Nel castello di Gropparello rivive il Medioevo tra ponti levatoi, passaggi segreti e la leggenda del fantasma di Rosania
Il secolo XIII volge al termine. Rosania Fulgosio attende al castello il ritorno dello sposo, Pietrone da Cagnano, partito con le sue truppe. Durante la sua assenza, il fortilizio viene però espugnato dai soldati di Lancil-lotto Anguissola, il quale minaccia di eliminare i vinti.
Rosania, Signora del castello, implora clemenza, gettandosi ai suoi piedi. Levato lo sguardo, riconosce in Lancillotto quello di un amore passato. La loro relazione era stata contrastata dalla famiglia della giovane. Ma ritrovarsi riaccende in entrambi una passione incontrollata, prepotente.
Poco tempo dopo, Lancillotto lascia il fortilizio. Tornato, il marito Pie-trone viene informato da una fantesca, Verzuvia, del tradimento della moglie. Il fuoco della gelosia lo arde. Ma fa finta di nulla. Dice di volersi costruire un na-scondiglio, per evitare altri rischi in futuro. Fa scavare in segreto un antro nella viva roccia, sotto le fondamenta del castello.
Una notte, lasciata libera la servitù, versa nel bicchiere della moglie un potente sonnifero. Quando la giovane cade addormentata, la trascina nel vano maledetto e qui la mura viva. Poi cancella le tracce della stanza, cosicché nessuno la noti. E nessuno sappia del-l’orribile fine a lei riservata.
Tutto questo avvenne nel castello guelfo di Gropparello, nel Piacentino, sull’inattaccabile rocca di Cagnano, picco roccioso di origine vulcanica posto sopra il torrente Vezzeno.
Fu costruito attorno all’VIII secolo sui resti di un precedente castrum romano, probabilmente del III-II secolo a.C., utilizzato per la difesa della strada che conduceva all’antica Velleia.
In origine l’area fu probabilmente un insediamento celtico: lo rivelano i resti di un altare di pietra ed il roccione tronco-conico utilizzato forse come luogo di culto. Del-l’edificio parla un atto dell’anno 810 con cui l’Imperatore Carlo Magno concesse il luogo in feu-do all’allora Vescovo di Piacenza, Giuliano II: è il più antico documento conservato che fa riferimento alla struttura.
Agli inizi del Trecento, Gropparello fu possedimento della potente famiglia guelfa dei Fulgosio, forse lascito dell’allora Vescovo di Piacenza, Filippo Fulgosio. È qui che si colloca la vicenda sentimentale di Rosania, il cui fantasma vagherebbe ancora, senza pace, in alcune camere del corpo principale del castello e nel parco circostante. In alcune notti sarebbero stati percepiti lamenti e gemiti.
Un’ombra dalle sembianze di giovane, d’aspetto minuto, coi capelli raccolti da un velo ed una veste lunga, in genere bianca, sarebbe stata più volte notata da residenti e visitatori. Alcune verifiche condotte con moderni macchinari scientifici, del resto, avrebbero individuato fonti di energia inspiegabile ed anomala…
Un monito, quasi un presagio sul portone principale del castello: un bassorilievo raffigurante San Giorgio che uccide il drago, mentre cerca di divorare una giovane principessa.
Ai Fulgosio, nel possesso del castello, subentrarono altri casati, tra cui i Pallavicino, gli Sforza, i Campofregoso, gli Atten-dolo. Nel 1599 il feudo passò al Signore di Parma e di Piacenza, Ranuccio I Farnese, che lo diede ad un suo uomo di fiducia, Mar-cantonio Anguissola, già governatore della Val di Taro, assegnandogli il titolo ereditario di Conte di Gropparello. La fa-miglia Anguissola si estinse nel 1848 con la morte di Gaetano.
Abbandonata per vent’anni, la fortezza fu rilevata dal Conte Ludovico Marazzani Visconti Terzi. Poi altri passaggi di mano sino ai giorni nostri: ora è proprietà dei coniugi Gibelli, che han aperto la struttura, intatta dopo secoli, ai turisti, oltre 90 mila presenze ogni anno dal-l’Italia e dal mondo.
L’edificio, a pianta irregolare, ha due ponti levatoi ed è immerso in un’immensa tenuta con boschi secolari e strapiombi. Sentieri e scalette, antichi camminamenti di ronda, scendono verso il torrente Vezzeno. Molti i passaggi segreti, le stanze murate, le prigioni sotto la guarnigione, cui si accede tramite bassi e stretti cunicoli (oggi chiusi per sicurezza), nonché trappole, come il celebre “pozzo del ta-glio”, le cui lame acuminate non lasciavano scampo.
All’interno, degne di nota la sala da pranzo cinquecentesca e la settecentesca camera del-l’alcova, una sala da musica dalla pregevole acustica ed uno studiolo dedicato agli strumenti antichi. Recentemente, nuove realizzazioni hanno arricchito la tenuta, quali un orto botanico ed il Museo della Rosa Nascente, con 800 specie ed oltre 90 va-rietà, tra le quali “Alba Ma-xima”. È la rosa più antica, risale al Medioevo: di colore bianco con tonalità albicocca, ha un profumo intenso. Fiorisce ogni anno solo a maggio e giugno.
Vi è poi il “Parco delle Fiabe”, dove i bambini, vestiti da cavalieri, incontrano fate e folletti, elfi e druidi, streghe e maghi, oltre al Cavaliere Bianco, al-l’Uomo Albero e all’Uomo Ani-male. Menù d’epoca alla “Taver-na medioevale”: il castello fa parte del gustoso itinerario “Strada dei vini e dei sapori piacentini”. Vari gli eventi proposti da marzo a novembre: dalla Festa dell’Uva a quella del Grano, dal Mercato Medioevale alla Tavola del Re, dall’incontro con Merlino allo Sposalizio a Corte, oltre ai centri estivi, alle visite didattico-educative per scuole e a iniziative per gruppi, associazioni e parrocchie.
Nulla è lasciato al caso: a pochi chilometri, chi desideri fermarsi può farlo presso l’Hotel di Charme “Leon d’Oro”, nella vicinissima Castell’Arquato, altro borgo medioevale tra i più belli e meglio conservati d’Italia, con la buona cucina del Ristorante “Don Ferdinando”.
Negli Stati Uniti opera il tour operator, Roberto Torrini, Interpro Travel Service, Inc., www.interprotravel.com.
Il grande afflusso di turisti da tutto il mondo dimostra come l’antico castello, col fascino dei secoli e della Storia, accenda ancora l’entusiasmo, i sogni e la fantasia di grandi e piccini.