Springtime is on the way in Zafferana Etnea, the pearl of Etna. Buds on the cherry trees are plumping up and soon the first will burst, starting a spectacular floral extravaganza of fields speckled with wild flowers: The Mount Etna broom, the Sicilian Milkvech and the Viola.
Located in Etna Regional Park, this little town of 7,000 people is high up on the eastern slopes of “a Muntagna,” as the locals call fabled Mount Etna, the towering presence basking in the sun and dominating the horizon.
The way inhabitants of Zafferana Etnea refer to Europe’s biggest active volcano elicits reverence and a deep sense of respect. When it spits orange flames into the fading sky at sunset, they have no fear.
“We look at ‘a Muntagna’ as if it were a woman,” says Antonio Patanè, a professor of Modern History at the University of Catania and a resident of Zafferana.
“She has been destructive and constructive at the same time over the centuries,” he says. “She destroyed part of the landscape but also helps regenerate soil and increase fertility. Our soils are healthy, so rich in minerals, thanks to ‘a Muntagna’, a breathtaking wonder.”
The last time the volcano posed a serious threat to villages on its slopes was in 1992, when lava streams headed toward Zafferana. Several homes outside the town were completely buried, but Zafferana was saved by a successful operation by U.S Marines and Italian soldiers who used controlled explosions to divert the flow. Where the lava flow stopped, the locals erected a statue of the Madonna.
Set halfway between Taormina and Catania, Zafferana is well placed for days at the beach and guided treks in the Etna crater zone. It is a microcosm of Sicily itself at 600 m above the sea, its natural wonders aplenty.
Lava fields, lava tunnels and caves bear witness to the continuity of Etna’s eruptions with their eerie presence.
Ancient bush-adapted vines spring out of the dark, lava-rich soil on drystone terraces. Farmers hang vine leafs from their balconies to advertise wine grown from grapes on the slopes of the volcano. Nerello Mascalese is the grape behind top volcanic reds from the territory.
“Today in viticulture we favor quality over quantity,” says Patanè.
The Sicilian wine tradition is long and honorable, going back to at least Julius Caesar, whose favorite tipple was said to be the island’s Mamertino white. But actually winemaking may have begun more than 6,000 years ago in some Etna villages, according to scientists from the University of South Florida.
Almost 11,000 feet high, the mystic “Mungibeddu” (beautiful Mount) has intrigued voyagers since the time of Homer. In the Odyssey he placed the cyclops Polyphemus on Etna’s slopes and the famous one-eyed giant even judged Etna wines to be like nectar and ambrosia all in one.
Another legend has it that pre-Socratic philosopher Empedocles, a citizen of Agrigentum, died by throwing himself into Mt. Etna so people would believe his body had vanished and he had turned into an immortal god. But the volcano threw back one of his bronze sandals, revealing the deceit.
A verifiable fact is that Zafferana’s mineral-rich volcanic soil produces a cornucopia of local goodies.
You can taste them all during the Ottobrata, a food festival that should be on any gourmand’s bucket list. Try mostarda made of prickly pear or surprise yourself with porcini mushrooms grown at a latitude just one degree up from Tunis in North Africa.
Etna apples are everywhere: small, sweet and delicious hanging from the trees, the scent of the fallen fruit drunkenly filling the air.
As well, beekeeping has great importance. Since the 19th century local honey has comprised 20 percent of national production. The climate and terrain result in high quality chestnut and orange blossom honey.
Rural life, tourism and culture peacefully co-exist in Zafferana.
Novelist Vitaliano Brancati spent some of his most productive summers here at his villa, writing Don Giovanni in Sicilia and Paolo il Caldo.
When high summer temperatures really do soar in Sicily, Zafferana’s pristine mountain air takes the edge off the heat.
In 1967 some other Sicilian writers established prestigious literary awards in Zafferana, the Premio Brancati named in honor of Vitaliano which is held each year in September. Brancati Literary Awards judges have included Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia, Leonardo Sciascia, and also expatriate American poet Ezra Pound.
“Pasolini was a habitué of Zafferana,” recalls Patanè. “Here he filmed some scenes from Il Vangelo Secondo Matteo and scenes from I Racconti di Canterbury.”
Franco Zeffirelli filmed his movie Storia di Una Capinera in the countryside of Zafferana on a tall black cinder cone, Mount Ilice.
The town is also a frequent stop for those who want to reach the small but vibrant ski stations of Rifugio Sapienza or Piano Provenzana.
Life below, inside Zafferana’s bakeries is no less energetic. People go crazy for the hot-from the oven gli Sciatori dell’Etna – buttery cookies made with luxurious chocolate.
Yet Mount Etna keeps smoldering over Zafferana. Some days it spews volcanic ash onto the streets. Springtime is not exempt, but it brings Easter with its renewal power.
Ashes to ashes, dust to dust: Candle-lit midnight processions enter the Church of Santa Maria della Provvidenza on Good Friday.
La primavera è in arrivo a Zafferana Etnea, la perla dell’Etna. Le gemme sui ciliegi si sono gonfiate e presto esploderanno, dando vita al meraviglioso spettacolo floreale dei campi punteggiati di fiori selvatici: la ginestra del monte Etna, l’astragalo siciliano e la viola.
Situato nel Parco Regionale dell’Etna, questo paesino di 7.000 abitanti si trova in alto sulle pendici orientali di “a Muntagna”, come gli abitanti del posto chiamano il leggendario Monte Etna, la presenza imponente che si crogiola al sole e domina l’orizzonte. Il modo in cui gli abitanti di Zafferana Etnea si riferiscono al più grande vulcano attivo d’Europa suscita riverenza e un profondo senso di rispetto. Quando sputa fiamme arancioni nel cielo che svanisce al tramonto, non hanno paura.
“Guardiamo ‘a Muntagna’ come se fosse una donna”, dice Antonio Patanè, professore di Storia moderna all’Università di Catania residente a Zafferana. “È stata distruttiva e costruttiva allo stesso tempo nel corso dei secoli”, dice. “Distrugge parte del paesaggio ma aiuta anche a rigenerare il suolo e ad aumentarne la fertilità, i nostri terreni sono sani, così ricchi di minerali, grazie ‘a Muntagna’, una meraviglia mozzafiato”.
L’ultima volta che il vulcano ha rappresentato una seria minaccia per i villaggi sulle sue pendici fu nel 1992, quando i flussi di lava si diressero verso Zafferana.
Diverse case al di fuori della città furono completamente sepolte, ma Zafferana fu salvata da un’operazione di successo da parte dei Marines U.S. e dei soldati italiani che usarono esplosioni controllate per deviare il flusso. Dove di fermò il flusso di lava, la gente del posto eresse una statua alla Madonna.
Situata a metà strada tra Taormina e Catania, Zafferana è ben posizionata per giorni in spiaggia e trekking guidati nella zona del cratere dell’Etna. È un microcosmo della Sicilia a 600 m. sopra il mare, con meraviglie naturali in abbondanza.
Con la loro presenza inquietante, campi di lava, gallerie di lava e grotte testimoniano la continuità delle eruzioni dell’Etna.
Vecchie viti diventate cespugli spuntano dallo scuro terreno ricco di lava su terrazzamenti a secco. Gli agricoltori appendono foglie di vite ai loro balconi per pubblicizzare vino prodotto da uve delle pendici del vulcano. Il Nerello Mascalese è l’uva dietro i rossi vulcanici più pregiati del territorio.
“Oggi in viticoltura privilegiamo la qualità rispetto alla quantità”, afferma Patanè. La tradizione vinicola siciliana è lunga e onorevole, risalente almeno a Giulio Cesare, la cui bevanda preferita era il bianco mamertino dell’isola. Ma in realtà la vinificazione potrebbe essere iniziata più di 6.000 anni fa in alcuni villaggi dell’Etna, secondo gli scienziati dell’Università del sud della Florida.
Alto quasi 11.000 piedi, il mistico “Mungibeddu” (splendido monte) ha incuriosito i viaggiatori sin dai tempi di Omero, che nell’Odissea pose il ciclope Polifemo sulle pendici dell’Etna e il famoso gigante con un occhio solo, giudicò persino i vini dell’Etna essere al contempo nettare e ambrosia.
Un’altra leggenda narra che il filosofo pre-socratico Empedocle, cittadino di Agrigentum, morì gettandosi nel monte Etna affinchè la gente credesse che il suo corpo fosse svanito e si fosse trasformato in un dio immortale. Ma il vulcano restituì uno dei suoi sandali di bronzo, rivelando l’inganno. Fatto verificabile è invece che il suolo vulcanico ricco di minerali di Zafferana produce un’abbondanza di bontà locali.
Potete assaggiarli tutti durante l’Ottobrata, un festival gastronomico che dovrebbe essere nella lista di tutti i buongustai. Provate la mostarda a base di fico d’India o sorprendetevi con i funghi porcini coltivati ad una latitudine di appena un grado più su rispetto a Tunisi, in Nord Africa. Le mele dell’Etna sono dappertutto: piccole, dolci e deliziose pendono dagli alberi, il profumo del frutto caduto riempie l’aria ubriaco. Inoltre, l’apicoltura ha una grande importanza. Dal XIX secolo, il miele locale ha rappresentato il 20% della produzione nazionale. Il clima e il terreno si traducono in miele di castagno e fiori d’arancio di alta qualità.
Vita rurale, turismo e cultura convivono pacificamente a Zafferana. Qui il romanziere Vitaliano Brancati ha trascorso alcune delle sue estati più produttive nella sua villa, scrivendo Don Giovanni in Sicilia e Paolo il Caldo.
Quando le alte temperature estive salgono davvero in Sicilia, l’aria di montagna incontaminata di Zafferana è al riparo dal caldo. Nel 1967 altri scrittori siciliani istituirono prestigiosi premi letterari a Zafferana, come il Premio Brancati in onore di Vitaliano che si tiene ogni anno a settembre. I giudici del premio letterario Brancati hanno incluso Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia, Leonardo Sciascia e anche il poeta americano espatriato Ezra Pound.
“Pasolini era un habitué di Zafferana”, ricorda Patanè. “Qui ha girato alcune scene di Il Vangelo Secondo Matteo e de I Racconti di Canterbury”. Franco Zeffirelli ha girato il suo film “Storia di Una Capinera” nelle campagne di Zafferana su un alto cono nero di cenere, il Monte Ilice. La città è anche una tappa frequente per chi vuole raggiungere le piccole ma vivaci stazioni sciistiche del Rifugio Sapienza o di Piano Provenzana.
La vita nelle pasticcerie di Zafferana non è meno energica. La gente impazzisce per i caldi e appena sfornati Sciatori dell’Etna, i biscotti burrosi fatti con un superbo cioccolato. Intanto l’Etna continua a bruciare lentamente sopra Zafferana. Alcuni giorni sparge cenere vulcanica sulle strade. La primavera non è esente, ma porta la Pasqua con il suo potere di rinnovamento. Cenere alla cenere, polvere alla polvere: il Venerdì Santo le processioni notturne a lume di candela entrano nella chiesa di Santa Maria della Provvidenza.
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