I cultori sanno bene che nella pittura europea tra fine 1700 e tutto l’ottocento i soggetti più diffusi e più appetiti erano quelli di Napoli e di Venezia, una produzione immensa ma sempre uguale, sempre le solite sette/otto vedute; l’altro soggetto più amato e più dipinto dalla gran parte degli artisti europei fu la iconografia del personaggio in costume ciociaro: in quasi tutti i musei e gallerie del pianeta si può esser certi di vedere appeso alle pareti almeno un dipinto che illustra questo soggetto, mai uno uguale all’altro.
Fu un’apoteosi unica nella storia dell’arte. Il luogo originario di tale incontro fu Roma dove già dalla fine del 1700 erano presenti numerose comunità ciociare immigrate soprattutto dalla Valcomino; nel corso degli anni i luoghi di provenienza si estesero alla Sabina, alle altre località della Ciociaria, ai paesetti dei Simbruini.
Altri luoghi di incontro furono le località medesime scoperte dagli artisti quali Subiaco e Olevano principalmente e successivamente Cervara, Saracinesco, Anticoli. Altro luogo di incontro furono le città medesime di provenienza degli artisti soprattutto Parigi e poi Londra, e poi anche Duesseldorf e Berlino dove la umanità ciociara iniziò a stabilirsi.
In realtà fu scoperto un nuovo genere di pittura: non più cristi e madonne o scene mitologiche o nature morte o battaglie o paesaggi: soggetti appassionati degli artisti divennero gli ultimi della società, cioè quella umanità miserabile e precaria abbigliata in quelle strane vestiture così sgargianti e variopinte che letteralmente incantavano e ispiravano gli artisti europei: contadini e contadine, briganti, pifferari, zampognari…E nacque, per prima nella definizione di alcuni pittori belgi già verso il 1820 a Roma, la cosiddetta ‘pittura di genere all’italiana’, cioè una nuova pagina della Storia dell’Arte, ispirata appunto dalla umanità ciociara e eternata dalla gran parte degli artisti europei: fu la prima volta che apparve sulla scena della Storia la figura del ciociaro nel suo splendido costume, la figura del brigante di Sonnino fino allora sconosciuto, la figura del pifferaro delle Mainarde… oggi figure consolidate, quasi delle icone in tutto il mondo.
Una ulteriore possibilità di avere presenti in qualsiasi momento questi personaggi fu da parte dei pittori quella di acquistare, quando a Roma, una serie di abiti ciociari e portarli con loro nelle città di origine, così in ogni momento, assoldati una modella o un modello, potevano dipingere quei soggetti che li avevano affascinati a Roma dapprima.
I massimi artisti hanno dipinto queste creature in costume ciociaro e non solo le centinaia e centinaia di altri: Manet, Degas, Corot, Cézanne, Sargent, Leighton, Induno, Hayez, Van Gogh, Picasso, Severini… Nessun soggetto pittorico dell’Arte può vantare tale quantità di firme spettacolari quale l’umile creatura della Valcomino!
E’ una a dir poco infelicità costatare che tale soggetto pittorico presente e ammirato in tutto il mondo, il solo luogo dove è sconosciuto e ignorato è proprio l’Italia: per amor di patria meglio non parlare dei luoghi di origine, la Ciociaria, completamente cadavere.
Cogliamo l’occasione per illustrare invece qualche opera di Gerolamo Induno, celebre pittore lombardo, grande appassionato del ciociaro, del quale sono in mostra due quadri splendidi, uno in un grande museo di Londra e uno a Milano presso una nota privata galleria d’arte.
La prima opera risalente al 1863 illustra delle ragazze ciociare in un ambiente rustico che confezionano le bandiere dell’Italia unita, mentre una di loro alla finestra osserva se non ci sono pericoli in vista. Quadro del più grande significato che giusto sarebbe stato se fosse tornato nei luoghi di origine allorché apparve in un’asta una ventina di anni fa, al contrario se ne andò in Inghilterra e oggi si trova in un piccolo Museo della contea del Buckinghamshire e chi lo vuol ammirare, in questo periodo ( e fino al 25 febb.2018) è in esposizione nel Victoria & Albert Museum di Londra.
L’altro magnifico dipinto, Il Bersagliere e la Ciociarella, è in vendita presso una importante Galleria d’arte di Milano di Via Manzoni che lo ha pubblicato sulla copertina del catalogo. Naturalmente il termine ciociaro non esiste: il titolo è infatti il Bacio del Bersagliere! A parte tale amorfa nonché impropria e banale titolazione, ecco una nuova occasione, una grande occasione e, auspichiamo, una tentazione, per qualche intelligente e perspicace istituzione o per qualche imprenditore o professionista dalle ampie vedute e dagli orizzonti aperti, per far tornare questo capolavoro di quadro nella sua terra di origine.