Due esplosioni in aeroporto nello scalo belga di Zaventem. Spari e urla in arabo. Devastato da un attentato kamikaze il check in dell’American Airlines e della Brussels Airlines con una quindicina di morti e una trentina di feriti. Chiuso l’aeroporto di Liegi-Bierse a pochi passi dal quartier generale della Nato. Un’ora dopo, altre due esplosioni in metrò. Almeno un’altra decina di persone uccise e tanti feriti. Attaccate le fermate Maelbeek e Schumann, a pochi passi dai palazzi della Commissione e del Parlamento della Comunità europea e dalla sede del governo belga. Una sequenza di terrore tra le 8 e le 9 a.m., nell’orario di punta in cui i funzionari si stavano dirigendo negli uffici. Trovati ordigni inesplosi e kalashnikov anche in una terza stazione della metropolitana. Genieri e soccorritori al lavoro per ore.
Esercito per strada, chiusa la stazione centrale e quella di Anversa. Blocco dei trasporti pubblici. Il governo ha invitato i cittadini a restare dove si trovano che sia casa, scuola o uffici per evitare di congestionare le strade. Evacuato il Parlamento europeo che si deve occupare del “piano catastrofi” così come la centrale nucleare di Liegi e altri obiettivi sensibili. Chiusa la frontiera tra Francia e Belgio e interrotto il collegamento ferroviario sotto la Manica. Livello di allerta innalzato a 4 su 4.
Bruxelles, il cuore delle istituzioni europee, sotto attacco. Il martedì nero, il 22 marzo come l’11 settembre.
Tutto è avvenuto a ridosso della riunione sull’emergenza migratoria tra Consiglio europeo e Turchia (a poche ore dall’attentato dinamitardo ad Ankara), e a due giorni dalla cattura di Salah Abdeslam, l’unico attentatore sopravvissuto agli attacchi terroristici di Parigi, che ha iniziato a collaborare con la giustizia. L’Intelligence lascia trapelare il sospetto che la cattura di Salah sia stata pensata proprio per distrarre l’attenzione pubblica e delle forze dell’ordine dalla pianificazione degli attacchi. Massima è la vigilanza sui tanti foreign fighters recentemente rientrati in Europa, spesso approfittando dell’emergenza umanitaria dei migranti che preme alle frontiere europee.
Immediati i riflessi internazionali. Rafforzati i controlli all’aeroporto di Roma Fiumicino. Cancellati tutti voli da e per Bruxelles. Innalzato il livello d’allerta in tutti gli scali italiani e nelle principali metropolitane. Controlli al Vaticano, alla vigilia della Via Crucis a Roma, già meta di pellegrinaggi per il Giubileo della Misericordia. Convocato il Comitato per l’ordine e la sicurezza al Viminale. Il ministro degli Affari esteri Paolo Gentiloni: “Seguo con il fiato sospeso l’evolversi della situazione a Bruxelles e mi stringo al popolo e al governo belga colpito da un nuovo attacco terroristico. Tutte le strutture della nostra diplomazia sono attivate per prestare massima assistenza ai nostri connazionali”.
L’Alto rappresentante della Ue, l’italiana Francesca Mogherini, da Amman, dove non ha trattenuto le lacrime ha detto: “L’Europa e la sua capitale stanno soffrendo lo stesso dolore che le regioni del Medio Oriente hanno conosciuto e conoscono ogni giorno”.
Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama: “Faremo ciò che è necessario per sostenere l’alleato e l’amico belga nella ricerca dei responsabili degli attacchi. Dobbiamo rimanere uniti a prescindere dalla nazionalità e dalla fede nella lotta contro il terrorismo”.
Sulla trentina di vittime già accertate e i circa 300 di feriti di 40 nazionalità diverse, risultano tre italiani feriti lievemente e una dispersa, Patricia Rizzo impiegata in un’agenzia della Commissione Ue. Al momento ci sono 5 ricercati e due fermati.