La cultura salverà l’Italia. A parlare sono i numeri: per ogni euro investito c’è un ricavo pari a 1,67, quasi il doppio.
Nel 2013 sono stati mossi circa 214 miliardi di euro e l’export “culturale” vanta un attivo di 25 miliardi di euro. Il rapporto “Io sono cultura” redatto ad opera di Symbola e Unioncamere pone l’industria culturale del Belpaese come unico vero motore dell’economia. Esportazione è il termine chiave del successo culturale italiano: negli ultimi 22 anni, il made in italy ha registrato i maggiori introiti, ricoprendo ben il 10,7% di tutte le vendite.
Il Colosseo e il Pantheon a Roma, gli Uffizi a Firenze, la Torre di Pisa e il Duomo di Milano non sono solo meravigliosi monumenti dell’Italia ma veri ammortizzatori della crisi economica. Tale patrimonio, sempre secondo “Io sono cultura” ha già messo in moto imprenditori lungimiranti che sponsorizzano ristrutturazioni di opere pubbliche e ne ricavano fama e denaro.
L’effetto cultura ricade positivamente su altri settori, primo fra tutti il turismo.
Il turista culturale spende di più ed è ben predisposto a farlo grazie alla ricchezza dei luoghi: la spesa in media è di 85 euro per gli extra e di 52 euro per l’alloggio, contro i 75 e 47 euro del turista che arriva in Italia non per ragioni culturali.
Cina, Brasile, America, Giappone, Corea del Sud, Australia e Canada ogni anno portano in Italia milioni di persone, che rendono invidiabile il nostro patrimonio culturale e aprono frontiere per il futuro. Questi Paesi sono e saranno cardini del turismo mondiale e il mercato dice che la nostra penisola è la più interessante.
Il rapporto, presentato dal Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, riconosce alla nostra industria culturale la grande capacità di reiventarsi e di stare nel mercato, nonostante i fondi pubblici siano quasi nulli e comunque difficili da ottenere. Anche qui i numeri sostengono la causa: 159 miliardi sono i considerevoli aiuti giunti dagli sponsor privati.
Per finire si va nello specifico delle nostre regioni e città per stilare una sorta di classifica che metta in rapporto gli occupati nell’ambito culturale e l’impatto economico della cultura sul comune in esame. Qui emergono le sorprese: Arezzo ottiene la medaglia d’oro, a seguire Pordenone, Pesaro, Urbino, Vicenza e Treviso. Roma è solo sesta, ottava Milano. Il centro Italia registra i maggiori successi culturali, a seguire il Nord, mentre rimane staccato tutto il Mezzogiorno.
La fondazione Symbola, alla fine del proprio studio, dove hanno parlato principalmente i numeri che hanno incoronato la cultura come regina dell’economia italiana, pone l’obiettivo di rendere tale industria stabile e di riferimento per il futuro.
“La cultura costituisce il nostro vantaggio competitivo – afferma Ermete Realacci presidente della fondazione – ed è su questa, e non sul cemento, che bisogna puntare”. Si chiede agli imprenditori, allo Stato e agli addetti ai lavori, una vera e propria rivoluzione di pensiero, in cui siano le idee a creare impiego, profitto e benessere.
“Cultura come combustibile della ripresa”, suggerisce Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere. Muovere l’Italia e gli italiani attraverso mezzi quali la cultura nelle sue forme più diverse, consente di aspettare sicuri successi, che solo le idee ottengono.