Perchè tanti “cervelli in fuga” dall’Italia? Perchè l’America per tanti giovani ricercatori è ancora un sogno da trasformare al più presto in realtà, in un posto di lavoro che valorizza capacità che in Italia finiscono per essere soffocate, mortificate, sperperate?
Sono i numeri a dare la risposta: in Italia la disoccupazione continua a crescere e crolla ai minimi lo stipendio di chi riesce a trovare un impiego. Ma lamentarsi è vietato: almeno si lavora. Perchè oltre il 30% dei giovani non ha occupazione e lavorano 3 ragazzi ogni 10.
Le indagini economiche che presentiamo a pagina 4 mostrano un Paese in seria difficoltà con una soglia di povertà che si alza fino ai 7 milioni, in cui le famiglie erodono i risparmi e le aziende, colpite dal credit crunch, annunciano chiusure e licenziamenti.
A pagina 5, con la storia tutta americana che arriva dal Maryland, e in Italia rimbalza da mesi sui social network, non possiamo che sospirare. Succederà mai che nel Belpaese che si fregia di far parte degli 8 Grandi della Terra, un 15enne possa fare la scoperta del secolo? Sarà mai possibile se neanche i ricercatori con tanto di laurea, master e dottorati troppo spesso non hanno nemmeno un laboratorio in cui studiare e sono costretti ad emigrare all’altro capo del mondo per seguire non sogni ma progetti di ricerca che all’estero si fa a gara per accapparrarsi?
Riflettere sull’emigrazione come sta cercando di fare questo mese L’Italo Americano (vi invitiamo a mandarci le vostre storie all’indirizzo letters@italoamericano.com) significa guardare sì al passato ma pensando al presente.
Perchè dalle valigie di cartone si è passati ai trolley in alluminio ultraleggero ma la sostanza non è cambiata: si lascia un Paese dove si vive bene, si studia con profitto, si eccelle in tanti settori ma dove si fatica terribilmente a trovare lavoro. Partono più laureati rispetto al passato ma come nel passato negli Usa quei cervelli continuano a trovare posto. E con il posto, sicuramente, trovano anche buone ragioni per non tornare indietro.