Italian design was only recently celebrated in LA with the Italian Design Day and it is once again time to talk about Italy’s most creative minds and their ties with the US. What’s really striking, in the case we’re about to see together in a few lines, is how these artists are the minds behind some of the most iconic pop culture symbols of the US – of New York, more specifically – yet their connection with them is barely know, at least to those who are not into the profession.
Lella and Massimo Vignelli were born and bred Italian, but made of the US their home and, I dare say, it is certainly in the US their designs got cult status. You wonder why? I’ll give you a hint: the Bloomingdale’s logo and the ageless 1970s New York underground map, both are the work of Massimo and Lella.
A bit of background on the couple though: Massimo was born in Milan in 1931 and visited the US for the first time at the end of the 1950s. Shortly after, he and his wife Lella, it was 1960, opened the Vignelli Office of Design and Architecture in Milan: while Massimo was the more creative side of their venture, Lella, well grounded and business savvy, got soon in charge of all that was related to marketing and finances. Don’t be fooled: she was an architect, too, and knew how to be of immense inspiration for the company.
In fact, Lella’s experiences in design developed in Chicago, where she became, still very young, a member of Skidmore, Owings and Merrill, just one year before founding the Vignelli Office of Design with her husband. She a graduate of the MIT School of Architecture, he of the Politecnico di Milano, their union speaks of Italian-American greatness even when it comes to the schools they attended. Their very aim, perfectly achieved in life, was to be heart-and-soul Italians and heart-and-soul Americans at the same time, and it is a bit the symbol of how many members of the Italian-American community feel about themselves: equally attached to both countries, their personal identity the very mirror of the two places they carry within their heart.
Torniamo a bomba, as we say in Italy: it’s 1960 when the Vignellis open their design studio in Milan, both of them with American experiences on their shoulders. Six years later, they decided to open a New York City branch and that’s when history was made, because that’s the moment their influential hand began to create American masterpieces. One of the first was the logo for American Airlines: do you remember, the double capitalized As in red and blue, with the stylized eagle in the middle? That was Massimo’s work, so perfectly modern and essential – although he apparently didn’t want to include the eagle in it, but was somehow forced to do it by company requirements – to last until 2013, when it was substituted with the current simple, eagle shaped logo.
And what about Bloomingdale’s? Yes, another iconic symbol of America, at least in our European eyes: those elegant brown bags, with the clean, simple yet incisive lettering, were his invention. And so it was, of course, the logo for the store itself: a fan of essential, modernist designs, Vignelli was a supporter of only a few typed fonts, Helvetica above them all, but also Bauhaus typeface Futura, the one he chose, in the 1970s, for the famous chain store. Legend says he came out with the idea only a few minutes after being given the assignment, but kept it a secret to justify the salary he had requested. True or not, Bloomingdale’s certainly gained in popularity and sleekness, in all these years, much more than what it paid Vignelli for his instinctive creation.
However, the most famous among all of Vignelli’s works remains his 1972’ s take on the New York subway map. So influential was his work on it, that it recently became the subject of a whole book, Emiliano Ponzi’s The Great New York Subway Map, commissioned by MoMA in New York and the New York Transit Museum. The book tells us the illustrated story of how Vignelli simplified the original confusing and intricate map: in the 1970s, NY subway was already enormous and complex, and navigating it wasn’t as simple as it is today, also because of how difficult it was to read its map.
Vignelli, in his typical style, cleaned it out, simplified it, color coded it and transformed all twists and turns in 90 degrees angles, to make its reading more immediate. Even though it was substituted with another design in 1979 – some disliked the fact it didn’t respect the city’s actual topography – it is still considered one of the best examples of modern designing and it is part of New York’s MoMA permanent collection.
And do you know that chair, the one you find a bit everywhere in public spaces, with a seat that looks like a folding napkin? Known, obviously enough, as the “handkerchief chair,” it is another very popular design created by Vignelli.
Lella and Massimo lived a life made of creativity, mutual respect, love and professional interaction: a well functioning example of how, when there’s chemistry, everything can happen. They also left this world only a couple of years apart, him in 2014, her in 2016. Their inheritance lies in the company they funded of course, but also in the creative patrimony they have left us, a patrimony made in Italy, but that in a certain way changed a bit how America looks.
Il design italiano è stato celebrato di recente a Los Angeles con l’Italian Design Day ed è ancora una volta il momento di parlare delle menti più creative d’Italia e dei loro legami con gli Stati Uniti. Ciò che colpisce davvero, nel caso di cui stiamo per trattare insieme in poche righe, è come questi artisti siano la mente che sta dietro alcuni dei simboli più iconici della cultura pop degli Stati Uniti – di New York, più specificamente – eppure il legame con loro si conosce a malapena, almeno per quanti non sono del settore.
Lella e Massimo Vignelli sono nati e cresciuti in Italia, ma hanno fatto degli Stati Uniti la loro casa e, oserei dire, è certamente negli Stati Uniti che i loro progetti sono diventati di culto. Ti chiedi perché? Ti darò un suggerimento: il logo di Bloomingdale e l’intramontabile mappa sotterranea di New York degli anni ’70, entrambi sono opera di Massimo e Lella.
Un po ‘di storia della coppia: Massimo è nato a Milano nel 1931 e ha visitato gli Stati Uniti per la prima volta alla fine degli anni ’50. Poco dopo, insieme a sua moglie Lella, era il 1960, aprì lo studio di design e architettura Vignelli a Milano: mentre Massimo era il lato più creativo dell’impresa, Lella, ben motivata ed esperta di business, si fece presto carico di tutto ciò era legato al marketing e alle finanze. Non fatevi ingannare: era anche lei architetto e sapeva essere di immensa ispirazione per la compagnia.
In effetti, le esperienze di Lella nel design si erano sviluppate a Chicago, dove era diventata, ancora molto giovane, membro di Skidmore, Owings e Merrill, solo un anno prima di fondare lo studio di design Vignelli con suo marito. Diplomata al MIT School of Architecture, lui al Politecnico di Milano, la loro unione parla della grandezza italo-americana anche quando si tratta delle scuole che hanno frequentato. Il loro vero obiettivo, perfettamente raggiunto nella vita, doveva essere al contempo cuore e anima italiano e cuore e anima americano, ed è un po’ il simbolo di quel che sentono tanti componenti della comunità italo-americana di se stessi: ugualmente legati a entrambi i Paesi, la loro identità personale è lo specchio dei due luoghi che portano nel cuore.
Torniamo a bomba, come diciamo in Italia: è il 1960 quando i Vignelli aprono il loro studio di design a Milano, entrambi con esperienze americane alle spalle. Sei anni dopo, decidono di aprire una filiale a New York ed è in quel momento che la storia ha inizio, perché quello è il momento in cui la loro mano influente ha iniziato a creare capolavori americani. Uno dei primi è stato il logo di American Airlines: ricordate la doppia A maiuscola in rosso e blu, con l’aquila stilizzata al centro? Quello era il lavoro di Massimo, così perfettamente moderno ed essenziale – anche se a quanto pare non voleva includere l’aquila in esso, ma in qualche modo fu costretto a farlo per esigenze aziendali – durato fino al 2013, quando è stato sostituito con l’attuale, semplice, logo a forma di aquila.
E che dire di Bloomingdale? Sì, un altro simbolo iconico dell’America, almeno ai nostri occhi europei: quelle eleganti borse marroni, con la scritta pulita, semplice ma incisiva, erano la sua invenzione. E così è stato, ovviamente, il logo del negozio stesso: fan del design essenziale e modernista, Vignelli era un sostenitore di pochi font tipografici, Helvetica fra tutti, ma anche il carattere tipografico Bauhaus Futura, quello scelto, negli anni ’70, per la famosa catena di negozi.
La leggenda dice che gli venne l’idea solo pochi minuti dopo aver ricevuto l’incarico, ma mantenne il segreto per giustificare il compenso richiesto. Vero o no, Bloomingdale ha sicuramente guadagnato popolarità e lucidità, in tutti questi anni, molto più di quello che ha pagato Vignelli per la sua creazione istintiva.
Tuttavia, la più famosa tra tutte le opere di Vignelli rimane la sua interpretazione del 1972 della mappa della metropolitana di New York. Il suo lavoro è stato così influente, che è diventato di recente l’argomento di un intero libro, The Great New York Subway Map di Emiliano Ponzi, commissionato dal MoMA di New York e dal New York Transit Museum. Il libro ci racconta la storia illustrata di come Vignelli ha semplificato l’originale mappa, confusa e intricata: negli anni ’70 la metropolitana di New York era già enorme e complessa, e la navigazione non era così semplice come lo è oggi, anche a causa di quanto fosse difficile leggerne la mappa. Vignelli, nel suo stile tipico, la pulì, la semplificò, la codificò a colori e trasformò tutte le svolte e gli angoli a 90 gradi, per rendere più immediata la sua lettura. Anche se è stata sostituita da un altro design nel 1979 – alcuni non amavano il fatto che non rispettasse la topografia reale della città – è ancora considerata uno dei migliori esempi di design moderno e fa parte della collezione permanente del MoMA di New York.
E quella sedia, quella che trovi un po ‘ovunque negli spazi pubblici, con il sedile che sembra un tovagliolo piegato? Conosciuta, abbastanza ovviamente, come “sedia fazzoletto”, è un altro esempio di design molto popolare creato da Vignelli.
Lella e Massimo hanno vissuto una vita fatta di creatività, rispetto reciproco, amore e interazione professionale: un esempio ben funzionante di come, quando c’è chimica, tutto può accadere. Hanno lasciato questo mondo solo a un paio di anni di distanza, lui nel 2014, lei nel 2016. La loro eredità risiede nella compagnia che hanno fondato, naturalmente, ma anche nel patrimonio creativo che ci hanno lasciato, un patrimonio Made in Italy, ma che in un certo modo ha cambiato un po’ l’aspetto dell’America.
Unlike many news organizations, instead of putting up a paywall we have eliminated it – we want to keep our coverage of all things Italian as open as we can for anyone to read and most importantly share our love with you about the Bel Paese. Every contribution we receive from readers like you, big or small, goes directly into funding our mission.
If you’re able to, please support L’Italo Americano today from as little as $1.