Incamminandosi per Via Dante, lasciandosi alle spalle la struttura gotica fiorita del Duomo di  Milano, lo sguardo viene subito rapito dalla bellezza della struttura architettonica del Castello Sforzesco. 
 
Fu sede della grande famiglia degli Sforza, ospitò Leonardo da Vinci: un polo importante durante il ducato di Milano  e non solo. Le sue mura raccontano la storia di uno splendido passato, dove i pettegolezzi di corte, ma anche le scelte diplomatiche, influenzarono il futuro della città di Milano.  
 
Tappa fondamentale per il turista in visita, il castello ospita un enorme museo che spazia dall’Egitto fino alla pittura del XX Secolo. Camminando fra le sue mura sembra ancora di rivivere i tempi di Ludovico il Moro e di intravedere Leonardo da Vinci affacciarsi dalla sala delle Assi. In questo magico luogo del passato arriva prorompente, nei giardini, la cracking art.  
 Due rondini variopinte al Castello Sforzesco

 Due rondini variopinte al Castello Sforzesco

Per descriverla in termini non  tecnici, ci si trova di fronte a installazioni che rappresentano, in questo caso, grosse rondini e che, contestualizzate nel castello,  prendono il titolo di Nido di Rondini. Il fenomeno non è nuovo per la città. Questo movimento dell’arte contemporanea aveva già  esposto altre installazioni: le chiocciole sul Duomo e le rane alla Darsena. 
 
Perché  in questo contesto sono state scelte le rondini? Per esprimere l’eterno rapporto di questo volatile con l’umanità e la sua rappresentazione dell’arrivo della primavera. Le rondini partecipano instancabili al ciclo naturale e rappresentano la nascita della nuova stagione, come se fosse una metafora della rinascita della vita. Lo stesso titolo dell’installazione “Nido di rondine”, ha una valenza di tipo metaforico e non è lasciato al caso. 
 
Il Castello Sforzesco è come un nido per la città di Milano, testimone silenzioso dell’avvicendarsi delle varie epoche, pur acquisendo compiti differenti in base alle esigenze dei tempi. Da corte durante il ducato divenne deposito militare durante l’avvento Napoleonico;  fu quindi scuola artigianale e in seguito museo e polo artistico culturale  nell’età moderna e contemporanea. 
 
Per oltre mille anni le rondini si sono rifugiate sotto le arcate del castello, riempiendo i cieli della città con l’avvento della primavera. Il loro canto è altra voce che racconta la storia di questo luogo magico. I loro nidi sono simbolo della fertilità e della prosperità del castello, che ancora oggi rapisce la fantasia. 
 
Il movimento della craking art è recente nella città di Milano, benché abbia già venti anni alle spalle. Quello che l’artista esprime è il divario dell’uomo contemporaneo, diviso  tra un passato di naturalità ed un futuro che tende inevitabilmente all’artificiale. Cosa sceglierà l’individuo di fronte a questo bivio? 
 
Potrebbe non scegliere e semplicemente accettare la convivenza di queste due opposte e contrastanti realtà. A sua volta la craking art non sceglie quale di questi due paradigmi seguire: li sintetizza utilizzando un’iconografia che richiama all’origine naturale e usando un materiale, la plastica, che conferma il sintetico e quindi il contemporaneo.
 
La scelta degli artisti del movimento resta comunque coerente con il rispetto dell’ambiente e la plastica è riciclabile o rigenerata. 
 
Animali di grande proporzioni e colorati entrano nella quotidianità delle città. Le opere non solo comunicano le nuove idee artistiche di questo movimento,   ma sottolineano la indeteriorabile bellezza dell’arte passata a cui si affiancano momentaneamente, solo per creare un diversivo e risvegliare lo sguardo dello spettatore disattento. 
 
Passeggiate per il lungo cortile del castello, ammirate i merletti e le torri svettanti, studiate i particolari architettonici che si nascondono negli angoli fra fontanelle, affreschi, volte e stemmi e poi voltate lo sguardo su queste rondini giganti e  colorate che portano allegria. 
 
Infine alzate gli occhi al cielo e vi accorgerete che le vere protagoniste sono  ancora lì da secoli.
 
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