A bowl of stracciatella soup. The dish is widespread across central Italy (Photo: Sergii Koval/Dreamstime)

Just the other day, I was leafing through the pages of La Cucina Italiana when I stumbled upon an intriguing article about the three types of Italian stracciatella. To my surprise, I discovered that the ice cream variant, one of my favorite “gusto di gelato,” was only created in the 1960s. This revelation sparked my curiosity, prompting me to delve deeper and uncover more about these culinary treasures. 

So, let’s take a look at what I discovered.

As mentioned the term “stracciatella” not to one, but three distinct culinary delights. Each one, whether it be a soup, a cheese, or an ice cream, carries a rich history and a unique flavor profile that has made it a beloved part of Italian cuisine. 

Stracciatella, in its earliest form, was a soup. Born in the heart of Rome during the 1870s, this dish was a creative solution to a practical problem. Picture this: it’s the Christmas season, and families have prepared a hearty chicken broth, but what to do with the leftovers in the following days? The answer was simple yet ingenious: add an egg to the broth, forming a creamy concoction that was christened “stracciatella”. This creation was not just about culinary innovation, but also a reflection of the socio-economic conditions of the time: can you imagine a time when cooking meat was a luxury, and leftover broth was a precious commodity? The stracciatella soup recipe spread across Italy quickly, especially in our central regions, with local variations adding their unique touch. In Emilia Romagna, it’s known as minestra paradiso, a name that evokes the ethereal taste sensation it imparts. Around the world, stracciatella soup is often called “Italian egg drop soup.” 

Fast forward to the 1960s, more precisely to 1961, land stracciatella takes on a new form: ice cream. The birthplace of this sweet delight was Bergamo, and the man behind it, Enrico Panattoni, owner of a cafe-gelateria in the città alta, La Marianna. Legends say that Enrico wanted to create an ice cream that had a similar look and feel to that of stracciatella soup, smooth but with a tad of extra texture. So, he began experimenting with his fiordilatte ice cream and, with a real stroke of genius, he added hot dark chocolate to the mix. The result? A deliciously creamy ice cream with shards of chocolate, reminiscent of the shredded egg in the original stracciatella soup.

Gelato alla stracciatella, a delicious mix of fiordilatte and chocolate (Photo: Seramo/Dreamstime)  

The name stracciatella, which means “shredded” in Italian, perfectly captures the essence of these dishes. But did you know there’s a third stracciatella? This one is a cheese, born in the early 1900s in Puglia during an economic crisis. In those years, farmers struggled to make ends meet, yet they were resourceful and determined. Following the old saying that nothing should be wasted, they took the remnants of stretched curd used for making mozzarella, combined it with cream, and voilà! Stracciatella cheese was born. When you think of it, the luscious, soft and delicate texture of this cheese is a symbol of our ancestors’ resilience and creativity.  

Many of you may be familiar with stracciatella thanks to another traditional Italian cheese, burrata. Indeed, stracciatella cheese is actually the creamy filling found in burrata cheese! The outer shell of burrata is solid mozzarella, while the inside contains both stracciatella and cream, giving it a unique, soft texture. Burrata means “buttered” in Italian and it was first made in the early 20th century in the city of Andria in Murgia, in the Apulia region (in Southern Italy). Both burrata and stracciatella can be made with cow or buffalo milk, just like mozzarella itself. When the burrata – which is typically served fresh, at room temperature – is sliced open, the creamy, buttery stracciatella filling spills out. It’s often served with salads, prosciutto crudo, ripe tomatoes, pasta and pizzas topped with cherry tomatoes and prosciutto crudo again. Stracciatella, on the other hand, is often used to enrich pasta dishes. 

Stracciatella cheese is typical of Puglia (Photo: Rommel Gonzalez/Dreamstime)

If the fancy strikes you, you can even make stracciatella at home, even if it may seem like a daunting task. Clearly, it won’t be the exact same as Puglia’s original but, with the right dedication and ingredients, a delightful imitation is within reach. The key to this recipe is using braided mozzarella (either buffalo or cow), which can be shredded lengthwise to achieve the desired texture. The shreds are then placed in a ceramic bowl, covered with cream, and lightly seasoned with salt. It’s important to note that buffalo mozzarella is inherently flavorful, so a light hand with the salt is advised if you decide to use it. 

The mixture is then left in a cool place (not in the refrigerator!) for about six hours so that the flavors can mix, making sure to stir the cheese every now and then. And les jeux sont faits! Once ready, your homemade stracciatella can be stored in the refrigerator for up to two days!

 

Proprio l’altro giorno, sfogliando le pagine de La Cucina Italiana, mi sono imbattuta in un intrigante articolo sui tre tipi di stracciatella italiana. Con mia grande sorpresa, ho scoperto che la variante gelato, uno dei miei “gusto di gelato” preferiti, è stata creata solo negli anni ’60. Questa rivelazione ha acceso la mia curiosità, spingendomi ad approfondire e a scoprire di più su questi tesori culinari.

Diamo quindi un’occhiata a quello che ho scoperto.

Come detto, il termine “stracciatella” non indica una, ma tre distinte delizie culinarie. Ognuna, che sia una zuppa, un formaggio o un gelato, porta con sé una ricca storia e un profilo aromatico unico che l’ha fatta amare dalla cucina italiana.

La stracciatella, nella sua forma più antica, era una zuppa. Nata nel cuore di Roma negli anni ’70 dell’Ottocento, questo piatto era una soluzione creativa a un problema pratico. Immaginate questo: è il periodo natalizio, e le famiglie hanno preparato un sostanzioso brodo di pollo, ma cosa fare con gli avanzi nei giorni successivi? La risposta fu semplice ma geniale: unire un uovo al brodo, formando un composto cremoso che fu battezzato “stracciatella”. Questa creazione non riguardava solo l’innovazione culinaria, ma era anche un riflesso delle condizioni socio-economiche dell’epoca: riuscite a immaginare un’epoca in cui cucinare la carne era un lusso e il brodo avanzato era un bene prezioso? La ricetta della zuppa di stracciatella si è diffusa rapidamente in tutta Italia, soprattutto nelle regioni centrali, con varianti locali che hanno aggiunto il loro tocco unico. In Emilia Romagna è conosciuta come minestra paradiso, nome che evoca la sensazione del gusto etereo che trasmette. In tutto il mondo, la zuppa di stracciatella viene spesso chiamata “zuppa italiana di gocce d’uovo”.

Avanti veloce agli anni ’60, più precisamente al 1961, la stracciatella assume una nuova forma: il gelato. La città natale di questa dolce delizia è Bergamo, e l’uomo che ha creata è Enrico Panattoni, proprietario di un caffè-gelateria nella città alta, La Marianna. Le leggende dicono che Enrico volesse creare un gelato che avesse un aspetto simile a quello della zuppa di stracciatella, liscio ma con un po’ di consistenza in più. Inizia così a sperimentare il suo gelato al fiordilatte e, con un vero colpo di genio, aggiunge all’impasto della cioccolata fondente calda. Il risultato? Un gelato deliziosamente cremoso con scaglie di cioccolato, che ricorda l’uovo sminuzzato nell’originale zuppa di stracciatella.

Il nome stracciatella, che significa “triturato” in italiano, cattura perfettamente l’essenza di questi piatti. Ma sapevate che c’è una terza stracciatella? Questa è un formaggio, nato nei primi anni del 1900 in Puglia durante una crisi economica. In quegli anni i contadini faticavano a sbarcare il lunario, eppure erano intraprendenti e determinati. Seguendo il vecchio detto che niente va sprecato, hanno preso i resti della pasta filata usata per fare la mozzarella, l’hanno unita alla panna, et voilà! Nasce la stracciatella. Pensate alla consistenza succulenta, morbida e delicata di questo formaggio, un simbolo della resilienza e della creatività dei nostri antenati.

Molti di voi potrebbero conoscere la stracciatella grazie a un altro formaggio tradizionale italiano, la burrata. La stracciatella, infatti, è proprio il cremoso ripieno della burrata! Il guscio esterno della burrata è mozzarella solida, mentre l’interno contiene sia stracciatella che panna, conferendo una consistenza unica e morbida. Burrata significa “imburrata” in italiano ed è stata prodotta per la prima volta all’inizio del XX secolo nella città murgiana di Andria, nella regione Puglia (nel sud Italia). Sia la burrata che la stracciatella possono essere preparate con latte vaccino o di bufala, proprio come la mozzarella. Quando la burrata – che in genere viene servita fresca, a temperatura ambiente – viene tagliata, fuoriesce il ripieno cremoso e burroso della stracciatella. Viene spesso servita con insalate, prosciutto crudo, pomodori maturi, pasta e pizze condite ancora con pomodorini e prosciutto crudo. La stracciatella, invece, viene spesso utilizzata per arricchire i primi piatti.

Se la fantasia vi colpisce, potete anche fare la stracciatella a casa, anche se può sembrare un compito arduo. Chiaramente non sarà esattamente uguale all’originale pugliese ma, con la giusta dedizione e gli ingredienti giusti, una sua deliziosa imitazione è a portata di mano. La chiave di questa ricetta è l’utilizzo di mozzarella intrecciata (di bufala o di mucca), che può essere triturata nel senso della lunghezza per ottenere la consistenza desiderata. I brandelli vengono quindi posti in una ciotola di ceramica, ricoperti di crema e leggermente conditi con sale. È importante notare che la mozzarella di bufala è intrinsecamente saporita, quindi si consiglia di avere mano leggera con il sale se si decide di usarla. Il composto va poi lasciato in un luogo fresco (non in frigorifero!) per circa sei ore in modo che i sapori si amalgamino, avendo cura di mescolare di tanto in tanto il formaggio. E les jeux sont faits! Una volta pronta, la vostra stracciatella fatta in casa potrà essere conservata in frigorifero fino a due giorni!


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