Fino al 6 novembre, Cittadella, in provincia di Padova, ospiterà la mostra “Alberto Biasi: gli ambienti”, curata da Guido Bartorelli. L’esposizione testimonia la rinnovata attenzione che storici dell’arte, pubblico e mercato stanno rivolgendo all’opera del grande artista padovano e alle ricerche variamente indicate come arte optical, cinetica, gestaltica o programmata, che ebbero estrema rilevanza negli anni Sessanta del Novecento.
 
Mai prima d’ora la sequenza di tutti gli ambienti di Biasi, realizzazioni a immersione totale, era stata presentata nella sua interezza in un’unica sede: una trattazione monografica di questo tipo è perciò attesa con estremo interesse, in quanto gli ambienti manifestano aspetti e valori tutt’ora al centro della ricerca artistica più avanzata.
 
Tramite gli ambienti, Biasi ha saputo rapportarsi al pubblico non più trattandolo da semplice “spettatore”, ma coinvolgendolo in esperienze irripetibili, capaci di andare a stimolare processi profondi, a partire da quelli relativi alla struttura della percezione e del comportamento. 
 
Proporre gli ambienti di Biasi vuole dire mettere il pubblico al centro di realizzazioni a immersione totale: campi percettivi “anomali”, tanto più affascinanti in quanto cinetici, luminosi, aperti all’incanto e al divertimento che deriva dalla libera interazione.
 
Tra i fondatori del padovano Gruppo N, Biasi, classe 1937, è uno dei più coerenti artisti ottico cinetici europei. Nel corso della sua attività artistica, la sua partecipazione collettiva e il percorso individuale si compenetrano l’un l’altro, con una peculiarità che fa del suo singolo cammino qualcosa di essenziale per il gruppo con cui ha condiviso il progetto negli anni 1960-64 di frenetica attività: la continuità. 
 
Riconosciuto come il più autorevole rappresentante italiano dell’arte ottico-cinetica, Biasi è l’artista che riesce a far vedere ciò che non è visibile, apprezzato e conosciuto in tutto il mondo. 
 
Lui stesso racconta: “Quando ho iniziato ad esporre le prime opere, la reazione del pubblico era di rifiuto. Era abituato a vedere le figure, le immagini a sfondo, la prospettiva e immaginavano che solamente quella fosse arte. Quindi rifiutavano le mie opere, percependo quasi un senso di fastidio. La complessità delle invenzioni tecnologiche moderne ha cambiato questo, cambiando il modo di vedere. La tecnologia ha reso l’approccio del pubblico completamente differente, molto più immediato. 
 
Se oggi metto un bambino davanti a uno di questi quadri, la prima cosa che farà sarà rimanere fermo e ondeggiare la testa da sinistra a destra. Una volta non era così, nessuno si sarebbe mosso. Il pubblico, abituato alla pittura, guardava e se ne andava, rimaneva quasi infastidito soprattutto perché l’occhio era abituato a vedere la profondità dell’opera. Nei miei quadri, se l’approccio è statico, la profondità crea una forma di vertigine. Se invece lo si guarda con un approccio dinamico, quindi muovendosi, ne si coglie tutta l’essenza. Quando c’è innovazione c’è arte, e l’innovazione tecnologica dei nostri giorni permette di vedere e di apprezzare questo nuovo tipo di arte, tant’è che i giovani sono convinti che queste opere appartengano, a un tempo recente, mentre in realtà hanno oltre 50 anni”.

Orizzontale Ellebi del 1967. Mostra di Alberto Biasi (1976) al Padiglione d’Arte Contemporanea di Ferrara

Biasi nasce a Padova il 2 giugno 1937. Rimasto presto orfano di madre negli anni della guerra, viene accolto dalla nonna paterna a Carrara San Giorgio, paesino della campagna padovana dove cresce in un’atmosfera di famiglia allargata, fino a quando torna a Padova per frequentare il liceo classico. Si sposta poi a Venezia per seguire l’istituto d’Architettura e il Corso Superiore di Disegno Industriale, dove vince una borsa di studio istituita da Paolo Venini. Sono gli anni in cui si avvicina e approfondisce momenti fondamentali dell’arte del Novecento come il movimento Neoplastico, il Futurismo e il Dadaismo.
 
Nel 1958 intraprende l’insegnamento di disegno e storia dell’arte nella scuola pubblica e nel ’69 ottiene la cattedra di arti della grafica pubblicitaria che manterrà fino al 1988.
Intanto prende corpo l’attività di artista: nel ’59 vince il primo premio alla IV Biennale Giovanile d’Arte di Cittadella, primo riconoscimento pubblico di un artista che stava, seppur giovanissimo, filtrando fermenti, ideali politici, inquietudini artistiche. Nasce il Gruppo N, padovano, con cui lavorerà, anima e motore trainante, fino al ’64. 
 
I suoi contatti si estendono ben presto a livello nazionale e internazionale: espone nel ‘60 con Manzoni e Castellani e gli artisti europei della “Nuova concezione artistica”. Lo spirito innovativo di quegli anni lo vede protagonista: nel ’61 aderisce al movimento “Nuove tendenze”, nel ’62, come Gruppo N, con Bruno Munari, Enzo Mari e il Gruppo T partecipa alla fondazione del movimento d’Arte Programmata.
 
In questi anni articola la propria arte secondo nuovi canoni di ricerca: l’interazione dello spettatore con l’opera diventa un fondamento ineludibile, il movimento, nella sua accezione passiva di moto virtuale, effetto apparente di movimento, conduce l’artista ad affrontare le problematiche del cinetismo e le conseguenti ricerche sulla percezione visiva e la reazione individuale allo stimolo luminoso. 
 
Alberto Biasi ha esposto più di cento esposizioni personali e partecipato a innumerevoli collettive, ottenendo importanti riconoscimenti, in particolare quello ottenuto con il multiplo “Io sono” al World Print Competition ’73 del California College of Arts and Crafts in collaborazione con il San Francisco Museum of Art. 
Sue opere si trovano dal Museum of Modern Art di New York a San Francisco, da san Pietroburgo a Tokio.
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