Popular belief — and many a “sword-and-sandal” classics — convinced us all the red-haired son of Agrippina the Younger and last Emperor of the Julio-Claudian dynasty was far from sane, but is this the historical truth?
Born Lucius Domitius Ahenobarbus in 37 AD, he became Nero Claudius Caesar Augustus Germanicus when adopted by Emperor Claudius, who had married Agrippina. The name we know him with, Nero, comes from the ancient Sabine language and means “courageous,” “valiant;” it was chosen for him by Emperor Claudius himself.
From a young age, Nero showed a liking for the arts: music, theater, singing, you name it, and didn’t disdain to be on stage. He would often perform plays or recite poetry he had composed. Did he enjoy being at the heart of attention? Very much so, but this didn’t make of him a madman.
Once he became emperor, Nero finally walked onto a stage where everyone could see and appreciate him: that of history. Little did he know that wasn’t going to happen, at least for a good two thousand years.
Notoriously, Nero was considered for centuries the mind behind the Great Fire of Rome, which destroyed the Eternal City on the 19th of July 64 AD, which, apparently, he had excogitated as an excuse to openly persecute and kill Rome’s increasingly larger Christian population. While modern historians agree, today, that Nero was not responsible for the fire, it cannot be denied his persecution of Christians was one of the bloodiest: Saint Paul and Saint Peter were both martyrized under his rule.
Nero was long considered one of the most ruthless, cruelest leaders in Roman antiquity: he had his own mother, Agrippina, his friend and educator, Seneca, and his first wife, Octavia, killed. Some believe even his second wife, beloved Poppaea, was killed by Nero in a fit of anger, while pregnant with their first child. Indeed, it is the aftermath of Poppaea’s death that, for centuries, was considered the trigger of Nero’s descent into madness: Roman sources told us he would force slaves to dress like his defunct wife and that it wasn’t unusual for him to do it, too; losing Poppaea also made him more promiscuous and often violent with his lovers. Politically, Roman historians painted him as a heartless tyrant, who thought nothing of having his adversaries killed and his subjects starved.
One image represents this Nero better than any other: the poster of the 1913 movie Quo Vadis, where he’s seen playing his lyre while watching Rome burning.
But was this the real Nero?
Contemporary historians are quite adamant that, no, the darkest of all Emperors wasn’t that dark, when looking at him with unbiased eyes. Much as it has been happening for his uncle Caligula, possibly the greatest fiend of ancient Rome — at least according to popular culture — Nero’s figure is going through a process of historical rehabilitation: while in power, he reformed the tax system in favor of the poorest, he promoted several public works for the upkeeping of the city and was, at least up to the great Christian persecution after the fire, quite tolerant towards other religions in the Empire.
Speaking of the fire, it is today known that he hadn’t been responsible for it and that, in fact, he managed the tragedy quite well, supporting the quick and safe reconstruction of the city. Contrary to what historians coeval to him told us, common people were quite fond of Nero, to the point that his tomb, which once stood where Santa Maria del Popolo church is today, was cared for lovingly for the longest time by his former subjects.
“But he had half of his family killed,” some of you may say: yes, he had, but we shouldn’t forget how, in those time more than ever, being on top was a dog-eat-dog game, and you couldn’t trust anyone, not even your own mother (quite literally, for Nero, in fact). He wasn’t the first nor the last ruler in history who murdered people close to him, nor was he the only one who exploited others because of his position.
Was Nero a pleasant human being? Who can say… but he wasn’t mad, and no more evil or malicious than other emperors or kings of our history. He was, however, a victim of the notorious habit of ancient historians to exercise damnatio memoriae, or character assassination, as we would call it today: no longer in charge and despised by those who rose to the throne after him, Nero had to be damned: if not in Hades, at least in the memory of history.
Nerone, un pazzo!
La credenza popolare – e molti classici “spada-e-sandalo” – ci hanno convinto che il figlio dai capelli rossi di Agrippina la Giovane e ultimo imperatore della dinastia Giulio-Claudia fosse tutt’altro che sano di mente, ma questa è la verità storica?
Nato Lucio Domizio Ahenobarbo nel 37 d.C., divenne Nerone Claudio Cesare Augusto Germanico quando fu adottato dall’imperatore Claudio, che aveva sposato Agrippina. Il nome con cui lo conosciamo, Nerone, deriva dall’antica lingua sabina e significa “coraggioso”, “valoroso”; fu scelto per lui dallo stesso imperatore Claudio.
Fin da giovane, Nerone mostrò una predilezione per le arti: musica, teatro, canto, e così via, e non disdegnava stare in scena. Spesso interpretava opere teatrali o recitava poesie che aveva composto. Gli piaceva stare al centro dell’attenzione? Moltissimo, ma questo non faceva di lui un pazzo.
Una volta diventato imperatore, Nerone è finalmente salito su un palcoscenico dove tutti potevano vederlo e apprezzarlo: quello della storia. Non sapeva che sarebbe successo per ben duemila anni.
Notoriamente, Nerone è stato considerato per secoli la mente dietro al Grande Incendio di Roma, che distrusse la Città Eterna il 19 luglio del 64 d.C., che, a quanto pare, aveva escogitato come scusa per perseguitare apertamente e uccidere la sempre più numerosa popolazione cristiana di Roma. Se gli storici moderni concordano, oggi, che Nerone non fu responsabile dell’incendio, non si può negare che la sua persecuzione dei cristiani fu una delle più sanguinose: San Paolo e San Pietro furono entrambi martirizzati sotto il suo governo.
Nerone è stato a lungo considerato uno dei leader più spietati e crudeli dell’antichità romana: fece uccidere sua madre, Agrippina, il suo amico ed educatore, Seneca, e la sua prima moglie, Ottavia. Alcuni credono che anche la sua seconda moglie, l’amata Poppea, sia stata uccisa da Nerone in uno scatto d’ira, mentre era incinta del loro primo figlio. Infatti, sono le conseguenze della morte di Poppea che, per secoli, sono state considerate la causa scatenante della discesa verso la follia di Nerone. Le fonti romane ci dicono che costringeva gli schiavi a vestirsi come la defunta moglie e che non era insolito che lo facesse anche lui; perdere Poppea lo rese anche più promiscuo e spesso violento con le amanti. Politicamente, gli storici romani lo dipingevano come un tiranno senza cuore, indifferente a far uccidere i suoi avversari e a far morire di fame i sudditi.
Un’immagine rappresenta questo Nerone meglio di qualsiasi altra: il poster del film Quo Vadis del 1913, dove lo si vede suonare la lira mentre guarda Roma che brucia.
Ma era questo il vero Nerone?
Gli storici contemporanei sono abbastanza convinti che, no, il più oscuro di tutti gli imperatori non era così oscuro, se lo si guarda con occhi imparziali. Così come è successo per suo zio Caligola, forse il più grande demonio dell’antica Roma – almeno secondo la cultura popolare – la figura di Nerone sta attraversando un processo di riabilitazione storica: mentre era al potere, riformò il sistema fiscale a favore dei più poveri, promosse diverse opere pubbliche per la manutenzione della città e fu, almeno fino alla grande persecuzione cristiana dopo l’incendio, abbastanza tollerante verso le altre religioni dell’Impero.
A proposito dell’incendio, oggi si sa che non ne fu responsabile e che, anzi, gestì abbastanza bene la tragedia, sostenendo la ricostruzione rapida e sicura della città. Contrariamente a quanto raccontano gli storici a lui coevi, la gente comune era piuttosto affezionata a Nerone, al punto che la sua tomba, che sorgeva dove oggi si trova la chiesa di Santa Maria del Popolo, fu curata amorevolmente per molto tempo dai suoi ex sudditi.
“Ma ha fatto uccidere metà della sua famiglia”, dirà qualcuno di voi: sì, l’ha fatto, ma non bisogna dimenticare come, a quei tempi più che mai, stare ai vertici significava stare alla regola del cane-mangia-cane, e non ci si poteva fidare di nessuno, nemmeno della propria madre (letteralmente, nel caso di Nerone). Non è stato il primo né l’ultimo sovrano della storia a uccidere le persone a lui vicine, né l’unico a sfruttare gli altri a causa della sua posizione.
Nerone era un essere umano piacevole? Chi può dirlo… ma non era pazzo, e non era più malvagio o maligno di altri imperatori o re della nostra storia. Fu però vittima della famigerata abitudine degli storici antichi di esercitare la damnatio memoriae: non più in carica e disprezzato da coloro che salirono al trono dopo di lui, Nerone doveva essere dannato: se non nell’Ade, almeno nella memoria storica.
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