Quante peripezie per anni hanno afflitto la grandiosa scultura dei ‘Saturnali’ di Ernesto Biondi collocata, sin dagli inizi del 1900, nel chiostro di sinistra della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma. Peripezie autentiche in quanto fino ad una certa epoca, gli anni ‘cinquanta del Novecento, la scultura era nel suo posto ben curata e mantenuta come le altre opere d’arte della Galleria: era così particolarmente significativa che i due corridoi ad angolo retto che scandiscono il chiostro si chiamavano Galleria dei Saturnali e Corte dei Saturnali.
A partire da quella data non si capisce bene la ragione, iniziò un periodo di degrado e di abbandono. Le quattro piante di banano che delimitano la scultura iniziarono ad allungare e ad estendere i loro numerosi rami fino alla scultura al punto che, nel corso del tempo, il fogliame avviluppò letteralmente i Saturnali fino a inghiottirli e a farli scomparire! E ciò è durato, incredibile, circa cinquantanni. Nel frattempo le due indicazioni topografiche scomparvero, le due vetrine del chiostro vennero protette da pesanti tendaggi in plastica e dei Saturnali si perse la memoria! Scostando i tendaggi restavano visibili solamente le foglie dei banani!
In questi ultimi anni la nuova Sovrintendenza della Galleria ha reimpostato e riallestito gli spazi museali e fortunatamente quindi è venuto anche il turno dei Saturnali che, dopo oltre mezzo secolo, sono stati rimessi in luce, imbiancate le pareti del chiostro e tagliato il fogliame.
Amleto Cataldi, lo scultore di Roma, non se la passa meglio per quanto attiene attenzioni e riguardi. La Galleria ha in dotazione cinque opere dell’artista di cui due particolarmente significative e, come si suol dire, importanti: una ‘Portatrice d’acqua’ in bronzo in grandezza naturale e una donna che languidamente si stira, in marmo, nota di solito come il ’Risveglio’.
La ‘Portatrice d’acqua’ si trova da sempre sotto il finestrone del caffè della Galleria, a gratificazione e godimento quotidiano degli avventori: sgradevole a dir poco è il fatto che detta opera d’arte, collocata su un alto piedistallo, manca della etichetta identificativa, da tempi immemorabili: si immagini l’acrobazia di chi vorrebbe conoscerne l’autore.
Il ‘Risveglio’ invece non gode di trattamento migliore: pur essendo un’opera d’arte che nella Esposizione del 1911 ebbe riconosciuto il primo premio da una giuria internazionale, a significarne il valore estetico ed artistico, oggi, e non so da quanto tempo, è preclusa alla vista del visitatore: essa è in deposito, come le altre opere dell’artista! Il bello è, a conclusione, che se si scorre il catalogo generale delle opere della Galleria perfino il nome di Amleto Cataldi è assente e della ‘Portatrice’ sotto il finestrone del caffé nessuna menzione.