Vi si sale per la stretta valle solcata dalla Dora Baltea lungo la Statale 26 che da Ivrea conduce ad Aosta.
Dalla cittadina piemontese, dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’Umanità, si percorrono solo 22 chilometri di strada e si arriva al Forte di Bard, magnifico complesso fortificato fatto riedificare da Carlo Felice di Savoia nella prima metà dell’Ottocento sui resti di un castello diruto, la cui documentata esistenza risaliva al 1034 e il passaggio al dominio sabaudo nel 1242. Dopo un periodo di abbandono fino ad anni recenti, nell’ultimo lustro del Novecento è iniziato il restauro che nel 2006 l’ha restituito alla sua bellezza architettonica ed alla completa fruizione a fini espositivi e culturali.

Il Forte di Bard è un’imponente opera di sbarramento, eretta all’imbocco della Valle d’Aosta. La fortezza sabauda occupa interamente lo strategico sperone roccioso che sbarra l’accesso alla valle. La fortificazione venne costruita tra il 1830 e il 1838 sulle rovine di un precedente castello, distrutto nel 1800 dalle truppe di Napoleone. Resistette 15 giorni all’assedio francese, poi la guarnigione comandata da von Bernkopf si arrese, ricevendo l’onore delle armi.

La fortezza fu progettata dall’ingegnere militare Francesco Antonio Olivero, composta da diversi corpi di fabbrica indipendenti in grado di garantire la reciproca difesa.
La piazzaforte è un perfetto esempio dell’architettura militare dell’epoca, dove potevano disporsi fino a 50 bocche da fuoco di vario calibro – mortai, obici e cannoni – sistemate in casematte poste su diversi livelli. Poteva accogliere oltre ottocento soldati, se sistemati in giacigli a terra, e disporre di scorte per resistere ad un assedio di tre mesi.

La fortezza di Bard, tuttavia, non fu mai teatro di scontri bellici e si è quindi conservata praticamente intatta nelle sue architetture che coprono ben 14.467 mq. di superficie, con 283 locali, 106 m. di dislivello, 806 gradini, 2.036 mq. di cortili interni, 1.295 mq. di corridoi, 385 porte, 323 finestre e 296 feritoie.

Dalla fine dell’Ottocento il Forte perse progressivamente la propria importanza bellica e fu destinato prima a carcere militare, poi a deposito di munizioni, fino agli anni Ottanta del secolo scorso, quando divenne patrimonio della Regione Valle d’Aosta.

Con il completo restauro conservativo la Regione ha destinato il Forte di Bard agli attuali fini museali, culturali ed espositivi, ospitandovi mostre d’arte antica, moderna e contemporanea, e di fotografia. Nel cortile principale interno, inoltre, vi si tengono nella buona stagione rappresentazioni teatrali, concerti, incontri culturali. Ma anche congressi, essendo il complesso attrezzato con sale multimediali e con servizi ricettivi e di ristorazione.
Il complesso fortificato è davvero un’autentica meraviglia.
La sua gestione è affidata all’Associazione Forte di Bard, con personalità giuridica di diritto privato e operante senza finalità di lucro, allo scopo di promuovere le peculiarità storiche, culturali e monumentali del Forte e del Borgo di Bard, situati alle porte della Valle d’Aosta, e del territorio circostante. L’Associazione organizza e predispone le attività espositive e il calendario di manifestazioni ed eventi che si svolgono all’interno della fortezza. Ne è presidente Ornella Badery e direttore Maria Cristina Ronc.

Proprio nel magnifico contesto del Forte di Bard, nella ricorrenza del Decennale del terremoto dell’Aquila, una straordinaria mostra di 14 opere – oreficerie, sculture in legno, pietra e terracotta, dipinti su tavola e tela, restaurate dopo il sisma del 2009 – è stata allestita al primo piano dell’Opera Carlo Alberto, nelle sale Gli Alloggiamenti, appositamente restaurate per l’apertura del nuovo ciclo espositivo del triennio 2019-2021. La mostra “L’Aquila. Tesori d’arte tra XIII e XVI secolo”, ideata e progettata da Marco Zaccarelli per conto dell’Associazione Forte di Bard resterà in esposizione fino al 17 novembre 2019.

Il Forte di Bard contemporaneamente ospita la Mostra fotografica “La città nascosta” del fotoreporter aquilano Marco D’Antonio, a cura di Eleonora Di Gregorio. Infine sono esposti anche due splendidi costumi del Corteo Storico della Perdonanza Celestiniana – il primo Giubileo della storia della cristianità –, candidata a patrimonio immateriale Unesco.

“Un legame sottile – scrive nel catalogo della mostranel suo contributo Lucia Arbace, direttore del Polo Museale dell’Abruzzo – unisce l’Arte fiorita tra le montagne, all’ombra delle Alpi come degli Appennini, dove nei secoli maturarono stili di vita e tecniche artistiche affini, sollecitati da una analoga disponibilità di materie prime di qualità. I nostri capolavori si sentiranno a casa nel Forte di Bard, circondato da una natura intatta e vivificante, al pari di quella dell’Abruzzo”.


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