Believing in an idea, dreaming of effecting change, relying on one’s own convictions, and striving relentlessly to manifest them into reality – this, fundamentally, is what propelled millions of immigrants to venture to the Americas and roll up their sleeves to carve out their fortunes from nothing. Yet, it is also the enduring determination that continues to propel countless individuals worldwide, forsaking all to seek a better beginning, often at the expense of relationships, belongings, and even life itself, without any assurance of success. It’s this very resilience that forged an intimate connection between Mother Cabrini and those she served.
“We are bold or we die. That is how I learned to live in America.” The trailer opens with this quote, set against a backdrop of sepia-toned dust, evoking an era of profound adversity that feels distant in time yet achingly familiar in its essence. Beneath the veneer of historical setting and attire lies a narrative that remains profoundly relevant, underscoring the timeless nature of human emotion, struggle, and resilience.
Let’s talk about this female epic, which began in the small town of Sant’Angelo Lodigiano in Lombardy and found its way to the heart of the United States, following the dreams and struggles of Italians seeking fortune in America. It’s not just because the latest film by Alejandro Gómez Monteverde, a talented Mexican director inspired by Christian themes, which tells her story (1850-1917), premiered in Los Angeles, but also because there are several elements that connect Cabrini to L’Italo-Americano.
Firstly, our newspaper’s origins lie in that period, in those immigrant communities that, amidst prejudice and hardship, forged a path, altering a seemingly predestined fate. Secondly, our newspaper was born precisely to give a voice to those who would otherwise have been excluded, and who, gradually, overturned their fortunes, greatly contributing to the progress of this nation. Thirdly, the heart of L’Italo-Americano beats in the history of Italian immigration, which continues even today. Fourthly, here in California, Italian missions and the church have always been closely connected to the community and initially served as a crucial interface for the newspaper. And fifthly, a few years ago, coinciding with the celebrations in the Lodigiano for Mother Cabrini, a race was organized in which runners wore T-shirts featuring Italian-American newspapers… including ours!
Returning to the film, on March 8th (a date not chosen by chance), “Cabrini,” about the story of Saint Frances Xavier Cabrini (a name she added in honor of Saint Francis Xavier, a missionary priest in the Far East), patron saint of immigrants and founder of the Missionary Sisters of the Sacred Heart of Jesus, will be released in US theaters.
In late 19th-century Italy, hundreds of thousands of Italians left their homeland in search of a better life. Their dreams were not always fulfilled, and the consequences of the journey, integration, living, and working conditions were often extremely dramatic. She was asked to depart and dedicate herself to Italian immigrants, but upon arriving in New York, like them, she found herself with nothing: no home, no schools, no orphanages. There were many obstacles to overcome. Mother Cabrini did not give up, thanks to her unwavering faith, which led her to become the first American saint (she obtained US citizenship). But her story is also an intriguing lens through which to view the world of North American migration. Not only do her works matter – founding 67 institutions including schools, hospitals, and orphanages – but also her mission: she played a central role in the growth of the Italian community in the United States and in many other parts of the world.
Mother Cabrini’s pioneering action “helped change America from the bottom up, being the voice of the many migrants who were marginalized in America’s society. She gave Italian migrants hope first and foremost, along with dignified reception, care for the sick, and progressive integration into society with particular attention to women and the promotion of their dignity. She understood that the world was changing and that migratory flows would characterize the new society forming, anticipating what would later become the great Italian migration worldwide.” This was expressed by Christian Di Sanzo, a congressman elected in North and Central America, at the opening of the exhibition “Mother Cabrini and the Pilgrim Angels” in Rome, curated by Meo Carbone, a prominent figure in the Italian community in Chicago. “In addition to material assistance,” he recalled, “she contributed to integration through language courses, bureaucratic assistance, and by maintaining ties with families of origin. Her constant commitment against racial discrimination and for the improvement of women’s conditions left a lasting imprint on the Italian-American community.” It’s essential to know her, in short, to understand a piece of our history.
Credere in un’idea, sognare di cambiare le cose, contare su se stessi e le proprie motivazioni e lottare per trasformarle in realtà con volontà e opere. E’ questo, in fondo, quello che ha spinto milioni di emigranti a partire per le Americhe e a rimboccarsi le maniche per riuscire a costruire dal nulla la propria fortuna. Ma è anche la stessa tenace motivazione che continua a muovere milioni di persone nel mondo che, lasciandosi tutto alle spalle, emigrano nella speranza di migliorare la situazione di partenza, spesso sacrificando affetti, appartenenze e persino la vita, pur senza certezze di successo. Ma è anche ciò che ha reso Madre Cabrini così vicina alle persone che aiutava.
“We are bold or we die. That is how I learned to live in America”. Il trailer comincia citandone un pensiero sullo sfondo seppiato e polveroso di un tempo di grandi miserie che ci sembra lontanissimo nel tempo ma che è estremamente attuale se non fosse per i luoghi d’ambientazione, l’abbigliamento o le condizioni generali di vita. Ma se non ci si lascia distrarre dalle apparenze, i sentimenti, le difficoltà e la sostanza degli eventi, sono attualissimi. “Siamo tutti esseri umani e siamo tutti uguali”, altro tema che si ascolta nel trailer, è stato il motore che ha spinto la battaglia sociale della futura santa ma anche la forza motrice che lo rende non un film religioso, come potrebbe apparire visto che la protagonista è una suora, ma un film su una religiosa che mostra la forza di una combattente.
Parliamo di quest’epopea al femminile, partita dal minuscolo Sant’Angelo Lodigiano in Lombardia e arrivata nel cuore degli Stati Uniti, seguendo i sogni e le sofferenze degli italiani che cercavano fortuna in America, non solo perché a Los Angeles è stato presentato in anteprima l’ultimo film di Alejandro Gómez Monteverde, talentuoso regista messicano di ispirazione cristiana che ne racconta la vita (1850-1917), ma perché c’è più di un elemento che lega Cabrini a L’Italo-Americano.
Il primo è che le origini del nostro giornale affondano in quel periodo, in quelle comunità di emigrati che tra pregiudizi e difficoltà si sono fatte strada cambiando un destino che sembrava segnato. Il secondo è che il vostro giornale è nato proprio per dare voce a quegli ultimi che altrimenti sarebbero stati tagliati fuori e che invece poco alla volta hanno ribaltato le sorti e hanno grandemente contribuito al progresso di questa nazione. Il terzo è che il cuore de L’Italo Americano batte proprio nella storia dell’emigrazione italiana, che continua ancora oggi. Il quarto è che anche qui in California le missioni e la chiesa italiana sono sempre state molto vicine alla comunità e nella fase inziale sono state un’interfaccia fondamentale del giornale e quinto, è che qualche anno fa, in concomitanza con le celebrazioni lodigiane della santa missionaria, è stata organizzata una corsa in cui i podisti hanno indossato magliette con le testate italoamericane… fra cui la nostra!
Tornando al film, l’8 marzo (data non casuale) uscirà nelle sale statunitensi “Cabrini” sulla storia di santa Francesca Saverio (nome che aggiunse in onore di san Francesco Saverio, sacerdote missionario nell’Estremo Oriente) Cabrini, patrona degli emigranti, fondatrice delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù.
Nell’Italia di fine ‘800, centinaia di migliaia di italiani lasciarono la propria terra in cerca di una vita migliore. Non sempre il loro sogno trovava compimento e le conseguenze del viaggio, l’inserimento, le condizioni di vita o di lavoro spesso erano estremamente drammatiche. A lei venne chiesto di partire e dedicarsi agli immigrati italiani ma una volta arrivata a New York, come loro, si trovò senza nulla: né casa, né scuole, né orfanotrofio. E saranno molti gli ostacoli da affrontare. “Mother Cabrini” non si arrenderà grazie alla fede incrollabile per cui è diventata la prima santa americana (ottenne la cittadinanza statunitense). Ma la sua storia è anche un interessante strumento per leggere il mondo dell’emigrazione nordamericana. Non contano solo le sue opere, ben 67 istituti tra scuole, ospedali e orfanotrofi fondati, ma la sua missione: ebbe un ruolo centrale nella crescita della comunità italiana negli Stati Uniti e in molte altre parti del mondo.
L’azione pioneristica di Madre Cabrini ha “contribuito a cambiare l’America con un’azione dal basso verso l’alto, essendo la voce di quei tanti migranti che in America erano rimasti ai margini della società.Ha dato ai migranti italiani prima di tutto la speranza e un’accoglienza dignitosa, una cura per chi era ammalato e un inserimento progressivo nella società con particolare attenzione alle donne e alla promozione della loro dignità. Aveva capito che il mondo stava cambiando e che i flussi migratori avrebbero caratterizzato la nuova società che si stava venendo a formare, anticipando quella che è poi stata la grande migrazione italiana nel mondo”. Così Christian Di Sanzo, deputato eletto in America Settentrionale e Centrale, all’inaugurazione romana della mostra “Madre Cabrini e gli Angeli Pellegrini”, curata da Meo Carbone, figura di spicco nella comunità italiana di Chicago. “Oltre all’assistenza materiale – ha ricordato – ha contribuito all’integrazione attraverso corsi di lingua, assistenza burocratica e mantenendo legami con le famiglie d’origine. Il suo costante impegno contro la discriminazione razziale e per il miglioramento delle condizioni delle donne ha lasciato un’impronta duratura nella comunità italoamericana”. Indispensabile conoscerla, insomma, per capire un pezzo della nostra storia.
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