The greatest lesson is that at 90, she still looks toward tomorrow and her next film. For her, cinema has always meant the ability to dream, to set aside reality, and to be charmed by the evocative power of the big screen—the attraction of stories she knows how to tell and the emotions she brings to life.
She is Sophia Loren, the queen of Italian cinema, whom Hollywood has recently celebrated, making her feel cherished in what has always been “her” Los Angeles. A heartfelt standing ovation embraced her at the Academy Museum theater during a retrospective organized with Cinecittà, retracing her extraordinary career—a journey that is even more remarkable when one considers where Loren began. She has often spoken of those years of hardship during World War II—a time echoed today in the many war zones filling our news, robbing children of dreams and childhood. She, too, was once one of those children: terrified under bombings, in extreme poverty, without food, balancing the constant risk of death against the hope of survival, amid epidemics and a search for shelter and even water.
“I want to think about my next film,” she said at the Academy, adding, “I hope to never retire.”
The tenacious young girl who once felt defenseless has become a star in Hollywood’s firmament. She honors her roots while continuing to look ahead to her next project, moving forward, just as in the title of her most recent film, directed by her son Edoardo: The Life Ahead.
In recent weeks, another giant of cinema, Italian-American Martin Scorsese, whom we featured on the cover, shared a similar sentiment. Approaching his 82nd birthday on November 17, he remarked, “I have no intention of saying goodbye to cinema. I still have a few films to make, and I hope God gives me the strength and the funds to do so.” Scorsese, currently at work on a project in Rome, announced last year his plans for a film on the life of Jesus following a meeting with Pope Francis, with whom the Last Temptation of Christ director has a unique connection. In Sicily, he’s overseeing a docufilm and shared, “I’ve become fascinated by archaeological excavations, wanting to understand how ancient worlds functioned.” For Scorsese, too, the spark for cinema was ignited in childhood. “Since I first watched Rossellini’s Paisan over 70 years ago with my grandparents and parents, Italian cinema has held a very special place in my heart—a presence that has guided, supported, and inspired my work as a filmmaker,” he said while accepting the Stella della Mole Award in Turin.
The spirit of these icons offers a profound life lesson—not merely an expression of their love for acting or directing but an invitation to pursue dreams, keep passions alive, and embrace the untamed imagination of the child within us. It’s a reminder that dreams only remain unfulfilled if we never try to bring them to life. Not everyone can become Loren or Scorsese, but at least we can say we tried.
In this pursuit—always a leap of faith, as it was for every film and each step in their unparalleled careers—they are much like the millions of immigrants who, then as now, “give it a try.” They defy gravity, risking falls along the way, crossing oceans, leaving behind the comfort of home in search of a better life.
The last great diva of Hollywood’s golden age was especially generous during her 90th birthday celebration in Los Angeles, following a tribute in Rome. She described what cinema means to her without wasting a word: “Being here is truly special for me, because Hollywood films taught me how to dream.” For her, cinema is a lifeline—not simply a career, fame, or success, though all these have been part of her journey. It’s about light, freedom, hope, escape, solace, healing, imagination, rebirth, renewal—and indeed, dreaming. “My eyes and heart were enchanted by Rita Hayworth, Ginger Rogers, and Fred Astaire.” Enchantment—that’s the true magic of cinema, a magic we should never forget as the lights dim in the theater.
La lezione più grande è che a 90 anni pensa a domani, al prossimo film, a fare quel cinema che per lei ha sempre significato la capacità di sognare, di mettere da parte la realtà e lasciarsi sedurre dalla potenza evocativa del grande schermo, dal fascino delle storie che sa raccontare e delle emozioni che sa regalare.
Lei è Sophia Loren, la regina del cinema italiano che Hollywood ha appena festeggiato e fatto sentire amata e accolta in quella che è stata anche la “sua” Los Angeles.
Una commossa standing ovation l’ha abbracciata al teatro dell’Academy Museum in occasione della retrospettiva organizzata in collaborazione con Cinecittà, per ripercorrerne la talentuosa e soprattutto incredibile carriera, se si pensa da dove la Loren è partita. Lei stessa ha sempre raccontato quell’epoca di patimenti subiti durante la II guerra mondiale che oggi si replica nei tanti teatri di guerra che riempiono i nostri telegiornali e rubano i sogni e l’infanzia ai bambini. Lei stessa è stata una di loro: impaurita sotto i bombardamenti, in estrema povertà, senza cibo, tra la costante possibilità di morire e la speranza di sopravvivere, tra le epidemie e la ricerca di rifugi e persino di acqua da bere.
“Voglio pensare al mio prossimo film” ha detto all’Academy e “spero di non andare mai in pensione”.
Quella tenace bimba indifesa diventata star del firmamento hollywoodiano, non dimentica le origini ma pensa al prossimo progetto, continua a guardare al domani esattamente come dice il titolo dell’ultimo film girato con la regia del figlio Edoardo: La vita davanti a sé.
Nelle scorse settimane aveva detto così anche l’altro gigante a cui abbiamo dedicato la copertina, l’italoamericano Martin Scorsese che compirà 82 anni proprio il 17 novembre: “Non intendo assolutamente dire arrivederci al cinema. Devo fare ancora alcuni film e spero che Dio mi dia la forza e i soldi per farli”. Confermando di lavorare a un progetto a Roma (l’anno scorso aveva annunciato un film sulla Vita di Gesù, dopo aver incontrato papa Francesco con cui il regista de L’ultima tentazione di Cristo ha un rapporto particolare), in Sicilia sta seguendo la lavorazione di un docufilm: “Mi sono appassionato agli scavi archeologici per capire come funzionavano i mondi di tanti anni fa”. Anche per lui la scintilla per il cinema era scoccata da bambino. “Sin da quando, più di 70 anni fa, sedevo con i miei nonni e i miei genitori a guardare Paisà di Rossellini in televisione, il cinema italiano ha occupato un posto molto speciale nel mio cuore, una presenza che mi ha guidato, sostenuto, spronato nel mio lavoro di cineasta” ha detto ricevendo a Torino il Premio Stella della Mole.
Lo spirito di questi grandi è una lezione di vita, non solo di amore per il mestiere di attrice o regista. E’ un invito a inseguire sempre i sogni, le proprie passioni, a non perdere di vista lo sguardo indomito del bambino dentro di noi, pieno di sogni che restano nel cassetto solo se non proviamo mai a tirarli fuori. Certo, non tutti possono diventare Loren o Scorsese ma almeno sapremo di averci provato.
In questo tentativo, che è sempre un salto nel vuoto (lo è stato anche per tutti i loro film e tutti i passi delle loro impareggiabili carriere), sono stati molto simili ai milioni di emigranti che, ieri come oggi, “ci provano”. Sfidano la legge di gravità ovvero rischiano di cadere lungo il percorso ma oltrepassano l’oceano, si mettono alle spalle il conforto della terra natia e tentano la fortuna alla ricerca di una vita migliore.
L’ultima grande diva dell’epoca d’oro di Hollywood, nella serata che dopo Roma anche Los Angeles le ha regalato per il 90° compleanno, è stata generosa. Ha spiegato cos’è per lei il cinema senza sprecare una parola: “Essere qui è davvero speciale per me, perché i film di Hollywood mi hanno insegnato a sognare”. Il cinema, dunque, come ancora di salvezza. Non un mestiere, una carriera, la popolarità o il successo, che pure ci sono stati. Il cinema come luce, libertà, speranza, evasione, sollievo, cura, fantasia, rinascita e rigenerazione, e sogno, appunto. “Occhi e cuore si lasciavano incantare da Rita Hayworth, Ginger Rogers e Fred Astaire”. Ecco qui la parola esatta: incantare. Ed è proprio questa la magia del cinema che non bisogna mai dimenticare appena si spengono le luci in sala.