Continua e si aggrava la fase di stallo nelle esportazioni vinicole italiane verso gli USA, secondo i dati rilasciati dall’Italian Wine & Food Institute, relativamente ai primi otto mesi dell’anno in corso.
L’Italia ha fatto registrare una riduzione del 3% in quantità (contro una riduzione del 0,5% nei primi sette mesi dell’anno) e un incremento del 4,2% in valore (contro un incremento dello 7,5% nei primi sette mesi dell’anno), essenzialmente dovuta alle variazioni dei tassi di cambio ed a un contemporaneo aumento dei prezzi. Dopo un lungo periodo di pressoché costante crescita si è infatti entrati in una fase di rallentamento che, negli ultimi mesi, ha praticamente bloccato la lunga fase di espansione delle esportazioni italiane.
Rallentamento che preoccupa il presidente dell’Italian Wine & Food Institute, Lucio Caputo, che da tempo ha avvertito sui rischi e le conseguenze che deriveranno da questa progressiva flessione delle esportazioni vinicole italiane che possono portare alla perdita della leadership da anni detenuta dall’Italia. Flessione che contrasta con la pericolosa rimonta dei vini francesi che negli ultimi tre anni hanno compiuto una incredibile scalata, nella classifica dei paesi fornitori del mercato USA, portandosi a ridosso dell’Italia con consistenti e continui tassi di crescita sia in quantità che in valore. I francesi infatti hanno costantemente puntato sull’immagine e sul prestigio dei loro grandi vini decimando la fascia alta delle esportazioni italiane che nell’immagine del consumatore USA è ormai considerata cara sopratutto in considerazione del fatto che non gode più di quell’immagine e di quel prestigio che aveva faticosamente conquistato e che giustificava il costo dei suoi vini.
Purtroppo da parte italiana, in questi ultimi anni, si sono continuati ad usare i fondi disponibili nel settore pubblico per attività tendenti a incrementare l’offerta di vini italiani, in un mercato pressoché chiuso all’aumento del numero dei fornitori, senza far praticamente nulla per incrementare la domanda e l’immagine, con gli ovvi risultati negativi che si stanno ora registrando. Secondo la nota dell’IWFI – basata sui dati ufficiali dell’US Department of Commerce – nei primi otto mesi dell’anno in corso, le importazioni statunitensi sono ammontate a 5.912.300 ettolitri, per un valore di $3.010.319.000, contro i 6.374.890 ettolitri, per un valore di $2 827.811.000, dei primi otto mesi del 2017 con una diminuzione del 7,3% in quantità e un incremento del 6,4% in valore.
Nello stesso periodo le esportazioni italiane sono ammontate a 1.695.420 ettolitri, per un valore di $ 948.930.000, contro i 1.748.300 ettolitri, per un valore di $ 910.699.000, dei primi otto mesi del 2017. La quota del mercato di importazione dei vini italiani è scesa al 31,5% in valore e al 28,6% in quantità. Sempre secondo la nota dell’Italian Wine & Food Institute, le importazioni dalla Francia – secondo paese fornitore del mercato statunitense sia in quantità che in valore – sono ammontate, a 956.750 ettolitri, per un valore di $901.856.000, contro i 866.790 ettolitri, per un valore di $ 739.301.000, dell’anno precedente, con un aumento del 10,4% in quantità e del 22,4% in valore.
Le importazioni dall’Australia – terzo paese fornitore del mercato statunitense in quantità e quarto in valore – sono risultate, sempre nel periodo in esame, pari a 913.870 ettolitri, per un valore di $195.617.000, contro il 1.140.870 ettolitri, per un valore di $228.626.000, del 2017 con una riduzione del 19,9% in quantità e del 14,4% in valore. Le importazioni dal Cile – quarto paese fornitore del mercato statunitense in quantità e sesto in valore – sono ammontate, nei primi otto mesi del 2018, a 810.470 ettolitri, per un valore di $159,221.000, contro i 890.630 ettolitri, per un valore di $174.419.000, dell’anno precedente con una diminuzione del 9% in quantità e del 8,7% in valore. Le importazioni dalla Nuova Zelanda – quinto paese fornitore del mercato statunitense in quantità e terzo in valore – sono ammontate, nei primi otto mesi del 2018, a 487.230 ettolitri, per un valore di $296.083.000, contro i 459.250 ettolitri, per un valore di $275.319.000, dell’anno precedente con un amento del 6,1% in quantità e del 7,5% in valore.