“Al Consiglio generale degli italiani all’estero spetta il compito di assicurare la credibilità degli organismi di rappresentanza degli italiani nel mondo”. Così il sottosegretario agli Esteri con delega agli italiani nel mondo Vincenzo Amendola, aprendo la relazione del governo alla assemblea plenaria del Cgie. Un compito che per il Cgie deve tradursi anche in un rilancio dei Comites, nonostante le risorse pubbliche messe a disposizione siano limitate, perchè soffrono di una “mancata visibilità all’interno delle collettività”.
La conferma dalle ultime elezioni dei Comites che hanno registrato “il tasso di votanti più basso di sempre: il 4,44%. Un dato che – ha detto il viceministro – non deve scoraggiarci, ma che ci impone di riorganizzarci con proposte operative e concrete per rilancio. Il Cgie deve affiancare i Comites per mettere da parte tutti i particolarismi e aiutarli ad accreditarsi come interlocutori affidabili per le comunità e come protagonisti di iniziative utili alla difesa degli italiani all’estero”.
Oggi i Comites, organismi rappresentativi della collettività italiana eletti direttamente dai connazionali residenti all’estero, sono 106 (47 si trovano in Europa, 42 nelle Americhe, 10 in Asia e Oceania e 7 in Africa) e nel 2016 per loro sono stati stanziati 1.467.367 euro, cioè il 4% in più del 2015. I contributi, ha detto Amendola, sono uguali all’anno scorso ma il finanziamento ministeriale non deve essere considerata l’unica fonte di sostentamento: la legge consente di acquisire contributi dalle autorità dei Paesi di residenza e dai privati, e di organizzare attività di autofinanziamento.
Sul tema dell’assistenza diretta, è emerso durante la relazione, i fondi stanziati dal governo sono stati 5.648.945 euro; il 22,55% in più del 2015 mentre per l’assistenza indiretta ai connazionali indigenti sono andati 450.052 euro, cioè il 3,5% in meno del 2015, privilegiando ospedali e case di riposo in Paesi con bassa assistenza sanitaria. Per gli enti gestori i fondi stanziati sono 9.400.000 euro divisi in 97 enti, il 21% in meno del 2015 cosa che “ha reso necessario rimodulare le richieste di contributo” distribuito in base a aree di interesse e rilevanza degli enti.