Dopo Compulsion di Egidio Coccimiglio, presentato la scorsa settimana, una speciale proiezione del film Medeas del regista esordiente Andrea Pallaoro era in programma giovedì 20 febbraio, all’Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles, in collaborazione con l’Italian Film Commission.
La pellicola si è recentemente aggiudicata il New Voices/New Visions Award al Palm Springs International Film Festival 2014, dove la giuria l’ha definita: “un’opera unica, sorprendentemente composta e capace di suscitare un forte e duraturo impatto nello spettatore”.
Ma la lista dei riconoscimenti è lunga. Infatti, dopo la selezione nella categoria Orizzonti alla 70esima edizione del Festival di Venezia nel 2013, con la vittoria del Best Innovative Budget Award, Medeas ha partecipato ad oltre 50 rassegne cinematografiche internazionali, riscuotendo un grande successo di pubblico e critica. Tra queste, il Sundance, il Gothenburg, e soprattutto il Marrakech International Film Festival, dove è stato premiato per la miglior regia da una giuria d’eccezione, composta tra gli altri da Martin Scorsese e Paolo Sorrentino.
“Per questo dobbiamo ringraziare Giulia d’Agnolo, rappresentante del Festival di Venezia negli Stati Uniti, che ha visto il film e lo ha proposto al direttore della Biennale, Alberto Barbera. E ovviamente siamo grati anche a lui per averlo selezionato tra gli 87 film partecipanti su circa 3.000 candidati”, sottolinea la produttrice Eleonora Granata.
Medeas è un film di piccolo budget, prodotto da un quartetto di esperti del settore ed in particolare di cinema indipendente quali Eleonora Granata, presidente della Russian Film Commission negli Stati Uniti, Gina Reznick e Kyle Heller, fondatori della Varient Pictures, e Jonathan Venguer.
L’incontro tra Eleonora e il giovane regista trentino Andrea Pallaoro avviene alcuni anni fa, in occasione della proiezione del cortometraggio Wunderkammer con il quale Andrea si è laureato in Regia al Californa Institute of Arts di Los Angeles nel 2008. “Sono rimasta molto colpita dal suo lavoro e ho voluto conoscerlo. In seguito, quando mi ha chiesto di produrre il suo primo lungometraggio ho subito accettato, coinvolgendo nel progetto altri produttori, ed ho sviluppato con lui l’idea alla base del soggetto”, racconta ancora la produttrice.
La storia del film, come suggerisce il titolo evocativo della celebre tragedia di Euripide, ispirata al mito greco di Giasone e Medea, affronta un tema molto forte e tristemente diffuso nella società contemporanea. Attraverso la videocamera e lo sguardo di Andrea Pallaoro, infatti, la vicenda di una famiglia rurale diviene occasione per scrutare gli abissi dell’animo umano, dove la disperazione può spingere ad atti estremi e di totale chiusura verso la vita come l’annientare se stessi ed i propri figli, che rappresentano la possibilità di riscattarsi e di perpetuare la propria esistenza.
E tuttavia, il regista indaga tali sentimenti in modo molto personale e privo di condizionamenti, basandosi sulla convinzione che “Per riuscire a comprendere il comportamento umano ogni giudizio morale deve essere sospeso. I personaggi di Medeas non sono rappresentati come buoni o cattivi, ma piuttosto come esseri umani complessi, con le loro paure, ansie, bisogni e desideri”, afferma Andrea Pallaoro.
Questo approccio narrativo si riflette nelle immagini, fortemente ispirate al cinema minimalista che si limita ad osservare le emozioni in maniera oggettiva, senza “manipolare” lo spettatore attraverso i dialoghi o la colonna sonora.
Anche la scelta del paesaggio, il deserto della California a poca distanza da Los Angeles, diventa metafora del vuoto emotivo, della solitudine e dell’incomunicabilità tra i personaggi. “Sono profondamente legato alla California del Sud, il cui paesaggio è stato per me fonte d’ispirazione”, dice Andrea.
Ma seppure girato negli Stati Uniti, il film è volutamente privo di riferimenti spazio-temporali identificabili con chiarezza, per creare un senso di universalità trattandosi di un problema sociale che non conosce confini geografici né demografici.
“Lo stile di Andrea è stato spesso paragonato a quello del regista americano Terrence Malick, scarno e minimalista. In realtà, però, la sua principale fonte d’ispirazione resta il maestro Michelangelo Antonioni con il suo modo unico di raccontare il paesaggio”, afferma Eleonora Granata. E aggiunge: “Credo che oggi si assista, anche in Italia, ad una rinascita del cinema visuale che evita i dialoghi superflui e non ha bisogno di spiegare sempre tutto in maniera esplicita”.
Sia la produttrice che il regista, originario di Trento ma residente negli Stati Uniti ormai da molti anni, di cui gli ultimi otto a Los Angeles, erano presenti alla proiezione di Medeas all’IIC.
Ed è già in cantiere un nuovo progetto, una seconda opera che verrà filmata tra gli U.S.A. e il Canada, in attesa del salto alla grande distribuzione.