A Gubbio, alla Galleria Espositiva di Palazzo Pretorio, doppia personale di pittura: “Se l’arte non c’è si crea” di Alberto Baumann e Giovanni Cumbat. 
 
Solo l’arte può salvare il mondo e non soltanto per rieducare l’uomo, ma anche per la riqualificazione di alcuni materiali di scarto. Su tela o su legno, con stracci, metalli od altri espedienti artistici, Cumbat e Baumann creano, modellano, uniscono, fondono e tanto altro nel loro estro naturale e allo stesso tempo sapiente. La materia diventa un  gioco attraverso i colori e le forme che rappresentano quasi per incanto, le loro emozioni.
 “Voli” di Giovanni Cumbat. Tecnica mista del 2009

 “Voli” di Giovanni Cumbat. Tecnica mista del 2009

 
Baumann è un artista poliedrico, la cui opera pittorica si ispira al primo astrattismo, benché nelle sue composizioni siano riconoscibili, in grado o misura diversi, elementi figurativi che danno al suo discorso una personalissima piega filosofica di origine letteraria. Tali elementi si ritrovano nelle sue sculture, per lo più in ferro, spesso ricavate da rifiuti industriali.
 
L’arte di Cumbat resta al di fuori da ogni omologazione: esplode in lui la convinzione  di poter realizzare tutto ciò che la fantasia gli detta, con l’uso di materiali e generi di espressione anche appena inventati.
Alberto Baumann è nato nel 1933 a Milano, ma è cresciuto in Toscana a Montecatini Terme. 
 
È stato giornalista per gran parte della sua vita, ma anche scrittore e poeta. È stato tra i precursori delle televisioni commerciali nelle quali ha creato e diretto delle trasmissioni divenute poi dei format di successo. Dai primi anni ottanta, esprime il suo estro attraverso la pittura e la scultura. Vive e lavora a Roma. L’arte di Alberto Baumann ha trovato immediatamente riscontro positivo negli Stati Uniti d’America. Sono numerosi i suoi collezionisti in California, Florida ed a New York. 
 
Giovanni Cumbat nasce invece a Roma nel 1952 da genitori Triestini. Sin dalla tenerissima età dimostra attitudini di grande manualità e creatività.
 
A sei anni segue il padre inviato a ricoprire l’incarico di addetto aereo nautico presso l’ambasciata  a Mosca. E in quegli anni Stati Uniti e Russia si fronteggiano in uno scontro definito “Guerra fredda”, col timore di giungere allo scoppio di una terza guerra mondiale. Durante questo periodo, il clima politico, il grande freddo, le atmosfere,  influenzano profondamente la formazione ed il carattere. 
 
I frequenti viaggi in giro per il mondo a seguito della madre, pur giovanissimo, gli aprono il cuore e la mente. Popoli, architetture, colori, immagini in genere così differenti tra loro da infondergli un grande desiderio di conoscenza e fornendogli un enorme patrimonio culturale. A diciotto anni realizza  la prima scultura con fusione a cera persa in bronzo. 
 
Nel 1970 incontra il grande artista Henry Moore in uno scambio  breve ma intenso. Nel commiato una frase dell’artista rimase nella testa di Giovanni: “In ciò che fai vedo la tua impronta digitale, prosegui con amore ed entusiasmo”.  Irrefrenabili le idee e le opere.
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