Gianni Berengo Gardin (Ph courtesy Agenzia Comunica)

Gianni Berengo Gardin torna a raccontare la Sardegna nuragica con un nuovo viaggio alla scoperta delle architetture di pietra. Lo fa a trent’anni dalla mostra milaneseSardegna preistorica. Nuraghi a Milano (1985), a cui ha fatto seguito nel 2015 l’esposizione L’isola delle Torri, allestita sempre nella capitale lombarda.

Promosso dalla Fondazione di Sardegna e inserito nell’ambito della piattaforma AR/S – Arte condivisa in Sardegna, il tour artistico si è trasformato in indagine sui luoghi e sulle persone che li abitano. Dai sette giorni di viaggio di Berengo Gardin sono nati un libro –“Architetture di Pietra – Fotografie della Sardegna Nuragica” edito da Imago – e una mostra fotografica – “Un fotografo in viaggio. Gianni Berengo Gardin e la Sardegna nuragica”: 40 opere che potranno essere ammirate negli spazi della Fondazione di Sardegna, in via San Salvatore da Horta 2 a Cagliari, a partire dal 26 Aprile 2018 sino al 31 Agosto 2018.

La Sardegna custodisce un tesoro che conta 8.000 nuraghi, uno ogni 3 km quadrati: un patrimonio archeologico rivalutato a partire dagli anni Trenta e valorizzato con la successiva istituzione, nel 1955, della prima cattedra di Antichità sarde, grazie al lavoro di Giovanni Lilliu, accademico dei Lincei, considerato il padre degli studi sulla civiltà nuragica. Nel 1997, i siti nuragici sono stati dichiarati Patrimonio dell’umanità.

Il lavoro sulla Sardegna nuragica di Gianni Berengo Gardin, supportato da Marco Minoja, già soprintendente archeologo della Sardegna, rivisita luoghi oramai trasformati dal tempo che però ancora conservano l’anima profonda di una tradizione. “Un viaggio con Gianni Berengo Gardin è un’esperienza unica – scrive Minoja – un’immersione in una dimensione artistica e ancora artigianale in cui la fotografia è vera fotografia nel senso più profondo del termine. Che è quanto di più adatto, secondo me, a rapportarsi ad una realtà insieme nobile e quotidiana come la presenza delle architetture nuragiche nella Sardegna contemporanea”. Si tratta quindi di un viaggio che è un’avventura portata in cento angoli della Sardegna, un dialogo in cui alle immagini in bianco e nero si accompagnano i racconti delle giornate passate insieme, gli incontri occasionali, gli squarci del paesaggio e le narrazioni raccolte dalle tante persone che hanno condiviso il loro pezzo di conoscenza dell’archeologia nuragica. Un mondo lontano nel tempo si è fatto in questo modo vicino e presente, e si offre agli sguardi dei lettori nelle pagine dense di questo volume.

Scrive nella presentazione il presidente della Fondazione di Sardegna, Antonello Cabras: “Con grande convinzione la Fondazione di Sardegna ha accolto la sollecitazione giunta dalla Soprintendenza di Cagliari di dare corso a un nuovo lavoro del fotografo; un lavoro legato intimamente al suo primo reportage archeologico, attraverso il quale Gianni Berengo Gardin aveva svelato al pubblico milanese il fascino delle grandi costruzioni nuragiche […] E l’ha accolta nella convinzione che ancora oggi seguire il filo sotteso a tutta la Sardegna della presenza dei monumenti nuragici rappresenti un modo fedele e rispettoso di entrare in contatto con l’anima della regione e rappresentarne l’identità più profonda”.

L’esposizione sarà suddivisa in sette sezioni, una per ogni giorno di viaggio nelle diverse subregioni isolane. Ogni sezione sarà accompagnata da un breve testo sotto forma di testimonianza: commenti e impressioni raccolti durante il viaggio da studiosi, archeologi e giornalisti.

La mostra, visitabile gratuitamente, dal lunedì al sabato dalle 10 alle 19, sarà inaugurata presso la sede cagliaritana della Fondazione di Sardegna giovedì 26 Aprile 2018, a partire dalle ore 18. Per maggiori informazioni: www.fondazionedisardegna.it

GIANNI BERENGO GARDIN (Santa Margherita, 1930). Ha collaborato con le principali testate della stampa nazionale e internazionale, ma si è principalmente dedicato alla realizzazione di libri, pubblicando oltre 250 volumi fotografici. Ha lavorato a lungo con il Touring Club Italiano, pubblicando una serie di volumi sull’Italia e sui Paesi europei, e con le maggiori industrie italiane per cui ha realizzato reportage e monografie aziendali. Il suo archivio contiene circa un milione e cinquecentomila fotografie rigorosamente in bianco e nero, che spaziano dal reportage umanista alla descrizione ambientale, dall’indagine sociale alla foto industriale, dall’architettura al paesaggio. Ha tenuto oltre 300 mostre personali in Italia e all’Estero e le sue immagini fanno parte delle collezioni di diversi musei e fondazioni culturali internazionali, quali il Moma di New York, la Bibliothèque Nationale de France e la Maison Européenne de la Photographie di Parigi, il Musèe de l’Elysée di Losanna, il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia di Madrid. Tra i premi ricevuti si segnalano il Premio Brassai nel 1990 a Parigi, il Leica Oskard Barnack nel 1995 ad Arles, nel 2008 a New York il prestigioso Lucie Award alla carriera (considerato il Nobel della fotografia) e nel 2014 il Premio Kapuściński per il reportage a Roma. Nel 2009 gli è stata conferita la laurea Honoris Causa dall’Università degli studi di Milano. Nel 2016 un’importante retrospettiva al Palazzo delle Esposizioni di Roma ne ha celebrato la lunga carriera.

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