Il desiderio di dominare lo spazio e di sperimentarlo è una delle costanti che ha sempre ossessionato l’uomo. L’uomo come dominatore, l’uomo come esploratore, l’uomo come sperimentatore. Cosa altro è l’artista se non uno sperimentatore per eccellenza? 
 
In certi casi sarebbe più corretto definirlo un comunicatore, ma il filo sottile che divide i due aspetti è impalpabile. Parte da questo concetto di esplorazione dello spazio, il lavoro di un artista in esposizione fino a fine agosto alla Triennale di Milano. 
 
Angelo Bozzola è originario della provincia di Novara e  fu operativo a Milano, pur conquistando ben presto fama in contesti nazionali e internazionali.
  Colonne infinite in uno spazio chiuso: arte come sperimentazione in Bozzola 

  Colonne infinite in uno spazio chiuso: arte come sperimentazione in Bozzola 

 
Avete mai pensato di realizzare in uno spazio chiuso colonne infinite? Una contraddizione  logica ci verrebbe da dire di fronte a questa domanda. Come può qualche cosa essere infinito e contenuto in un elemento di per sé finito come una stanza? 
 
Questa è una delle ricerche portate avanti dall’artista, che sperimentò le forme e lo spazio sia con pittura che con scultura dagli anni Cinquanta agli anni Ottanta. Angelo Bozzola  nel 1954 fece il suo esordio sulla scena artistica,  partecipando alla X Triennale. Le sue opere tornano dunque  dove furono esposte per la prima volta. 
 
L’attuale mostra comprende 40 elementi artistici. Se non vi fosse possibile partecipare alla mostra, potrete sempre recarvi alla Fondazione Bozzola che, previo  appuntamento, sarà lieta di spiegarvi le opere e il percorso di questo artista. 
 
Bozzola sperimenta come la monoforma trapezio-ovoidale possa svilupparsi e venire rappresentata nello spazio con materiali diversi o semplicemente moltiplicandola fino a formare delle vere e proprie sculture, il cui significato di base è appunto la sperimentazione dello spazio tridimensionale con una forma ripetuta e la conseguente creazione di una nuova entità-forma che, nonostante sia la ripetizione dell’elemento base, è comunque differente. 
 
Bozzola praticò un’arte più astratta che grafica, confermando la sua scelta con l’adesione al Mac ovvero il movimento di arte concreta, fondato da Soldati, Monet, Munari e Dorfiers nel 1948.
 
Il XX secolo fu estremamente intenso  per l’arte. Ogni movimento avanguardistico e non aveva qualche cosa da dire e portava comunque un’innovazione. Ogni artista fu un tassello fondamentale di questo secolo. 
Arte e società sono da sempre inscindibili tra loro e in un momento di così grosso fermento e cambiamento come furono gli anni Cinquanta, dove in Italia vi era l’ottimismo e il desiderio diffusi di ricostruire tutto dopo la Seconda Guerra Mondiale, ogni interpretazione  artistica fu una voce a completamento di un coro forse non sempre armonico,  ma emblematico negli anni in cui si esprimeva. 
 
Angelo Bozzola ebbe il suo battesimo artistico a Milano e nacque a Galliate in provincia di Novara, dove è visitabile la sua fondazione. I suoi lavori hanno un ragionamento di base da seguire per essere apprezzati  e capiti. Esteticamente, anche per i non addetti al lavoro le sue sculture, hanno forme interessanti e piacevoli. 
 
Per comprendere Bozzola però non ci si può fermare ad un primo sommario sguardo, ma bisogna analizzare la sua ricerca. La sua attenzione fu incentrata sullo  sviluppo della monoforma nello spazio, creando, come lui stesso afferma: “Un’apertura sul perpetuo divenire degli esseri  in successioni sempre uguali e forme sempre varie, in cui si comprende  e concilia la caducità e irrepetibilità delle singole vite con l’infinita continuità della vita”. 
 
Fermiamoci dunque di fronte  ad una sua scultura. Scindiamola fino ad arrivare all’unità primaria e vedremo che altro non è se non il modulare ripetersi della monoforma in multipli. 
 
Analizzandola arriveremo alla logica conclusione che altro non è se non la metafora della vita individuale che si unisce alla vita collettiva, con la differenza che la prima avrà una fine e il singolo individuo morirà mentre il concetto di vita in quanto elemento collettivo, continuerà. Il suo perpetuarsi sarà però possibile solo grazie alla somma delle vite individuali che, nonostante la loro limitatezza temporale, costituiscono il fondamento cardine del  concetto di vita oggettivo e quindi partecipano al formare quella colonne infinite che Bozzola creò per raccontarci questa sua metafora. 
 
Nel 2010 l’artista ci ha lasciato, ma possiamo riviverlo e scoprirlo in questa mostra alla Triennale o, in maniera più approfondita, al museo a lui dedicato a Galliate, poco distante da Milano.
 

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