A Reggio Calabria dal 5 al 9 agosto lungo il tratto della Via Marina, nello specchio di mare compreso tra il monumento a Vittorio Emanuele e il Lido Comunale, si sono svolte attività di ricerca e documentazione di un giacimento di anfore antiche ad una profondità compresa tra i 40 e i 50 metri.

Il giacimento è stato segnalato nel 2017 alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia, dai signori Demetrio Serranò e Francesco Sesso. Pochi mesi dopo la segnalazione la stessa Soprintendenza ha richiesto la collaborazione della Soprintendenza del Mare della Regione Sicilia per una prima valutazione. In seguito a questo primo sopralluogo, del 25 maggio 2017, è stata riscontrata una varietà di reperti, dall’ampia forbice cronologica (IV sec. a.C.- V/VI sec. d.C.), riferibili a potenziali carichi anforici di più navi da trasporto.

A seguito delle nuove disposizioni ministeriali in ambito di Tutela, Salvaguardia, Conservazione e Valorizzazione del Patrimonio Archeologico Sommerso, esaminata la documentazione relativa al primo sopralluogo, il Segretariato Regionale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali per la Calabria, in collaborazione con la Soprintendenza RC – VV ha deciso di programmare una più puntuale attività di perlustrazione con la direzione scientifica del funzionario archeologo subacqueo e la collaborazione del Nucleo dei Carabinieri Subacquei di Messina finalizzata alla definizione dei limiti del giacimento, alla sua documentazione e alle disposizioni di tutela più opportune. Durante le attività, l’area marina è stata controllata da una motovedetta dei Carabinieri e si sono recati sul posto il Comandante Provinciale dell’Arma dei Carabinieri, il Comandante della Guardia Costiera e i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale.

Nel corso del nuovo sopralluogo si è constatato che in seguito alle correnti marine, il profilo del giacimento si era modificato rispetto a quanto documentato nel 2017. Sono emerse anfore integre, parzialmente integre o frammentate, precedentemente non visibili, si è riscontrata anche la presenza di materiale moderno, ma soprattutto sono stati individuati frammenti lignei, porzioni di fasciame, pertinenti ad almeno un relitto.
Allo stato attuale non è possibile fornire elementi più puntuali, soprattutto sull’inquadramento cronologico. In considerazione delle profondità saranno indispensabili nuove ispezioni. Questa prima attività ricognitiva, documentata in ogni singola fase, si è conclusa con la messa in sicurezza delle porzioni di fasciame affioranti, procedendo con una copertura delle stesse con geotessuto ed assicurandole, tutte intorno, da sacchetti di sabbia. Contestualmente a queste azioni dirette sui reperti si è proceduto con la richiesta alla Capitaneria di Porto dell’emanazione di Ordinanza Interdittiva dello specchio di acqua interessato alla pesca, ancoraggio attività subacquea e, più in generale, a tutte le attività che possano arrecare danno al sito archeologico sommerso.

Sono previste nuove ispezioni che avverranno dove ci saranno le segnalazioni. Inoltre, grazie al progetto MUSAS – Musei di Archeologia Subacquea, proposto e realizzato dall’ISCR – Istituto Superiore per la conservazione ed il restauro del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, di cui il Segretariato Regionale è il referente per la Calabria, sono già programmate delle indagini nell’area marina protetta di Le Castella a Crotone e nell’area archeologica sommersa dell’antica Kaulon.

È questo un nuovo filone per l’attività del Segretariato Regionale MiBAC per la Calabria che si attendeva e adesso ci sono le condizioni normative e organizzative per portarlo avanti.
Salvatore Patamia, segretario regionale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali per la Calabria, ha espresso grande apprezzamento per l’impegno dei sommozzatori dei Carabinieri coordinati dal funzionario archeologo subacqueo Alessandra Ghelli dello stesso Segretariato e dal maresciallo Ca. Domenico De Giorgio del Nucleo CC Subacquei di Messina, coadiuvato dal collega Raffaele Di Pietro, dai brigadieri Ca. Cosimo Barnaba, Biagio Ferrante e Attilio Milana e dai vice brigadieri Bruno Messineo e Raffaele Ortu; ha evidenziato, inoltre, l’impegno per le immagini fotografiche di superficie dell’assistente Sergio Sergi del Segretariato Regionale.

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