni Maria Di Buduo, geologo al Museo Geologico e delle Frane che è stato attivo nelle ricerche sul luogo sin dal 2012.
Un leader negli sforzi per salvare Civita, Di Buduo invita le persone a sostenere il museo attraverso una donazione ad ilovecivita.org.

La piazza centrale e antichi edifici di Bagnoregio. Photo by serrnovik

“Il villaggio è chiamato anche ‘il panorama vivente’ perché non solo trasforma il suo aspetto ogni anno a causa delle frane, ma anche durante lo stesso giorno, modificato dalle ombre diverse alle varie ore”, dice.
La popolazione residente conta meno di sette anime, ma Civita “è un luogo dinamico per turisti, artisti, studenti, professionisti ed accademici, come mostrato dai molti eventi culturali e scientifici che hanno luogo ogni anno”, dice Di Buduo.
Il sindaco annota che “alcuni industriali americani hanno comprato case qui, così come il regista cinematografico Giuseppe Tornatore e il direttore creativo di Gucci, Alessandro Michele.”
I dialetti si incontrano e mescolano a Civita: il Laziale, l’Umbro ed il Toscano poiché il villaggio nella provincia di Viterbo fu fondato dagli Etruschi, ed è a soli 20 chilometri da Orvieto, Umbria, e a 90 minuti in macchina da Roma.
Il nativo più famoso di Civita è San Bonaventura. Le sue reliquie e la Santa Bibbia sono conservate nella Cattedrale di San Nicola. Il venerdì Santo, il grande crocifisso della cattedrale è portato in processione per Bagnoregio ma ritorna sempre dato che la leggenda dice che Civita crollerà se il crocifisso non ritorna entro la mezzanotte prima della Pasqua.
Il geologo Di Buduo spiega che quello che scivola attorno a Civita è terreno fatto di crete marine coperte da pietra vulcanica su cui fu costruito il villaggio. “L’erosione è molto veloce e la rupe termina con scarpate verticali. I pendii sono soggetti all’instabilità con diversi generi di movimenti e diverse percentuali di velocità”, dice. Alcuni edifici sono pericolosamente vicini all’orlo ed ogni anno molte frane si riattivano ed alcune nuove avvengono. I lavori sono stati fatti negli ultimi 30 anni ma spesso solamente dopo una frana. Un altro lavoro urgente comincerà presto nel lato occidentale di Civita, l’area col rischio più alto dovuto al ponte.”

Sebbene seriamente minacciata dall’erosione, Civita di Bagnoregio è stata rianimata da frotte di visitatori intrigati dalla sua fragile bellezza

Civita è condannata a scomparire? 
“Noi non dobbiamo pensare al tempo in cui lo smantellamento sarà completo (probabilmente un migliaio d’anni da ora) ma preservare tutta l’area nell’unico accesso esistente alla città, e poi il perimetro della rupe per evitare l’espansione dell’instabilità”, dice il geologo.
Più si parla con Di Buduo, più storie dalla storia lunga di Civita vi racconta. Dei giorni etruschi quando “Civita era sola una conurbazione nel luogo dell’acropoli con tempi ed un foro, un centro ideale della vita civile e religiosa per il villaggio intero.”  O quando fu conquistata dai romani nel terzo secolo A.C. e “dopo la caduta dell’Impero romano quando fu variamente dominata da Goti, Ostrogoti, Bizantini, Longobardi e Franchi”.
Dopo la morte di Carlo Magno nel 814, il territorio finì sotto il controllo dei conti Monaldeschi di Orvieto. Attorno al 1140, Bagnoregio divenne un municipio libero sotto la supremazia del Papa. Nel 1235 la città parteggiò col Monaldeschi nella lotta contro il Filippeschi per il controllo di Orvieto. Di Buduo dice che la battaglia è menzionata da Dante Alighieri nella Divina Commedia, nel sesto canto del Purgatorio.
Sfruttando anche il vantaggio della dislocazione forzata del Papa ad Avignone tra il 1309 ed il 1377, i municipi di Viterbo ed Orvieto trasformarono il territorio di Teverina in un campo di sanguinose battaglie per la supremazia nella Tuscia – l’area che si estende tra Roma e la Toscana – tra il 13° e il 14° secolo.
Nel 1348 la peste fece molte vittime, mentre nel 1695 un forte terremoto colpì il territorio, provocando danni estesi e lasciando 32 vittime e 40 feriti.
Per secoli la città è rimasta sotto il controllo temporale del Papa fino alla battaglia con l’esercito di Garibaldi nel 1867. Nel 20° secolo, Il Paese che Muore ha subito l’occupazione dei Nazisti.

Receive more stories like this in your inbox