Just like us, our ancestors, the Ancient Romans, liked to follow trends. After the conquest of Egypt, in 31 BC, it became popular – at least among the wealthy – to get buried … in pyramids. We know that, at some stage, there were at least 13 pyramidal tombs in the Eternal City.
Are you familiar with the twin churches of Santa Maria dei Miracoli and Santa Maria in Monte Santo on Piazza del Popolo, just at the entrance of Via del Corso? Well, in the first century BC, two twin pyramids were erected in the same spot, and in 1657, their bases were built on to construct the churches. Recent restoration works carried out on both edifices confirmed their existence. The two tombs marked the entrance of the Campus Martius area of the city, just like the two churches mark that of Via del Corso today.
Another pyramid, known as the Meta Romuli, the tomb of Romulus founder of Rome, was located along today’s Via della Conciliazione. In 1499, while preparing the city for the Jubilee, Pope Alexander VI Borgia had it demolished.
Not many know, however, that we still have one standing pyramid tomb in Rome, the one built for Caius Cestius, a plebeian tribune, and member of the College of Epulones, a group of magistrates in charge of organizing banquets and feasts to honor the gods. The pyramid was built along the Via Ostiense, which was outside the city walls between the years 18 and 12 BC. In the third century, the pyramid was incorporated within the Aurelian Walls of the city, becoming part of them.
Thanks to the inscription on its façade, we know that works should not have taken longer than 330 days, lest Cestius’ family lost their inheritance: well, he knew certainly how to ensure things were done quickly and efficiently! The same inscription, which mentioned Cestius as its owner, served to dispel doubts about its origin and nature: many, in fact, believed it was the Meta Remi, or tomb of Remus, Romulus’ twin brother.
While it is much smaller than its cousins in Giza, Cestius’ pyramid remains quite impressive: it’s 36.40 meters high (119.40 ft), with a square base of 90 square meters (295 square ft), and it is fully covered in Carrara marble, which the Romans called “luna” marble. Because it was part of the Aurelian Walls, and unlike many other ancient landmarks in the city, the pyramid’s marble wasn’t used to build new monuments in later centuries.
The burial chamber is painted white and decorated with beautiful frescoes depicting mythological characters. Columns marked the four corners of the pyramid’s base. During the Middle Ages, grave diggers got inside it through a tunnel, and stole the cinerary urn and part of the decorations.
Because of its shape, Cestius’ pyramid has always been popular: in the 17th century, visitors to the capital never missed it and the pontifical administration, aware it attracted much attention, ensured it was adequately restored when necessary. Archaeological excavations carried out in 1663 under Pope Alexander VII unearthed the pedestals of two statues of Cestius, and the entrance to the pyramid, which gave access to the burial chamber for the first time in centuries: however, as we mentioned, grave diggers had already entered it in the Middle Ages, so it was found empty.
We also know that, at some stage, Borromini planned to transform it into a church, but his project wasn’t carried out. Starting in the 18th century, all foreigners of Catholic faith were buried at the pyramid’s feet, just outside the Aurelian Walls, in a site officially named, in 1821, the Cimitero degli Inglesi. The last significant restoration of the structure was carried out in 2015, with funds offered by Japanese businessman Yuzo Yagi.
Come noi, anche i nostri antenati, gli antichi Romani, amavano seguire le mode. Dopo la conquista dell’Egitto, nel 31 a.C., divenne popolare – almeno tra i ricchi – farsi seppellire… nelle piramidi. Sappiamo che, a un certo punto, nella Città Eterna c’erano almeno 13 tombe piramidali.
Conoscete le chiese gemelle di Santa Maria dei Miracoli e Santa Maria in Monte Santo in Piazza del Popolo, proprio all’imbocco di Via del Corso? Ebbene, nel I secolo a.C. furono erette due piramidi gemelle nello stesso luogo e nel 1657 le loro basi furono inglobate per edificare le chiese. I recenti lavori di restauro di entrambi gli edifici ne hanno confermato l’esistenza. Le due tombe segnavano l’ingresso della zona del Campo Marzio della città, così come oggi le due chiese segnano quello di Via del Corso.
Un’altra piramide, nota come Meta Romuli, la tomba di Romolo fondatore di Roma, si trovava lungo l’attuale Via della Conciliazione. Nel 1499, mentre si preparava la città per il Giubileo, Papa Alessandro VI Borgia la fece demolire.
Non molti sanno, però, che a Roma esiste ancora una tomba a piramide, quella costruita per Caio Cestio, tribuno della plebe e membro del Collegio degli Epuloni, un gruppo di magistrati incaricati di organizzare banchetti e feste in onore degli dei. La piramide fu costruita lungo la Via Ostiense, che si trovava fuori dalle mura della città, tra il 18 e il 12 a.C. Nel III secolo, la piramide fu incorporata nelle Mura Aureliane della città, diventandone parte integrante.
Grazie all’iscrizione sulla sua facciata, sappiamo che i lavori non dovevano durare più di 330 giorni, per evitare che la famiglia di Cestio perdesse la propria eredità: beh, lui sapeva certamente come far sì che le cose fossero fatte in modo rapido ed efficiente! La stessa iscrizione, che citava Cestio come proprietario, servì a dissipare i dubbi sulla sua origine e sulla sua natura: molti, infatti, ritenevano che si trattasse della Meta Remi, o tomba di Remo, fratello gemello di Romolo.
Pur essendo molto più piccola delle sue cugine di Giza, la piramide di Cestio rimane piuttosto imponente: è alta 36,40 metri (119,40 piedi), con una base quadrata di 90 metri quadrati (295 piedi quadrati), ed è interamente rivestita di marmo di Carrara, che i Romani chiamavano marmo “luna”. Poiché faceva parte delle Mura Aureliane, e a differenza di molti altri monumenti antichi della città, il marmo della piramide non fu utilizzato per costruire nuovi monumenti nei secoli successivi.
La camera funeraria è dipinta di bianco e decorata con splendidi affreschi che raffigurano personaggi mitologici. Colonne segnavano i quattro angoli della base della piramide. Durante il Medioevo, alcuni tombaroli vi entrarono attraverso un tunnel e rubarono l’urna cineraria e parte delle decorazioni.
Per la sua forma, la piramide di Cestio è sempre stata popolare: nel XVII secolo, i visitatori della capitale non la perdevano mai e l’amministrazione pontificia, consapevole del fatto che attirava molta attenzione, si assicurava che fosse adeguatamente restaurata quando necessario. Gli scavi archeologici effettuati nel 1663 sotto papa Alessandro VII portarono alla luce i piedistalli di due statue di Cestio e l’ingresso della piramide, che dava accesso alla camera sepolcrale per la prima volta dopo secoli: tuttavia, come abbiamo detto, i tombaroli vi erano entrati già nel Medioevo, per cui fu trovata vuota.
Sappiamo anche che, a un certo punto, Borromini ebbe l’intenzione di trasformarla in una chiesa, ma il suo progetto non fu realizzato. A partire dal XVIII secolo, tutti gli stranieri di fede cattolica furono sepolti ai piedi della piramide, appena fuori dalle Mura Aureliane, in un sito ufficialmente denominato, nel 1821, Cimitero degli Inglesi. L’ultimo significativo restauro della struttura è stato effettuato nel 2015, con i fondi offerti dall’imprenditore giapponese Yuzo Yagi.
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