The Appian Way (Photo: Lorpic99/Dreamstime)

Tutte le strade portano a Roma,  we say in Italian, “all roads lead to Rome.” Of course, that was the case in ancient Roman times, when the capital was the heart of the known world.

Having a well-conceived, well-built road network was essential in more ways than one for our ancestors: leaders of an incredibly vast territory, ensuring communications were quick and smooth was central to keeping power. First of all, good roads facilitated the transport of goods to the capital from all provinces, but also between provinces themselves: in other words, good roads were necessary for commerce and to keep a healthy economy. Then, they were needed for military reasons, of course: Roman society grew to be very refined, especially after getting in contact with the Greeks, but it owed a great part of its success to one of the most powerful and best-organized armies ever known. Good roads were central to military logistics, back then just as they are today. Last but not certainly least, good roads were useful to citizens, because they enabled them to travel from one point of the Empire to another, to seek better fortune closer to the capital, and to settle in other regions; we can really say that Rome’s excellent road system facilitated the cultural mingling that made the Roman Empire the first western ethnic and cultural melting pot in history.

Roman roads are legendary, so you definitely know some of their name: the Via Appia, the Via Salaria, the Via Aurelia,  are still traveled today. What many of us perhaps forget is that the whole of Europe, Great Britain included, still takes trips on what Rome built two thousand years ago.

The already mentioned Via Aurelia was built around 240 BC (so well before the Empire!) and takes its name from consul Caius Aurelius Cotta, who endorsed its construction. Initially, it had been conceived to connect Rome to Etruria (modern-day Tuscany), which had been conquered not long before, but it was extended to Luna (La Spezia) first, and then, eventually, all the way to Arles, in what the Romans used to call Gallia Narbonensis and we know today as southern France. It was Emperor Augustus to order its extension in 12 BC, these last 180 miles connecting Liguria to France becoming the main communication and economic artery of the Empire’s northern provinces for four centuries. In many ways,  the Via Aurelia was really “Rome’s Highway,” as The Smithsonian Magazine once said:  it was paved, well maintained and there were rest stops and chariot service stations at regular intervals – usually between 12 and 20 miles –  along its whole length.

The Via Aurelia of today is a thing of beauty, especially in its last leg, the one going from Genoa to Arles, as it runs along the sea, touching on some incredibly picturesque corners of Liguria and Côte d’Azur: the view on Cervo and the sea underneath one can enjoy when traveling from Imperia to Albenga is, on its own, worth the trip.

The Appian Way at Minturno (Photo: Alfiofer/Dreamstime)

In Italy, however, it is perhaps the Via Appia we know best. It was one of the first roads built by the Romans to connect the capital with Brindisi, in Apulia, an important military port, from where the army often sailed to Greek, Middle Eastern, and North African provinces. Today, the area closest to Rome is part of an archaeological park, the Parco Regionale dell’Appia Antica, reachable by public transport.

But while you sort of expect to have Roman roads around Italy and France, it’s somehow more surprising to know that their vestiges can be found also in England and Wales. Britain was the furthermost colony north of Rome and the one that was under Roman rule for the shortest time. However, its cultural and administrative influence left a deep mark on the island, just like its roads which, today, run through the beautiful English and Welsh countryside, bringing together the charm of English heritage with the wonders of history. There were about 2,000 miles of Roman roads crisscrossing England and Wales, and they were all built during the 400 years of Rome’s domination on Britain: their aim, of course, was that of connecting together Britain’s main towns and villages, and ensure a capillary military control across the province. While most of them were eventually built over, or their route changed in later centuries, some sections of old Roman roads, as said, can still be seen around the land of Albion: we have the Ermine Street connecting London to York, in the north, and the longest of them all – some 200 miles in length –  the Fosse Way, which linked Exeter to Lincoln. Some parts of the latter still exist and are open to the public; in fact, in Exeter, the Fosse Way runs along the ancient city walls, some of which date back to 2,000 years ago, and Exeter’s Roman Baths, which are considered the best-preserved Roman archaeological area in the country.

Rome’s roads, just like Rome’s legal system, its political structures, and its architectural discoveries remain alive and strong, despite time and cultural changes: incredible to believe they had already got all that right more than 2000 years ago.

Tutte le strade portano a Roma. Certo, era così ai tempi degli antichi Romani, quando la capitale era il cuore del mondo conosciuto.

Avere una rete stradale ben concepita e ben costruita era essenziale per più di una ragione per i nostri antenati: padroni di un territorio incredibilmente vasto, assicurarsi che le comunicazioni fossero veloci e fluide era fondamentale per mantenere il potere. Prima di tutto, le buone strade facilitavano il trasporto di merci verso la capitale da tutte le province, ma anche tra le province stesse: in altre parole, le buone strade erano necessarie per il commercio e per mantenere un’economia sana. Poi, erano necessarie per ragioni militari, naturalmente: la società romana divenne molto raffinata, soprattutto dopo essere entrata in contatto con i Greci, ma doveva gran parte del suo successo a uno degli eserciti più potenti e meglio organizzati mai conosciuti. Avere delle buone strade era fondamentale per la logistica militare, allora come oggi. Ultima cosa, ma non certo per importanza, delle buone strade erano utili ai cittadini, perché permettevano loro di viaggiare da un punto all’altro dell’Impero, di cercare miglior fortuna più vicino alla capitale e di stabilirsi in altre regioni; possiamo davvero dire che l’eccellente sistema stradale di Roma facilitò la mescolanza culturale che fece dell’Impero Romano il primo melting pot etnico e culturale occidentale della storia.

Le strade romane sono leggendarie, quindi sicuramente conoscerete alcuni dei loro nomi: la Via Appia, la Via Salaria, la Via Aurelia, sono percorse ancora oggi. Quello che molti di noi forse dimenticano è che tutta l’Europa, Gran Bretagna compresa, viaggia ancora su ciò che Roma ha costruito duemila anni fa.

La già citata Via Aurelia fu costruita intorno al 240 a.C. (quindi ben prima dell’Impero!) e prende il nome dal console Caio Aurelio Cotta, che ne avallò la costruzione. Inizialmente era stata concepita per collegare Roma all’Etruria (l’odierna Toscana), che era stata conquistata non molto tempo prima, ma fu estesa prima a Luna (La Spezia) e poi, alla fine, fino ad Arles, in quella che i Romani chiamavano Gallia Narbonensis e che noi oggi conosciamo come Francia meridionale. Fu l’imperatore Augusto a ordinarne l’estensione nel 12 a.C., queste ultime 180 miglia che collegavano la Liguria alla Francia divennero la principale arteria di comunicazione ed economica delle province settentrionali dell’Impero per quattro secoli. Per molti versi, la Via Aurelia era davvero “l’autostrada di Roma”, come disse una volta lo Smithsonian Magazine: era pavimentata, ben mantenuta e c’erano punti di ristoro e stazioni di servizio per carri a intervalli regolari – di solito tra le 12 e le 20 miglia – lungo tutta la sua lunghezza.

La Via Aurelia di oggi è molto bella, soprattutto nel suo ultimo tratto, quello che va da Genova ad Arles, perché corre lungo il mare, toccando alcuni angoli incredibilmente pittoreschi della Liguria e della Costa Azzurra: la vista su Cervo e sul mare sottostante che si può godere viaggiando da Imperia ad Albenga vale da sola il viaggio.

In Italia, tuttavia, è forse la Via Appia che conosciamo meglio. Fu una delle prime strade costruite dai Romani per collegare la capitale con Brindisi, in Puglia, un importante porto militare, da dove l’esercito spesso salpava verso le province greche, mediorientali e nordafricane. Oggi la zona più vicina a Roma fa parte di un parco archeologico, il Parco Regionale dell’Appia Antica, raggiungibile con i mezzi pubblici.

Se ci si aspetta di avere strade romane in giro per l’Italia e la Francia, è in qualche modo più sorprendente sapere che le loro vestigia si trovano anche in Inghilterra e Galles. La Gran Bretagna era la colonia più a nord di Roma e quella che fu sotto il dominio romano per il periodo più breve. Tuttavia, la sua influenza culturale e amministrativa ha lasciato un segno profondo sull’isola, proprio come le sue strade che, oggi, attraversano la bella campagna inglese e gallese, unendo il fascino del patrimonio inglese alle meraviglie della storia. C’erano circa 2.000 miglia di strade romane che attraversavano l’Inghilterra e il Galles, e furono tutte costruite durante i 400 anni della dominazione di Roma sulla Gran Bretagna: il loro scopo, naturalmente, era quello di collegare insieme le principali città e villaggi della Gran Bretagna, e garantire un controllo militare capillare in tutta la provincia. Mentre la maggior parte di esse sono state infine costruite sopra, o il loro percorso è stato cambiato nei secoli successivi, alcuni tratti di vecchie strade romane, come detto, si possono ancora vedere in giro per la terra d’Albione: abbiamo la Ermine Street che collega Londra a York, nel nord, e la più lunga di tutte – circa 200 miglia di lunghezza – la Fosse Way, che collegava Exeter a Lincoln. Alcune parti di quest’ultima esistono ancora e sono aperte al pubblico; infatti, a Exeter, la Fosse Way corre lungo le antiche mura della città, alcune delle quali risalgono a 2.000 anni fa, e i Bagni Romani di Exeter, che sono considerati la zona archeologica romana meglio conservata del Paese.

Le strade di Roma, così come il sistema legale di Roma, le sue strutture politiche e le sue scoperte architettoniche, rimangono vive e forti nonostante il tempo e i cambiamenti culturali: incredibile credere che avessero già capito tutto questo più di 2000 anni fa.


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