Un’iniziativa con un mood speciale tra arte e misticismo quella promossa dal comune di Pollenza, in provincia di Macerata, dove alla mostra dell’artista surrealista austriaco Werner Stadler si unisce il millenario e rarefatto fascino dell’abbazia romanica alto medioevale di Rambona.
Un unicum che segna l’unione di un artista impegnato nella ricerca di segni e simboli e l’abbazia che ne include una miriade, testimonianza di conoscenza. Lo si intuisce già dal nome che ha in sé i segni profetici del cielo (rasole, bona-luna,) per far rivivere momenti estatici di pura bellezza.
L’artista di Graz ha esposto opere create per l’occasione, come il mantello di Sant’Amico, un omaggio al santo le cui spoglie riposano nella cripta e che ha dato origine alla regola a cui si ispirarono San Romualdo e i camaldolesi.
La promozione di un territorio e dei suoi monumenti intrisi di storia si evincono dal titolo che Stadler ha scelto per la mostra, Umbilicus mundi, dove il mondo viene raccontato in modo circoncentrico e a spirale, circoscritto ma illimitato, come il nome che lo stesso paese di Pollenza rappresenta. Per alcuni deriva dal romano “polla d’acqua”, per altri è il “cerchio d’oro” simbolo fecondo di vita. Dalla fecondità di questa terra circondata da colline, a cavallo tra il VIII e IX secolo sorse l’abbazia di Rambona, che è la trasposizione cristiana della divinità più antica e più sacra del mondo: la dea madre.
A Werner Stadler, artista sensibile e colto, è sembrato subito un dono quello di essere invitato ad esporre in questo luogo. Non è la prima volta che è chiamato per l’arte sacra: importante il suo lavoro a Bagnoregio, dedicato a San Bonaventura, e l’esposizione ad Assisi, dedicata a San Francesco. La venuta a Rambona rappresenta la prima volta nelle Marche. La mostra è stata curata da Arte per le Marche, che ne cura in Italia il percorso espositivo.
Così annota la curatrice della mostra, Antonella Ventura: “Con il progetto ‘l’Assoluto’ Stadler evidenzia i segni e simboli di una ricerca filosofica e spirituale, stilistica e creativa, tutta protesa al Cielo, all’infinito. Ricerca di quell’Essere infinitamente più grande d’ogni umana comprensione, verso cui mai come ora si tende per avere speranza. E cosa è la speranza, se non la “materia” più surreale che l’uomo produca nel senso più astratto della sua concezione? La speranza è un sogno. Un sogno diurno, con la luce, quando un lampo d’azzurro mostra figure che altri non vedono, fate come falene e stelle come molliche. Il pane a quel punto non è quello che toglie la fame, ma aumenta la fame, la fame di vita.
Questo è l’Assoluto di Stadler, un sogno diurno di un uomo che ama la vita, nonostante tutto e tutti i colori più tetri che tendono a deprimere questa fantastica avventura, infinita”.