Il Real Albergo dei Poveri è il maggiore palazzo monumentale di Napoli ed una delle più grandi costruzioni settecentesche d’Europa con una facciata lunga più di 350 metri e oltre 430 stanze su 4 livelli collegate da 9 chilometri di corridoi. Nel 1751 lo volle Carlo III di Borbone per ospitare, in un unica grande struttura, tutti i poveri, gli orfani, i veterani mutilati e i mendicanti del regno.
Piazzale Michelangelo a Firenze è meta obbligata dei turisti e il più famoso punto di osservazione panoramico per ammirare la cupola del Brunelleschi e l’ansa dell’Arno. Se non si guarda la città da lì, non si ha la visione d’insieme che abbraccia il cuore di Firenze, dal Forte Belvedere a Santa Croce passando per Ponte Vecchio, il Duomo, Palazzo Vecchio, il Bargello e il campanile ottagonale della Badia Fiorentina, senza dimenticare le colline a nord con Fiesole e Settignano.
Dal 1913 è diventato uno dei più grandi teatri lirici all’aperto del mondo: oggi ci sono 15.000 posti da cui ammirare le messe in scena ma quando è stata costruita, nei primi secolo dopo Cristo, l’Arena di Verona ne ospitava 30mila. L’acustica perfetta dell’anfiteatro romano lo rende ancora un esempio di altissima ingegneria. Il 15 giugno 1805 Napoleone Bonaparte lo visitò assistendo alla caccia dei tori allestita al suo interno, e proprio in quell’occasione stanziò fondi per recuperare il monumento: Luigi Trezza fu incaricato di studiare il piano dei lavori con l’obiettivo di collocare i gradini mancanti, restaurare il podio, le volte più compromesse, di restaurare le scale, di stuccare le gradinate.
L’elenco è lungo ma questi tre siti che aspettano interventi di restauro sono simboli di un patrimonio ingentissimo di arte, storia e cultura di cui l’Italia è tanto fiera e rinomata quanto spesso incapace di accudire e preservare. La manutenzione ordinaria di tutti i tesori di cui è scrigno, richiede somme che il pubblico non è sempre in grado di reperire. Così è nata una campagna senza confini che cerca benefattori.
Il progetto si chiama Art Bonus (http://artbonus.gov.it): chi effettua erogazioni liberali per il sostegno della cultura, potrà godere di importanti benefici fiscali pari al 65% dell’importo donato. Un invito diretto, quel “diventa anche tu un mecenate” che campeggia sul sito del governo, che riporta in auge una pratica normalmente attribuira al passato. Si ricordi la corte di Lorenzo il Magnifico che sostenne artisti del calibro di Botticelli o del giovane Michelangelo.
Lo stesso termine “mecenate” va ancora più indietro nel tempo: Mecenate, primo ministro alla corte di Ottaviano Augusto nell’Impero Romano, creò il celeberrimo “circolo di Mecenate”, che accolse i più illustri uomini di cultura del suo tempo permettendo loro di svolgere liberamente il proprio mestiere proteggendoli, favorendoli, finanziandoli.
Il filantropismo culturale è poi tornato in auge con i miliardari americani che ne hanno apprezzato il contraccolpo mediatico, lanciando la pratica della corporate social responsibility.
Da Nord a Sud sono tantissimi i monumenti che hanno bisogno di essere restaurati in un’Italia dove i mecenati ci sono, sebbene sia più opportuno parlare di un fenomeno di nicchia ed élite. L’idea è ora quella di “ridimensionare” la figura del mecenate, di renderlo se non una persona qualsiasi, un privato, un’impresa, o un’associazione con una liberalità alla portata di molti. Non a caso il primo anno di Art Bonus ha incassato 34 milioni di euro da 790 mecenati che hanno assicurato 272 interventi sul patrimonio artistico, culturale e monumentale del Paese.
In realtà l’operazione di conservazione culturale è una operazione culturale che vuol far passare, in un Paese che ha il maggior numero di siti Unesco, l’idea che tutti possiamo e dobbiamo contribuire a salvaguardare, proteggere e conservare la bellezza e ricchezza di un territorio che è un vero e proprio “museo diffuso”.