Do we need divas and myths? Yes. Do we need beauty and dreams? Of course. Do we need poetry and idealized worlds? The answer is, again, yes.
As self-pleased and well-fed as it may be, our society still has undeniable and undeletable necessities, even when it seems fine with neglecting reality to live in a parallel virtual world, without space or time.
We are happily basking in a place where meeting people in flesh and blood, bones and feelings seems no longer important. We enjoy our “emoticons” and our “chats,” we update our “statuses” and add our “likes.” Yet, by doing so, we renounce wider horizons and landscapes that could make us feel part of something important and we forget about time in the real world. All of sudden, we realize we are not satisfied. In one way or another, we all need something more, we all need to dream and believe that dreams can come true.
We should keep this in mind while the new year starts, in a moment where we are all full of expectations and hope and we wish the best for ourselves, even if aware we may be disappointed. Considering the past couple of years, which we’d leave happily behind for good, we are deliberately mocking ourselves.
We can’t deny that a whole series of circumstances is, and has been, working against our expectations, especially when considering the many vicissitudes we all, from the top to the bottom of the world, had to face because of a pandemic which seems still far from being over. Ignoring the scars left in our communities is hard, but we need, despite it all, to support one another and hope our world, our future, and the new year will be better.
That’s human nature, always seeking a spot in the sun, the regenerating power of light, the spring after a cold winter. Human nature: beyond all necessities, problems, and fragilities.
2023 finally started and we are all full of enthusiasm, ready to let our desires, our trust and hopes for the future lead us in the right direction. Just like it had been for those millions of Italians who left everything they had behind and who, despite not finding immediately in the New World what they had dreamed of, kept believing in their dream with tenacity.
That “America of dreams” still exists in our common imagination, even when many manage to meet their expectations at home, without the need to cross the ocean. Yet, the true consecration happens when you make it there, between New York and Los Angeles, on the East Coast or in Silicon Valley, in Boston or in Chicago, miles and miles away from Palermo, Florence, or Milan.
Even Maneskin’s overwhelming success went truly above and beyond only when they conquered the States, despite their incredible popularity in Italy and Europe.
But the United States never quite managed to cherish their most famous soprano, Maria Callas – American with Greek roots – as much as she deserved. She, who was known as la Divina because of her incomparable voice, found success in Italy in 1948, when she interpreted Norma at the Teatro Comunale di Firenze, after having debuted the previous year in Verona. In 1951, she walked on the stage of La Scala 181 times, in 23 different roles. Her American debut, however, only came in 1953 at the Chicago Opera House, where she enjoyed enormous success, so much so that the Met Theatre had to chase after her to secure a performance.
2023 marks the 100th birthday of this artist, characterized by her incredible singing technique and immense dramatic sense, her virtuosismi the result of sheer talent and sheer work, expressed through a very large musical repertoire. To honor her, Monica Bellucci will, quite literally, bring her on stage in New York, by wearing a dress that belonged to Callas, who lived much of her life in Italy. “It’s almost like her soul is here with me,” the Umbrian actress said. Bellucci will read the soprano’s letters and memoirs, which are so filled with emotions and vulnerability she “had the feeling I could touch her soul.” Because in the end, that’s the point: our soul.
It’s our souls that make us transcends all borders and love art; it’s our souls that make us follow our dreams and seek beauty.
When the Bellucci-Callas show started, in 2020, the Malena actress said, in an interview with Italian weekly Io Donna: “Sometimes, impossible things happen. That’s why we should believe in fairies… we shouldn’t lose the trust children place in magic. The more we grow up, the more cold, materialistic, cynical and unable to dream we become. I think actors are privileged because their relationship with reality is ‘touched’ by fantasy, by the childish attitude one needs to be creative. It’s an attitude that is particularly important right now, in this specific historical moment, faced as we are by something much bigger and stronger than us.”
Let’s say it simply, dear readers: we all need humanity, poetry, beauty, fantasy. That’s how L’Italo-Americano wants to wish you a happy new year, with the thought we must keep believing in the future and in our dreams.
Abbiamo bisogno di dive e miti? La risposta è sì. Abbiamo bisogno di bellezza e sogni? La risposta è affermativa. Abbiamo bisogno di poesia e mondi ideali? Ancora una volta la risposta è sì.
Nella nostra società, soddisfatta e pasciuta, che sembra avere tutto tanto da potersi permettere di trascurare la realtà e di vivere nelle dimensioni parallele del virtuale, senza confini e senza tempo, ci sono esigenze che restano ineluttabili, insopprimibili.
Mentre ci culliamo tra chat ed emoticon, aggiornando stati e like, in uno spazio che sembra cancellare l’importanza di avere davanti una persona in carne, ossa e sentimenti, ma anche privandoci di un orizzonte largo, di un paesaggio che ci avvolga facendoci sentire parte di qualcosa e che annulla perfino lo scorrere dei minuti, facendoci trascurare il tempo della vita reale, ci riscopriamo insoddisfatti. In un modo o nell’altro, tutti abbiamo bisogno di altro, di sognare e credere che i desideri si avverino.
Teniamolo presente mentre comincia il nuovo anno e siamo tutti carichi di aspettative e speranze e ci auguriamo ogni bendidio sapendo che in fondo ci stiamo volontariamente illudendo. Visti gli ultimi anni, che lasceremmo ben volentieri alle spalle, ci prendiamo consapevolmente in giro.
Non possiamo infatti negare una serie di circostanze che remano e hanno remato in direzione contraria alle nostre aspettative, date le tante vicissitudini con cui tutti, a ogni latitudine, abbiamo fatto i conti durante una pandemia che non sembra ancora dissolversi né purtroppo lasciarci definitivamente. Proprio non possiamo ignorare le tante cicatrici lasciate nelle nostre comunità ma abbiamo fortemente bisogno, nonostante tutto, di incoraggiarci, di sperare che il mondo, il domani, il nuovo anno saranno migliori.
Al di là di tutte le criticità, fragilità e necessità, la nostra natura cerca sempre il posto al sole, la luce che rigenera, la primavera dopo questo freddo inverno.
Il 2023 è finalmente iniziato e pieni di entusiasmo eccoci pronti a lasciarci trascinare dai desideri, dalla fiducia, dalla speranza nel futuro, esattamente come i milioni di italiani che partirono lasciandosi dietro tutto e pur non trovando subito o sempre la fortuna immaginata nel nuovo mondo, continuarono per tutta la vita a inseguirla con ostinazione.
Quell’America dei sogni resta ancora tale nell’immaginario comune sebbene tante volte molti riescano a realizzarsi dentro i confini nazionali, senza bisogno di varcare l’oceano. Eppure, la consacrazione con la lettera maiuscola arriva solo se si sfonda laggiù tra New York e Los Angeles, sulla Est Coast o nella Silicon Valley, a Boston o Chicago, lontano mille miglia da Palermo, Firenze o Milano.
Anche il successo straripante e fulmineo dei Maneskin, il gruppo rock romano che ha macinato un successo dietro l’altro su tutte le piazze italiane e continentali, ha superato l’asticella solo quando ha conquistato gli States.
States che invece non riuscirono a coccolare come avrebbe meritato Maria Callas, la soprano americana di origini greche nota come la Divina per l’estensione vocale unica che invece, proprio in Italia ottenne l’affermazione nel 1948 interpretando la Norma al Teatro Comunale di Firenze, dopo il debutto l’anno precedente a Verona. Nel 1951 per la Scala di Milano si esibì addirittura 181 volte in ben 23 ruoli diversi. La prima in America arrivò solo nel ‘53 all’Opera di Chicago con un successo enorme che costringe il Metropolitan Theatre di New York a inseguirla.
Quest’anno saranno cent’anni dalla nascita dell’artista dall’incredibile padronanza tecnica e dal grande senso drammatico, dotata naturalmente di virtuosismi inarrivabili e per studio di un repertorio molto vasto. Per celebrarla, Monica Bellucci la porterà in teatro a New York indossandone letteralmente i panni visto che sarà in scena con un abito appartenuto alla cantante che ha trascorso tanta vita in Italia: “E’ come se la sua anima mi accompagnasse” ha detto l’attrice umbra. Reciterà le sue lettere e le sue memorie, così piene di emozioni e vulnerabilità che, dice Bellucci, “ho avuto la sensazione di poter toccare la sua anima”. Perché in fondo il punto è proprio questo: l’anima.
L’anima che ci fa sentire il bisogno di superare i confini, di amare l’arte, di inseguire i sogni e cercare la bellezza.
Nel 2020 quando lo spettacolo della Bellucci-Callas prese il via, in un’intervista al settimanale italiano Io Donna, l’interprete di Malena, ruolo che la consacrò a livello internazionale, disse: “A volte succedono cose inspiegabili… Bisogna credere alle fate, piuttosto: non dobbiamo perdere la fiducia che hanno i bambini nella magia. Crescendo diventiamo più freddi, materialisti, cinici, incapaci di sognare. Forse gli attori hanno un privilegio: un rapporto con la realtà ‘toccato’ dalla fantasia, sfiorato da quell’attitudine infantile che serve per creare. Un’attitudine particolarmente importante in questo momento storico, in cui siamo sovrastati da qualcosa che è più grande di noi”.
Pochi giri di parole, cari lettori: tutti abbiamo bisogno di umanità, di poesia, di bellezza, di fantasia.
Il nostro Buon Anno Nuovo a voi, sostenitori e amici de L’Italo-Americano, sta proprio in questa convinzione: non bisogna perdere né la fiducia nel domani né nei sogni.