In concomitanza con la riapertura del Museo Nazionale del Bargello, dopo la chiusura forzata imposta negli ultimi mesi dall’emergenza pandemica, torna visibile al pubblico la Sala degli Avori, completamente riallestita. Il progetto di riallestimento, curato dall’ufficio tecnico dei Musei del Bargello insieme allo studio Guicciardini e Magni Architetti, è il primo importante intervento di rinnovamento integrale di un allestimento storicizzato in una sala del Bargello: è stato ripensato il percorso espositivo, migliorate le modalità di conservazione e valorizzazione delle opere e inseriti in collezione alcuni capolavori prima conservati nei depositi, come un prezioso Crocifisso barocco che torna in esposizione dopo quasi un secolo di assenza.
La raccolta di oggetti in avorio posseduta dal Museo Nazionale del Bargello – che copre un arco temporale di quindici secoli (da rari oggetti etruschi e romani fino a manufatti del XIX secolo) – è tra le più prestigiose al mondo, sia in termini numerici, con circa 250 esemplari, sia per qualità, varietà e raffinatezza delle opere. Questa tipologia di capolavori, affascinante per la perizia tecnica di intagli microscopici e perfetti, significativa come testimonianza dell’ampia circolazione di stili tra civiltà orientali e occidentali, è stata da sempre una componente fondamentale – e per certi aspetti primaria – delle collezioni del Bargello.
La Sala degli Avori si trova al primo piano del Museo del Bargello ed espone una selezione di opere che rappresenta lo spirito stesso del museo, in un ambito delicatamente sotteso tra la storia dell’edificio e quella delle collezioni, qui incentrata su opere che sono testimonianze artistiche, documenti di storia, alte espressioni individuali e insieme corali in seno alle società che le produssero. Nella sala sono esposti preziosissimi e antichi avori, come il Dittico con scene della vita di san Paolo e Adamo nel Paradiso terrestre e la placca con l’Imperatrice bizantina, databili tra il V e il VI secolo tra i più antichi. C’è il raro Flabellum carolingio dall’abbazia di Tournus, l’Olifante della Saint Chapelle, donato al re di Francia nel 1274, la Madonna dei Granduchi, per citare soltanto alcune tra le opere ricche di storia, ma anche pitture e sculture medioevali, e rari mosaici. Fino a pochi mesi fa, gli oggetti in avorio erano custoditi in eleganti vetrine risalenti agli anni ottanta del Novecento, ma ormai inadeguate, perché sprovviste di sistemi per il controllo del microclima interno e non più idonee dal punto di vista della tenuta all’aria, della polvere e dei moderni criteri museologici.
Il nuovo progetto di allestimento ha comportato la loro sostituzione integrale e la completa revisione degli allestimenti interni.
Tutte le nuove vetrine sono realizzate con struttura in metallo, vetri antiriflesso e antisfondamento, a completa tenuta all’aria e dotate di sistemi di controllo passivo del microclima interno. Oltre alla realizzazione delle nuove teche, la sala è stata sottoposta a operazioni di restauro degli apparati pittorici e decorativi, con nuove basi, nuovi supporti e una nuova illuminazione mirata a valorizzare sia l’architettura che le opere d’arte esposte a parete.
La bicromia delle teche dichiara l’appartenenza al doppio sistema di relazioni che l’allestimento museografico tesse con l’edificio (il grigio caldo degli esterni delle teche in relazione ai decori della sala) e con le opere (il grigio scuro degli interni per far risaltare meglio gli avori).
La grafica, composta dallo studio Rovai Weber, ubbidisce a questo spettro di variazioni, mentre la luce, progettata da Massimo Iarussi, disegna i contorni delle opere staccandole dal fondo.
Nel 2015, la Fondazione il Bargello Onlus ha finanziato uno studio di fattibilità della Sala degli Avori e ha contribuito, tra il 2016 e il 2017, alla revisione conservativa delle pitture murali della sala stessa. Grazie ai fondi acquisiti con l’autonomia dei Musei italiani, a seguito della riforma del 2014, i Musei del Bargello hanno potuto investire gli introiti anche in importanti progetti di riallestimento. Nel giugno 2018, infatti, è stato mandato in gara il progetto esecutivo di riallestimento della Sala degli Avori, della Cappella e della Sagrestia del Bargello. L’appalto di un valore di oltre 490 mila euro è stato curato da Invitalia che opera in qualità di Centrale di Committenza per il Ministero della Cultura. Nel 2019 l’appalto è stato aggiudicato alla ditta di Mario Verrazzo. Dopo è iniziato il delicato lavoro di costruzione di moderne vetrine e di realizzazione di un allestimento in linea con i più moderni criteri museografici, sotto la supervisione esperta di Ilaria Ciseri, Maria Cristina Valenti, e dell’architetto Marco Magni.
“Il riallestimento della Sala degli Avori, oggi riaperta al pubblico, è il primo di una serie di progetti programmati al Museo Nazionale del Bargello per la messa in sicurezza, valorizzazione e nuova fruizione delle magnifiche collezioni di arti decorative, conservate al Palazzo del Podestà, e ancora troppo poco conosciute dal grande pubblico – dichiara Paola D’Agostino, Direttore dei Musei del Bargello – Per questo motivo abbiamo deciso di presentare il nuovo riallestimento nel giorno di riapertura dei musei, dopo mesi di chiusura forzata ma di grandi lavori da parte del personale dei Musei del Bargello e di vari professionisti impegnati in cantieri su tutti e cinque i Musei. Crediamo, infatti, che i visitatori siano i veri “ospiti d’eccezione” e volevamo accoglierli, facendogli apprezzare in anteprima questi straordinari micro capolavori d’avorio, di culture diverse, unici al mondo e riallestiti con nuovi e suggestivi accostamenti, in sicurezza e sotto una nuova luce”.
“Oggi si avvera un progetto cui si aspirava da lungo tempo, poiché le vetrine preesistenti, realizzate negli anni Ottanta del secolo scorso – spiega Ilaria Ciseri, Responsabile delle collezioni del Museo Nazionale del Bargello -, non garantivano più parametri espositivi adeguati alla delicatezza delle opere in avorio. Finalmente questi capolavori trovano condizioni microclimatiche ideali e si possono ammirare in tutta la loro bellezza straordinaria, valorizzati da un allestimento e da un’illuminazione che mettono in risalto dettagli finora inimmaginabili. E infine, un allestimento d’eccezione è quello di un capolavoro mai visto, il toccante Crocifisso barocco che torna in esposizione dopo quasi un secolo di assenza”.
“Per la realizzazione delle nuove teche nella Sala degli Avori – ha spiegato l’architetto Maria Cristina Valenti, Responsabile dell’ufficio tecnico dei Musei del Bargello e RUP dei lavori – sono state smontate le vecchie vetrine, sono stati restaurati gli apparati pittorici ottocenteschi alle pareti ed il pavimento in cotto. Alle pareti sono state sistemate in un ordine storico diverso sia i quadri – mosaici e tavole – che le sculture in legno ed in marmo, usando le vecchie basi rivestite in corian. Le finestre restaurate, sono state inserite delle tende a rullo motorizzate, in tessuto filtrante e con protezione per i raggi UV. È stato realizzato un nuovo impianto elettrico e una nuova illuminazione puntiforme della sala per la valorizzazione delle opere d’arte esposte alle pareti con faretti e strip led”.
“È stato necessario – ha dichiarato l’architetto Marco Magni – individuare nuovi criteri che potessero adattarsi alla peculiarità delle diverse sezioni da rinnovare, e insieme rappresentassero una nota di stile e di esemplare chiarezza al servizio di questo specifico museo, risolvendo al contempo problemi di conservazione, gestione e valorizzazione delle opere. La configurazione delle teche è generata dal disporsi delle collezioni, ma anche dal disegno dei decori ottocenteschi della sala”.
“La Fondazione il Bargello – Onlus è stata vicina al Museo Nazionale del Bargello sin dalla sua nascita come Associazione nel 1982 – ha aggiunto Sergio Chiostri, Presidente della Fondazione Il Bargello Onlus – Da allora ha aiutato finanziariamente il Museo a realizzare un ventaglio di iniziative che migliorassero la fruibilità delle opere esposte. In questo quadro rientra il finanziamento che, in contemporanea con il riallestimento della Sala degli Avori e delle oreficerie in Sagrestia e in Cappella, ha permesso di realizzare un nuovo progetto grafico e apparati didattici, in italiano in inglese”.
La maggior parte degli oggetti che compongono la collezione di avori del Museo appartiene al poderoso lascito dell’antiquario lionese Louis Carrand che, alla sua morte, nel 1888, accrebbe il Bargello di quasi duemila e seicento opere tra sculture, gioielli, pitture, oreficerie, tessuti, smalti e non solo. Altri avori provengono invece da acquisti ottocenteschi e dalle antiche collezioni granducali fiorentine.
Ma già negli anni settanta dell’800 esisteva all’interno del Museo (che, lo ricordiamo, è stato fondato nel 1865 come primo Museo Nazionale del Regno d’Italia) un’intera sala intitolata alla collezione di «Avori, Ambre e Cristalli di Monte» in cui erano conservate le raccolte granducali fiorentine e corrispondeva al grande ambiente di accesso al primo piano del palazzo, esattamente corrispondente alla sala attuale.
Anche prima del notevole implemento dovuto al nucleo Carrand, gli avori mediceo-lorenesi rappresentavano dunque un settore numericamente assai rilevante nel percorso espositivo del Bargello, ponendolo in linea con alcuni grandi musei europei come il South Kensington Museum di Londra e il Musée de Cluny di Parigi. Dall’inizio degli anni novanta dell’Ottocento, con l’acquisizione del lascito di Carrand, la collezione degli avori venne letteralmente raddoppiata, arrivando ai numeri odierni.