Abbadia Lariana, comune lombardo di 3.305 abitanti della provincia di Lecco. 

 Abbadia Lariana tra la vallata del Grigne e il Lago di Como

 Abbadia Lariana tra la vallata del Grigne e il Lago di Como

Si trova sulla sponda orientale del lago di Como, immerso nell’incantevole scenario del gruppo montuoso delle Grigne. Abbadia deve il suo nome alla presenza di un’abbazia benedettina fondata nel IX secolo poi soppressa, di cui oggi non rimangono tracce. Le prime presenze umane nel territorio risalgono all’età del ferro. Seguono reperti di insediamenti di epoca gallica e romana: due tombe in cotto alla cappuccina, un canaletto e una piccola ara dedicata ad Ercole, ritrovati nel territorio ci riportano al periodo gallico-romano.

Del tempo dei Franchi, che successero ai Longobardi, sono i documenti relativi all’aggregazione (883) del monastero di San Pietro di Mandello (ora parrocchiale di Abbadia) con quello di San Vincenzo in Prato di Milano. Nel Medioevo il territorio era salvaguardato con torri di guardia, castelli ed era cinto da fortificazioni. Divenne protettorato di Como poi (1196), in seguito a nuove discordie venne ceduto a Milano. Nel 1629 Abbadia fu saccheggiata dai Lanzichenecchi diretti dalla Valtellina all’assedio di Mantova.

La rivoluzione francese con le sue truppe e col nuovo sistema amministrativo dei dipartimenti (1796), porterà l’abolizione di privilegi e prerogative feudali. Seguiranno due grandi battaglie tra francesi e austro-russi. Il periodo napoleonico finì sostituito dal predominio dell’Impero austro-ungarico. Fra il 1817 e il 1832 gli austriaci aprirono la grande strada militare dello Stelvio e dello Spluga lungo il tratto a lago (attuale S.P. 72). In questo periodo viene soffocato ogni movimento di italianità.

Ad Abbadia Lariana si manifesta nel marzo 1848, quando Mandello per prima issa il Tricolore e insorge correndo alla difesa di Milano. Solo con Garibaldi nel 1859, avverrà la liberazione, inizio della definitiva Unità d’Italia. Queste terre diedero un grande contributo di volontari negli anni del Risorgimento e nell’ultima guerra mondiale.

Buti, comune toscano di 5.778 abitanti della provincia di Pisa. 

  Castel Tonini a Buti

  Castel Tonini a Buti

 
Di probabile origine romana, è situato sulle pendici orientali del Monte Pisano, sulle rive del Rio Magno. Completamente circondato dai Monti Pisani, a carattere essenzialmente agricolo, ha storicamente basato la sua attività sulla produzione olearia, la raccolta di castagne e la lavorazione del legno. Dal secolo XIX è cresciuta la produzione artigianale di ceste, gabbie e corbelli. Nel Novecento si è sviluppata l’industria mobiliera. L’artigianato rimane ancora oggi la risorsa che caratterizza l’area. Il toponimo è attestato per la prima volta nel 1068 come Buiti e deriva dal latino tardo bucita, “pascolo di buoi”.
 
La prima attestazione scritta dell’esistenza del borgo riguarda l’edificazione di due chiese nell’anno 841; nel secolo XI il territorio era già stato dotato di un potente sistema difensivo, al punto che svettavano ben otto castelli: Castello di Panicale, Castell’Arso, di Farneta, il Castello di Santo Stefano in Cintoia, Castel di Nocco, Castel Tonini, Castel San Giorgio e di Sant’Agata. Alcuni di essi sono andati perduti nel corso dei secoli, altri sono sopravvissuti e si possono ancora visitare, come Castel di Nocco e Castel Tonini, che rappresentano a tutt’oggi piccoli borghi abitati.
 
Castel Tonini è la fortificazione che domina e proteggeva l’antico borgo di Buti, situato sulla riva destra del Rio Magno. C’è ancora la porta di accesso al paese, benché le mura che cingevano il nucleo storico siano scomparse. Il castello, ha subito un importante restauro nei primi del 1900 quando sulla sua mole alta e massiccia, che conserva le caratteristiche dei fortilizi medievali, sono state inserite eleganti bifore in stile gotico. L’edificio, pur ben conservato, è di proprietà pubblica ma è impraticabile.  Il borgo antico, che si sviluppa alle spalle di Castel Tonini, mantiene ancora numerose strade ed edifici che riportano all’antica atmosfera medievale, nonostante le inevitabili modifiche e ristrutturazioni subite nel corso del tempo.
 
Camporeale, comune siciliano di 3.711 abitanti della provincia di Palermo.

  Panoramica di Camporeale

  Panoramica di Camporeale

 
La nascita del Comune si fa risalire al 22 maggio 1779, quando il re concesse al principe di Camporeale Giuseppe Beccadelli di Bologna il dominio assoluto sui feudi e le tenute di Macellaro, Valdibella, Grisì e Massariotta, incamerate da Ferdinando IV di Borbone già dal 1767, in occasione dell’espulsione dal regno di tutte le comunità gesuitiche. Sulle colline di Macellaro andava formandosi una nuova cittadina: l’abitato da quel momento non si chiamò più Macellaro, ma Camporeale, in virtù dell’antico titolo nobiliare concesso nel 1664, da re Carlo III a Pietro Beccadelli, principe di Camporeale.
 
Per alcuni studiosi, è presso Camporeale che si sarebbe trovata l’antica città romana di Longaricum. Fu tra i centri più colpiti nel drammatico terremoto che nel gennaio del 1968 colpì la valle del Belice. Le nuove costruzioni sorsero a valle del vecchio abitato, e lì attualmente alloggia la popolazione. All’indomani del sisma molti camporealesi cercarono fortuna nei paesi del nord. Del resto, l’allora principale fonte di reddito della popolazione era l’agricoltura, che soffrì non poco della mancata ricostruzione del post-sisma.
 
Oggi, con i suoi 1112 ettari di vigneti censiti nel 1990, Camporeale risulta comunque essere uno dei comuni maggiormente vitati della provincia, segno d’una significativa ripresa dell’attività agricola (da segnalare la presenza della famosa industria enologica “Rapitalà”). Scarsissima, di contro, la presenza di altre colture erboree (olivo, agrumi, fruttiferi vari), mentre su 2714 ettari di seminativi quasi 2000 sono costituiti dal solo frumento.
 
I camporealesi sono assai devoti al loro patrono Sant’Antonio da Padova, solennemente celebrato il 13 giugno (protettore degli orfani, e più in generale dei bambini ma anche degli infermi e dei panettieri) e a cui è stata dedicata la Chiesa Madre, e dell’Assunta festeggiata il 15 agosto. Caratteristica infine ‘A festa ranni, dall’11 al 13 agosto.

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