In Italia il turismo è un settore vitale ed essenziale della vita economica. Basti il dato occupazionale: impiega complessivamente 1 milione e 200 mila persone in oltre 415mila imprese. O il valore aggiunto di oltre 63 miliardi di euro, per una quota pari al 6% del totale nazionale.
Ma la crisi c’è anche per questo comparto e si fa sentire. A fine novembre, a Roma, Assoturismo-Confesercenti ha fatto il punto. Se da un lato si registrano gli effetti della crisi, con un calo del -6.6% per gli arrivi e del -7.5% per le presenze nei primi 7 mesi del 2012, dall’altro i dati mostrano i segni del malessere delle imprese. Nel biennio 2010-2012 si è avuto un progressivo aumento dei costi a carico degli imprenditori, causato dalla pressione fiscale e dalla maggiorazione dei costi di servizi e tariffe (come i rifiuti +7% o il servizio idrico +12,8%). A questo si combini l’effetto crisi: i primi otto mesi del 2012 hanno segnato un calo del fatturato del 10% rispetto allo stesso periodo del 2011 con una perdita del -2.6% di presenze alberghiere complessive. Risultati evidentemente difficili da sostenere per gli albergatori dovuti anche alle tariffe ferme da circa tre anni.
Un segnale positivo, ma anche una reazione, un’alternativa per incrementare le prenotazioni, arriva in maniera crescente dal web. L’80% delle strutture alberghiere sono presenti online, il 33,3% sui social network, il 59% delle strutture si rivolge ai portali dedicati per la promozione turistica, il 37% delle vendite di pacchetti vacanze av-viene online, il 48% delle strutture permette la prenotazione attraverso sistemi di booking online, il 41% dei turisti ha utilizzato internet per informarsi sulla struttura turistica.
Numeri in crescita, anche se ancora molto resta da fare, che dimostrano come l’evoluzione informatica sia un vantaggio e uno strumento sempre più insostituibile per la sopravvivenza sul mercato, anche in tempo di crisi.