Con Boeing e Alenia il futuro dell’aviazione commerciale fa decollare anche i posti di lavoro in Italia
“We have a Dream…liner”. Una presentazione ufficiale, ma soprattutto un sogno realizzato. In Puglia è atterrato l’aereo del futuro, risultato del programma di ricerca tecnologica più avanzato nel campo dell’aviazione civile.
Il Boeing 787 Dreamliner, 57 metri di lunghezza e 60 di apertura alare con due motori, è realizzato per il 50% in fibra di carbonio: più leggero, consumerà il 20% in meno di carburante. Per questo sarà meno inquinante e rumoroso di un velivolo pari classe, e più economico per i passeggeri.
Ma più che un arrivo è stato un ritorno. Atterrando all’aeroporto Arlotta di Grottaglie, in provincia di Taranto, ha ritrovato gli operai che ne hanno costruito la parte centrale e posteriore della fusoliera.
Con gli stabilimenti Alenia di Foggia, dove si realizzano gli impennaggi verticali, e Pomigliano d’Arco, nel Napoletano, dove alla progettazione seguono le prove di laboratorio e la preparazione di alcuni componenti strutturali, l’Italia è Paese cardine nella catena di montaggio del velivolo di nuova generazione assemblato in South Carolina.
Ed è stata una cerimonia festosa perché il progetto che ha già dato lavoro a 3mila persone (1500 di indotto) nei tre stabilimenti meridionali, promette altri 200 nuovi posti nei prossimi due anni e investimenti per 500 milioni di euro.
Sarà ampliato anche lo stabilimento tarantino: 9mila mq si aggiungeranno agli attuali 65mila. Entro il prossimo febbraio, da 4-5 coppie di fusoliere si arriverà a produrne sette. Letteralmente una “manna dal cielo” nel buio della crisi che sta colpendo pesantemente il Sud.
Anche perchè, se oggi volano i primi B787, portando da 210 a 300 passeggeri per un costo totale di 145 milioni di dollari a velivolo, alla Boeing sono già arrivati oltre 850 ordini dalle compagnie di tutto il mondo per un totale di 178 miliardi di dollari. “Abbiamo creduto nel progetto Dreamliner – ha spiegato Giuseppe Giordo, amministratore delegato di Alenia – investendo in tecnologia e voglia di competere. Grazie alle nostre conoscenze nella produzione di fibra di carbonio siamo diventati un punto di riferimento nel settore aeronautico”. Gli ha fatto eco George Maffeo responsabile progetto di Boeing: “Con Alenia abbiamo stretto una partnership positiva che è destinata a durare per almeno 30 anni. Qui ci sono competenze che hanno dimostrato di raggiungere i risultati attesi”.
L’attuale portafoglio ordini assicura lavoro per i prossimi otto anni, ha prospettive di mercato per 3.300 aerei fino al 2030, aspettative di vendita per più della metà dei velivoli Boeing e, si tradurrà in occupazione e sviluppo nel Meridione e in Puglia in particolare. “Vogliamo essere il Sud che non ha paura della globalizzazione”, ha detto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, durante la cerimonia sul piazzale dell’aeroporto Arlotta.
A Taranto l’aereo in fibra di carbonio pensato per voli no-stop di lungo raggio che vanta anche un innovativo sistema a led che modula la luce della cabina regolando l’oscuramento dei finestrini in 90 secondi, ha chiuso il suo “dream tour” europeo servito a presentare il prodotto e a invogliare il mercato. Decollato da Seattle, ha collezionato una trentina di tappe in tutto il mondo, comprese San Diego e Long Beach in California, prima di tornare a “casa” nello stabilimento di Alenia Aermacchi che contribuisce al 14% alla costruzione del B787 ed è fra i 50 fornitori partner nel mondo.
Realizzano il Dreamliner un team di multinazionali statunitensi, australiane, canadesi, asiatiche, europee guidate da Boeing. Fra i partner, oltre ad Alenia (gruppo Finmeccanica), Fuji Heavy Industries, Kawasaki Heavy Industries, Mitsubishi Heavy Industries, Honeywell, General Electric, Rolls-Royce, Saab. Il programma ha mosso i primi passi nel 2004. Nel 2006 è stato realizzato il primo assemblaggio, nel dicembre 2009 il primo volo, la prima consegna alla giapponese All Nippon Airways è del settembre 2011.
Durante l’incontro, in cui non sono mancati accenni alla situazione politica negli Usa alla luce delle scadenze elettorali e alla crisi in Europa e in Italia, Thorne ha invitato a puntare sulle donne e i giovani, ma soprattutto sulla meritocrazia:
“Il lavoro delle donne aumenta la crescita del Paese. In America non è stato facile riuscire in questa impresa. Anzi, è ancora in corso una sfida tra uomo e donna. Ma il lavoro delle donne, come provano Stati Uniti e altri Paesi sviluppati, aumenta il livello di sviluppo. Ho fatto un intervento all’ Università Bocconi di Milano su questo punto.
Negli Usa non è stato facile per le donne ottenere più posti di lavoro e posti retribuiti come gli uomini, ma certo questa è una battaglia importantissima. E la stessa cosa vale per i giovani: danno opportunità per l’innovazione e il futuro del Paese.
Ma è assolutamente necessaria la meritocrazia. Dobbiamo crescere figli che siano pronti a competere al più alto livello”.