Dante holding the Divine Comedy; in the background, Florence and the Mountain of Purgatory (Photo: Conde/Dreamstime)

The Italian language evolved through a long and gradual process, which began with the decline of the Roman Empire in the fifth century. It wasn’t until the year 1000 that the first texts began to appear in the vernacular—no longer in Latin, the language of scholars and the Church.

Although the Tuscan dialect, used by three of the most important poets of the 13th century (Alighieri, Boccaccio, and Petrarch), formed the foundation of modern Italian, the language as we know it today is the result of a long process of evolution that only became solidified in the late 19th century. As Italy itself came into existence—the nation only unified in 1861, overcoming the divisions between its many small states often governed by foreign powers—writers and intellectuals began contemplating the need to standardize the Italian dialects, which had been spoken for centuries in different areas, each representing distinct cultural realities.

The spread of standard Italian only began in earnest in the 1950s, when the country underwent a period of complete political, social, and economic reconstruction following World War II, aided by mass schooling (the Italian Constitution, which came into effect in January 1948, guaranteed everyone the right to basic education). A significant contribution to the spread of standard Italian also came from television, which played a crucial role in homogenizing speech (as well as customs), helping to bridge regional differences. During the economic boom from 1958 to 1962, television became a tool for transmitting cultural programs and language models. The famous show Non è Mai Troppo Tardi (It’s Never Too Late), hosted by teacher Alberto Manzi, became iconic. Between 1960 and 1968, thanks to his lessons, many illiterate Italians learned to read and write. It is estimated that, during this period, around one and a half million Italians obtained their elementary school diploma.

Italian is a language characterized by a rich vocabulary, idiomatic expressions, and semantic nuances. A complete dictionary may contain anywhere from 80,000 to 250,000 words, though not all of them are in common use. Research conducted a few years ago revealed that in daily conversations, about half of the population uses only 3,000 words. On one hand, this highlights the importance of reading as a means of enriching vocabulary and enhancing conceptual understanding. On the other hand, it demonstrates how the natural tendency toward simplification can strip the Italian language of its rich nuances.

These variations are a result of Italy’s long history and the cultural legacies left by the many dominations that have crossed its path. They also reveal a living language that continues to evolve, change, forget certain words, and introduce others. Every year, dictionaries are updated with neologisms, youth slang, and colloquial expressions, keeping pace with both the spoken language and Italians’ tendency toward foreign words (with English words often being overused, even when Italian equivalents exist).

In this context, the work of the Accademia della Crusca is particularly noteworthy. The world’s oldest linguistic academy, it was founded with the goal of studying the national Italian language. Established in Florence in 1582, it aimed to separate the “wheat” (the good language, identified with 14th-century Florentine) from the “chaff.” Today, the Academy publishes an online list of new words, prefaced by a “note to readers” that explains: “If the editorial team dedicates a detailed entry to a word, this does not mean that it is promoting its use. The entries are meant to serve as tools for understanding and deepening knowledge of a language—our language—which is constantly evolving. The words that become part of Italian, like those of any natural language, cannot be decided or chosen from above, but are those that spontaneously take root in the speakers’ usage, based on the normal dynamics of how languages function.”

Language is the primary means by which a culture expresses itself, and speaking it is a way to understand that culture. It is no coincidence that LItalo-Americano is published in two languages—the one spoken daily (English) and the one studied, loved, or remembered (Italian). It is also no coincidence that those who enroll in an Italian course at the Italian Cultural Institute of Los Angeles receive a free digital subscription to our newspaper. Language must be practiced, and this is an invitation to read our pages to discover, through the myriad nuances of Italian, the ever-changing colors of Italy’s stories and places. Choosing to receive LItalo-Americano at home is an excellent way to stay connected with, or become familiar with, Italy’s culture and beauty. After all, it only costs 24 euros to receive a copy for an entire year!

La lingua italiana si è evoluta attraverso un processo lungo e graduale, che inizia quando tramonta l’Impero romano, nel quinto secolo. Bisogna aspettare l’anno Mille per cominciare a leggere i primi testi scritti non in latino, lingua colta e della chiesa, ma in volgare. 

Se il toscano, usato dai tre dei più importanti poeti del XIII secolo (Alighieri, Boccaccio e Petrarca), è stato la base dell’italiano moderno, la lingua come la conosciamo oggi è il risultato di un lungo processo di evoluzione che andò definendosi nel tardo Ottocento. Mentre nasceva l’Italia (l’unità arrivò solo nel 1861) superando le divisioni dei tanti staterelli spesso governati da potenze straniere, scrittori e intellettuali cominciarono a ragionare sulla necessità di uniformare i dialetti italici, le lingue parlate per secoli nelle varie aree e vere e proprie realtà culturali. 

La diffusione dell’italiano standard si avrà solo a partire dagli anni Cinquanta, quando il Paese affronterà un periodo di completa ricostruzione politica, sociale, economica dopo la seconda guerra mondiale passando dalla scolarizzazione di massa (la Costituzione Italiana entrata in vigore nel gennaio 1948 diede a tutti il diritto all’educazione scolastica di base). Un grosso contributo arriverà poi dalla diffusione della televisione che contribuì fortemente a omogenizzare il parlato (ma anche i costumi) superando le differenze regionali. Con il boom economico, fra il 1958 e il 1962, la televisione divenne un mezzo per trasmettere programmi culturali e modelli linguistici. Famoso è lo show “Non è mai troppo tardi” presentato dal maestro Alberto Manzi. Tra il 1960 e il 1968, grazie alle sue lezioni, molti analfabeti impararono a leggere e scrivere. Una stima rileva che, in quel periodo, circa un milione e mezzo di italiani ottenne la licenza elementare.

L’italiano è una lingua caratterizzata da un ricchissimo vocabolario, espressioni idiomatiche e sfumature semantiche. Un dizionario completo può contenere dalle 80.000 alle 250.000 voci. Ma ovviamente non tutte vengono usate. Alcune ricerche portate avanti qualche anno fa, hanno calcolato che nelle conversazioni quotidiane circa la metà della popolazione utilizza appena 3000 parole. Il che da un lato motiva l’importanza della lettura come arricchimento verbale prima ancora che concettuale e, dall’altro, come la naturale tendenza alla semplificazione prosciughi le mille sfumature che trasmette la lingua italiana. Variazioni che dipendono dalla lunghissima storia alle spalle, dalle eredità culturali lasciate dalle tante dominazioni che l’hanno attraversata. Ma racconta anche di una lingua viva che si evolve, cambia, dimentica qualcosa e introduce qualcos’altro. Ogni anno i vocabolari si aggiornano aggiungendo neologismi, slang giovanili ed espressioni gergali, inseriscono parole per tenere il passo con il parlato ma anche con una certa esterofilia degli italiani che tendono a usare tantissime parole straniere (gli inglesismi spesso sono invadenti) anche quando ne ha di equivalenti. 

Molto interessante in proposito è il lavoro dell’Accademia della crusca, la più antica accademia linguistica del mondo nata con lo scopo di studiare la lingua nazionale italiana. Sorse nel 1582 a Firenze per separare il ‘fior di farina’ (cioè la buona lingua, identificata con il fiorentino del Trecento), dalla ‘crusca’. Oggi pubblica online l’elenco delle parole nuove preceduto da un “avviso ai lettori” che dice: “Se la redazione dedica una scheda di approfondimento a una parola non significa che ne sta promuovendo l’uso. Le schede sono pensate come strumenti di comprensione e approfondimento di una lingua, la nostra, che è in continua evoluzione. Le parole che fanno parte dell’italiano, come di qualsiasi lingua naturale, non possono essere decise o scelte dall’alto, ma sono quelle che spontaneamente si attestano negli usi dei parlanti, sulla base delle normali dinamiche di funzionamento delle lingue”.

La lingua è il mezzo principe che esprime la cultura di un popolo e parlarla significa capirlo. Non è un caso che L’Italo-Americano pubblichi in due lingue, quella parlata (l’inglese) tutti i giorni e quella studiata o amata o ricordata (l’italiano) e non è un caso che chi si iscrive a un corso di italiano all’Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles, riceva un abbonamento digitale gratuito al nostro giornale. La lingua va praticata e questo è un invito a leggere le nostre pagine per scoprire, nelle mille sfumature dell’italiano, i colori sempre nuovi delle storie e dei luoghi d’Italia. Scegliere di ricevere a casa L’Italo-Americano è un ottimo esercizio per rimanere in contatto o conoscere la cultura e la bellezza dell’Italia. In fondo bastano soltanto 24 euro per ricevere una copia per un anno intero!

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