Apricale (Brigar o Avrigà in ligure) è un comune italiano di 625 abitanti della provincia di Imperia in Liguria.
Il comune è stato recensito come uno dei borghi più belli d’Italia e insignito della Bandiera arancione dal Touring Club Italiano. Il borgo medievale è situato nell’entroterra di Bordighera, nella valle del Merdanzo, affluente del Nervia, a 13 km dalla costa della Riviera Ligure di Ponente. Sullo sfondo è visibile il monte Bignone (1.299 metri). Dista dal capoluogo circa 52 km.
L’origine del borgo sembra risalire all’età del bronzo, grazie ai ritrovamenti di tumoli sepolcrali in località Pian del Re (nel dialetto locale Cian deu Re). Ufficialmente il borgo venne fondato intorno al X secolo dai conti provenienti da Ventimiglia, passando poi nel 1276 ai Doria, signori di Dolceacqua. Nel 1267 compaiono i primi statuti, tra i più antichi della Liguria, legati all’indipendenza per la costituzione in Libero Comune.
Subì l’invasione francese nel 1794 di Napoleone Bonaparte e la conseguente annessione prima alla “giacobina” Repubblica Ligure e poi all’Impero napoleonico. Alla caduta di quest’ultimo nel 1815 fu inglobato nel Regno di Sardegna, come stabilito dal Congresso di Vienna, e successivamente nel Regno d’Italia dal 1861.
Dal 1973 al 30 aprile 2011 ha fatto parte della Comunità Montana Intemelia, quest’ultima soppressa con la Legge Regionale n° 23 del 29 dicembre 2010 e in vigore dal 1º maggio 2011.
La presenza di un veliero nello stemma comunale, alquanto curiosa per un arroccato borgo medievale dell’entroterra, è da ricercare nella storica collaborazione tra il paese e i cantieri navali della costa; dai boschi di Apricale provenivano infatti i legnami per la costruzione delle navi per La flotta marittima della Repubblica di Genova.
Deruta è un comune italiano di 9.530 abitanti della provincia di Perugia, noto per la produzione delle ceramiche artistiche.
È posta su una collina situata a 15 chilometri da Perugia e a 150 da Roma. A ridosso dell’antica cinta muraria si trova il borgo più vecchio da dove, salendo per tre porte dell’antico sistema difensivo, si accede al centro storico. La principale porta d’accesso è chiamata Porta Sant’Angelo, le altre minori sono dette Porta Perugina e Porta del Borgo o Tuderte. Nel centro storico svettano le due torri civiche ed il campanile della chiesa di San Francesco.
Le origini di Deruta rimangono in parte oscure, come dimostrano le diverse denominazioni che la cittadina ha assunto nel corso del tempo: Ruto, Ruta, Rupta, Direpta, Druida. Sicuramente è sempre stata un valido baluardo di Perugia a sud, verso Todi. Di questo ruolo è tuttora testimonianza l’aspetto di castello fortificato che il centro storico conserva.
Numerose sono le testimonianze di una presenza abitativa in epoca romana, tutte confermate da resti architettonici caratteristici come capitelli, anfore ed epigrafi, ancora oggi visibili nell’atrio del municipio. Dal ritrovamento di un frammento di lastra decorativa dell’VII secolo, si può risalire alla presenza di un borgo fiorente ed operativo già nell’Alto Medioevo.
Lo stemma che rappresenta il comune ha avuto una storia travagliata; dapprima era rappresentato da un grande vaso di terracotta, simile al vaso mitridatico, che racchiudeva degli antidoti contro i veleni. Successivamente fu sostituito da una torre merlata a due ordini, sovrastata da una pianta di ruta. A seguito dell’unione con la città di Perugia apparve anche il grifo (simbolo comunale del capoluogo) vicino alla torre dello stemma.
Pietrapertosa è un comune italiano di 1.136 abitanti della provincia di Potenza, posto alla quota media di 1088 m s.l.m.
Si tratta di uno dei paesi che costituiscono il cuore del Parco delle dolomiti lucane, così chiamate perché le cime assomigliano a quelle alpine e assumono al tramonto la colorazione rosata tipica delle Dolomiti vere e proprie.
Pietrapertosa fa parte, insieme agli altri comuni lucani di Venosa, Acerenza, Castelmezzano e Guardia Perticara, del Club I borghi più belli d’Italia, che comprende quasi 200 località situate in tutto lo “stivale”.
Il paese è costruito interamente sulla nuda roccia, quasi incastonato in essa, sfruttandone ogni più piccolo anfratto. Si snoda praticamente lungo l’unica strada principale, fino ai piedi dell’antico castello risalente all’epoca della dominazione romana. Tale fortificazione è dominata da uno spettacolare arco naturale che un tempo era luogo di vedetta e posto di sentinella.
Elementi connotativi non solo di questo posto ma anche di tutta l’area del parco sono le opere di incanalamento delle acque meteoriche (scavate nella roccia viva), presenti sul basamento roccioso, e i gradini scavati nel masso, che, pur essendo consumati dal tempo e dai turisti (essi portano infatti alla sommità dell’arco naturale),rimangono comunque una preziosità in tutto l’ambiente circostante.
L’antico nome della città, ovvero “Pietraperciata” (che significa pietra forata) era stato dato per via della presenza del foro in una grande rupe, visibile dalla città. La costruzione della città è incerta, le teorie più accreditate danno nell’VIII secolo a.C. la sua fondazione ad opera dei Pelasgi, mentre stavano attraversando l’Italia meridionale. Agli inizi del novecento, Pietrapertosa fu spopolata per via della malaria e dell’emigrazione verso le Americhe. Oggi Pietrapertosa conta poco più di 1300 abitanti e, grazie al suo paesaggio naturale e incontaminato, sta conoscendo una lenta ma progressiva crescita.