Twenty years have passed since Angela Missoni took the helm of the family fashion house founded by her visionary parents Ottavio and Rosita, who debuted their revolutionary knitwear in 1953.
The innovative and chic aesthetic of Missoni that made its name through tightly woven zigzag patterns continues today with Angela, who is not just a fashion designer but also a fabric designer. She must prepare all her own fabric and materials, meaning she works four months ahead of most other fashion houses.
As creative director and problem solver, Mrs. Missoni transformed the iconic company based in Sumirago, Lombardy, into a global fashion brand.
Years ago I was honored to interview your father Ottavio, a creative genius and a humble man filled with wonder. He was an art lover par excellence and you are as well.
AM: I am very curious about everything that surrounds me. Since childhood I have liked to be among artists, so that is something very natural for me. Art is a great stimulus for me, exactly like fashion, which is the mirror of the times.
You fancy Italian painters from the second half of the 20th century and collect glass and ceramic vases from the ’60s and ’70s, porcelain figurines, dollhouse furniture, mechanical singing birds, etc. You like objects that are “visually and conceptually unique, funny and surreal.”
AM: I was 12 years old when in Aspen, Colorado, I was thrilled to meet with great Italian designers such as Mario Bellini at a noted design meeting. I treasure those moments. I recall that in those days I bought two native-American figurines as souvenirs. Besides art, I have always been fascinated by ethnic art. My parents were art collectors who mixed high and low art. As a girl I also had passion for artists who embraced crocheting and work with straw. Craftsmanship always enchanted me. I am captivated by conceptual art as well. It intrigues my mind. Curiosity is the key breakthrough for creativity.
September marks the 20th anniversary of Missoni under your creative direction. How will the Maison celebrate?
AM: I will host a big party for me, but especially for all the wonderful people who have worked with me in all these years. In September, as well, Vogue Italia will come out with a special edition dedicated to my work, while in the forthcoming Milan show I will present my women’s and men’s collection together.
You will also be honored in New York and Los Angeles in the fall… Next year marks the 65th anniversary of the legendary couture house.
AM: For that important occasion, we will organize a major retrospective exhibition on the House of Missoni. Sadly we had to skip the 60th anniversary because my brother Vittorio tragically disappeared in a plane off the coast of Venezuela that year.
Your mother Rosita nurtured your talent.
AM: Missoni got started because my parents were revolutionaries. They taught me to never be afraid of taking risks with new ideas. My mother had that ability to build things so typical of Lombard women. She is so pragmatic. My father had a more detached view of life. Neither mother nor dad were business oriented.
Was it a difficult decision for you at the beginning to carry on the family tradition?
AM: My parents raised me with an incredible sense of freedom. And when I began to show talent for this profession I was supported. But I wanted to have kids early, so I did.
From age 23 to 28, I was immersed in my maternal life: I was casting an eye on the company but it was a detached eye. But when I got pregnant with Teresa I felt I wanted to create clothing for children. My mother told me: “Go ahead. You can do projects. Remember that you are here under this umbrella of protection!”
But my father made me realize that I needed to stand on my own legs. So I started my children’s clothing line: I was taking care of all the steps of the design process myself, season after season.
At the end of my fourth collection, mother told me: “Have you ever thought of creating the first line? Because that’s what I would love Missoni to be and look like today.” She believes that fashion should be created when you are young and have the strength to fight for your ideas against the commercial sector. I fight every day for my own ideas and battle those who want to sell what they sold yesterday.
Do you ever experience a sense of fear that you will run out of creativity?
AM: Not really. My parents invented a style. I play with their language. But I am never afraid to bring about changes in that system of signs. I went through several phases. I got back in the game several times. You have to overcome phases and shocks: fashion is constantly dynamic.
Other projects?
AM: We will inaugurate Missoni Baia, a luxury residential tower in Miami in the fall. Then we are going to release a fragrance for men and a new book of recipes.
When are you able to perceive that a collection will be successful?
AM: You don’t know until you see it with your own eyes, when you try it on the models, that maybe you guessed correctly.
Sono passati vent’anni da quando Angela Missoni ha preso le redini della casa di moda di famiglia fondata dai suoi visionari genitori, Ottavio e Rosita, che hanno debuttato nel 1953 con la loro maglieria rivoluzionaria.
L’estetica innovativa e raffinata di Missoni che ha creato il suo nome attraverso trame a zig-zag strettamente intrecciate continua oggi con Angela, che non è solo una designer di moda ma anche una designer di tessuti. Deve preparare tutto il proprio tessuto e i propri materiali, e questo significa che lavora quattro mesi prima della maggior parte delle altre case di moda.
In qualità di direttore creativo e problem solver, la signora Missoni ha trasformato l’azienda iconica con sede a Sumirago, Lombardia, in un marchio della moda mondiale.
Anni fa ho avuto l’onore di intervistare suo padre Ottavio, un genio creativo e un uomo umile pieno di meraviglia. Era un amante dell’arte per eccellenza e lo è anche lei.
Sono molto curiosa di tutto ciò che mi circonda. Fin dall’infanzia mi è piaciuto stare tra gli artisti, quindi è qualcosa di molto naturale per me. L’arte è un grande stimolo per me, esattamente come la moda, che è lo specchio dei tempi.
Le piacciono i pittori italiani della seconda metà del Ventesimo secolo e raccoglie vasi di vetro e ceramiche degli anni ’60 e ’70, figurine di porcellane, mobili da bambola, uccelli canterini meccanici, ecc. Le piacciono oggetti che sono “visivamente e concettualmente unici, divertenti e surreali”.
Avevo 12 anni quando a Aspen, in Colorado, ero entusiasta di incontrare grandi designer italiani come Mario Bellini ad una famosa conferenza di design. Ho fatto tesoro di quei momenti. Ricordo che in quei giorni ho acquistato due souvenir dei nativi-americani. Oltre all’arte, sono sempre stata affascinata dall’arte etnica. I miei genitori erano collezionisti d’arte che mescolavano l’arte alta e l’arte bassa. Da ragazza ho sempre avuto anche la passione per gli artisti che abbracciano l’uncinetto e lavoravano con la paglia. L’artigianalità mi ha sempre incantato. Sono affascinata anche dall’arte concettuale. Mi intriga la mente. La curiosità è la chiave per la creatività.
Settembre segna il 20° anniversario di Missoni sotto la sua direzione creativa. Come festeggerà la Maison?
Farò una grande festa per me ma soprattutto per tutte le persone meravigliose che hanno lavorato con me in tutti questi anni. A settembre anche Vogue Italia uscirà con una edizione speciale dedicata al mio lavoro, mentre al prossimo Salone di Milano presenterò insieme la mia collezione uomo e donna.
Sarà anche omaggiata a New York e Los Angeles in autunno… Il prossimo anno segna il 65 ° anniversario della leggendaria casa di couture.
Per questa importante occasione, organizzeremo una grande mostra retrospettiva su Casa Missoni. Purtroppo abbiamo dovuto saltare il 60° anniversario perché mio fratello Vittorio è tragicamente scomparso in una tragedia aerea al largo della costa del Venezuela quell’anno.
Sua madre Rosita ha sostenuto il suo talento.
Missoni è iniziato perché i miei genitori erano rivoluzionari. Mi hanno insegnato a non avere mai paura di correre rischi con le idee nuove. Mia madre aveva quella capacità di costruire cose così tipica delle donne lombarde. Era così pragmatica. Mio padre aveva una visione più distaccata della vita. Né mamma né papà erano orientati verso l’impresa.
All’inizio per voi è stata una decisione difficile quella di portare avanti la tradizione di famiglia?
I miei genitori mi hanno cresciuta con un incredibile senso di libertà. E quando ho cominciato a mostrare talento per questa professione sono stata sostenuta. Ma volevo avere bambini presto, e così ho fatto.
Dai 23 ai 28 anni sono stata immersa nella mia vita materna: gettavo un occhio sull’azienda ma era un occhio distaccato. Quando sono rimasta incinta di Teresa ho sentito di voler creare abbigliamento per bambini. Mamma mi disse: “Vai avanti. Puoi fare progetti. Ricorda che sei qui sotto questo ombrello di protezione!”.
Ma mio padre mi ha fatto capire che dovevo camminare sulle mie gambe. Così ho iniziato la mia linea di abbigliamento per bambini: mi sono occupata da sola di tutte le fasi del processo di progettazione, stagione dopo stagione.
Alla fine della mia quarta collezione, mia madre mi ha detto: “Hai mai pensato di creare la prima linea? Perché questo è quello che vorrei che Missoni fosse oggi”. Credeva che la moda dovesse essere creata quando si è giovani e si ha la forza di combattere per le proprie idee contro il settore commerciale. Combatto ogni giorno per le mie idee e combatto coloro che vogliono vendere quello che hanno venduto ieri.
Ha mai provato la sensazione di paura che si esaurisca la creatività?
Non proprio. I miei genitori hanno inventato uno stile. Gioco con la loro lingua. Ma non ho mai paura di fare cambiamenti in quel sistema di segni. Ho attraversato diverse fasi. Sono tornata a giocare diverse volte. È necessario superare le fasi e gli shock: la moda è costantemente dinamica.
Altri progetti?
Inaugureremo Missoni Baia, una torre residenziale di lusso a Miami in autunno. Poi lanceremo un profumo per uomini e un nuovo libro di ricette.
Quando riesce a capire che una collezione avrà successo?
Non lo sai finché non lo vedi con i tuoi occhi e quando lo provi sui modelli che forse hai immaginato correttamente.
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