A slice of paradise was created by a landslide at Mt. Rava a thousand years ago, forming Lake Scanno, a heart-shaped mountain lake 1,050 meters above sea level in the Sagittario Valley of Abruzzo. “It boasts incredible biodiversity just waiting to be discovered,” says Enzo Gentile, a local who volunteers at the Museo della Lana, a museum that tells the story of Scanno and its traditions.
As he sits on the shore of the “blue flag” lake, moments of energy catch Enzo’s attention as hundreds of swallows twirl in the turquoise sky. Scanno’s ancient pastoral traditions are so little altered by modern life that the romantic village still offers a beauty that has bewitched for centuries. Illustrious past residents include Italian poet Gabriele D’Annunzio and Dutch graphic designer M.C. Escher. “The youngest son of Welsh poet Dylan Thomas, Colm Thomas, lived by the lake. He died last year and is buried here,” says Enzo.
Composer Henry Mancini’s father, Quintiliano Mancini, was from Scanno. He left his birthplace for the US in 1910. Last year an historic district street was renamed after the writer of the Pink Panther theme. “Henry Mancini visited Scanno a couple of times and that’s it,” says Enzo. “I think he was absolutely terrified by the tortuous road to Scanno that D’Annunzio defined as ‘horrible and beautiful.’ But it’s actually the road to paradise,” says Enzo. Mancini’s heirs continue to come in the summer. “They have family houses here and visit the Italian branch of the Mancini family.”
Scanno is also called “the village of master photographers” as generations of great image shapers found inspiration here. They documented the things and experiences that are somewhat unique to the pristine scenery and settlement. “Henri Cartier-Bresson captured the beauty in 1951,” says Claudio Alessandro, author of the book Scanno, Il Borgo dei Fotografi. “Stimulated by Cartier-Bresson’s work, Mario Giacomelli and Renzo Tortelli visited Scanno in 1957 and again in 1959. Giacomelli’s pictures were bought by the MoMA in 1964.” Scanno’s fame spread as a hub for photographers: Gianni Berengo Gardin, Pepi Merisio, Ferdinando Scianna, Elliot Erwitt and Yoko Yamamoto among others.
“The reason of all this interest is not easy to explain,” says Claudio. “It is perhaps the landscape and the fascination of a place inhabited only by women always waiting for their husbands to return from the Transumanza, or higher pastures that enable the production of 19 types of cheese,” he says. “Or maybe for the sense of mystery created by the crooked alleys and the ancient female costumes, so rich and beautiful.” Elderly women still wear the costume muliebre on a daily basis. “It is composed of a dark colored wool skirt with a plain bodice and headscarf,” explains Barbara Bennett Woodhouse, a professor of law at Emory University in Atlanta who spends several months a year in Scanno. “The wedding outfit is more formal with lace collars and silver buttons and a gold chain. All are beautiful.”
Scanno has an unusually strong cultural identity. “Arriving in Scanno is like stepping back in time, not only because of the town’s history and its many traditions, but because of the sense of community that is so often lacking in modern times,” she says.
Professor Bennett Woodhouse happened to stop here in 2011 and decided that it would be a good site for her field work. “There were many young families and children playing in the piazza, and the surrounding streets and stairways seemed wonderful spaces for play,” she explains. She returned each year since 2012, drawing inspiration for a book now about to go to press. She had found the place she was looking for, a small community where she could study the daily life of Italian children. Her book on the ecology of childhood is the result. “Scanno had, and still has, a perfect combination of antiquity and modern design sensibility,” she says. “It is beautiful, welcoming and timeless.” Houses are artistic treasures, while arches and narrow steps lead to doorways high up, stairs that are called cemmause in local dialect.
Living in Scanno changed Professor Woodhouse. “It has enriched my life so much,” she says. “I always wear the Scanno earrings and a presentosa (pendant-amulet created for the bride or future bride) that my husband gave me.” The American couple renewed their vows in the village for their 50th anniversary “with Don Carmelo presiding in Santa Maria della Valle,” says the researcher.
“Scanno feels like home,” she remarks. “I love the sounds, the smells, the faces, the narrow streets, the steep stairs, the neighbors and friends who always greet me with “buongiorno” and “buonasera” and of course the flowers.” Her voice is filled with sheer joy.
On the contrary there’s a hint of melancholy in the voice of Dino Carfagnini, a 81-year-old resident of Boston who spends more than six months a year in his native Scanno: “My beloved spouse Lucia passed away six years ago,” he says. Being alone was difficult. His world changed, but Scanno remains his lasting Garden of Eden, offering pristine air and the tenderness of his childhood friends who still give him loving care.
Una fetta di paradiso è stata creata mille anni fa da una frana che ha formato il lago di Scanno sul Monte Rava, un lago di montagna a forma di cuore a 1.050 metri sul livello del mare nella Valle del Sagittario d’Abruzzo. “C’è un’incredibile biodiversità che aspetta solo di essere scoperta”, afferma Enzo Gentile, volontario del Museo della Lana, un museo che racconta la storia di Scanno e delle sue tradizioni.
Mentre si siede sulla riva del lago “bandiera blu”, momenti di energia catturano l’attenzione di Enzo mentre centinaia di rondini turbinano nel cielo turchese. Le antiche tradizioni pastorali di Scanno sono state così poco alterate dalla vita moderna che il romantico paesino offre ancora la bellezza che ha ammaliato per secoli. Illustri ospiti del passato includono il poeta italiano Gabriele D’Annunzio e il grafico olandese MC Escher. “Il figlio più giovane del poeta gallese Dylan Thomas, Colm Thomas, ha vissuto in riva al lago, è morto l’anno scorso ed è sepolto qui,” dice Enzo.
ll padre del compositore Henry Mancini, Quintilian Mancini, era di Scanno. Ha lasciato il luogo di nascita per gli Stati Uniti nel 1910. L’anno scorso, una strada storica del quartiere è stata ribattezzata per onorare l’autore del tema della Pantera Rosa. “Henry Mancini ha visitato Scanno un paio di volte e poi basta”, dice Enzo. “Penso sia rimasto assolutamente spaventato dalla strada tortuosa che porta a Scanno che D’Annunzio definì ‘orribile e bella’. Ma è davvero la strada per il paradiso”, dice Enzo. Gli eredi di Mancini continuano a venire in estate. “Hanno case di famiglia qui e fanno visita al ramo italiano della famiglia Mancini”. Scanno è chiamata anche “il villaggio dei maestri della fotografia” poiché generazioni di grandi creatori di immagini qui hanno trovato ispirazione. Hanno documentato cose ed esperienze che sono un po’ uniche considerato lo scenario incontaminato e il contesto. “Henri Cartier-Bresson ha catturato la bellezza nel 1951”, dice Claudio Alessandro, autore del libro Scanno, Il Borgo dei Fotografi. “Stimolati dal lavoro di Cartier-Bresson, Mario Giacomelli e Renzo Tortelli hanno visitato Scanno nel 1957 e di nuovo nel 1959. Immagini di Giacomelli sono state acquistate dal MoMA nel 1964.” La fama di Scanno si diffuse come centro nevralgico per i fotografi: Gianni Berengo Gardin, Pepi Merisio, Ferdinando Scianna, Elliot Erwitt e Yoko Yamamoto tra gli altri.
“Arriving in Scanno is like stepping back in time… Elderly women still wear the costume muliebre on a daily basis,” says Barbara Bennett Woodhouse. Photo: Cesidio Silla
“La ragione di tutto questo interesse non è facile da spiegare”, afferma Claudio. “È forse il paesaggio e il fascino di un luogo abitato solo da donne che aspettano sempre che i loro mariti tornino dalla Transumanza, o dai pascoli più alti che consentono la produzione di 19 tipi di formaggio”, dice. “O forse è per il senso di mistero creato dai vicoli tortuosi e dagli antichi costumi femminili, così ricchi e belli”. Le donne anziane indossano ancora il costume muliebre ogni giorno. “E’ composto da una gonna di lana di colore scuro con un corpetto semplice e un foulard” spiega Barbara Bennett Woodhouse, professoressa di Diritto presso l’Emory University di Atlanta che trascorre diversi mesi all’anno a Scanno. “L’abito da sposa è più formale con colletti di pizzo e bottoni d’argento e una catena d’oro. Sono tutti belli”.
Scanno ha un’identità culturale insolitamente forte. “Arrivare a Scanno è come tornare indietro nel tempo, non per la storia del paese e le sue numerose tradizioni, ma per il senso di comunità che spesso manca nei tempi moderni”, dice. La professoressa Bennett Woodhouse si è fermata qui nel 2011 e ha deciso che sarebbe stato un buon posto per il suo lavoro sul campo. “C’erano molte giovani famiglie e i bambini che giocavano nella piazza, e le strade e le scalinate circostanti sembravano essere spazi meravigliosi per giocare”, spiega. È tornata ogni anno dal 2012, traendo ispirazione per un libro che ora sta per andare in stampa. Ha trovato il posto che stava cercando, una piccola comunità dove poteva studiare la vita quotidiana dei bambini italiani. Il risultato è il suo libro sull’ecologia dell’infanzia. “Scanno ha avuto, e ha tuttora, una perfetta combinazione di antichità e sensibilità per il design moderno”, afferma. “È bella, accogliente e senza tempo”. Le case sono tesori artistici, mentre archi e stretti gradini portano a porte in alto, scale che sono chiamate cemmause nel dialetto locale.
Vivere a Scanno ha cambiato la professoressa Woodhouse. “Ha arricchito la mia vita così tanto”, dice. “Ho sempre indosso gli orecchini di Scanno e un presentosa (il ciondolo-amuleto creato per la sposa o futura sposa) che mio marito mi ha dato”. La coppia di americani ha rinnovato le promesse nuziali nel villaggio in occasione del loro 50° anniversario “con Don Carmelo a celebrare in Santa Maria della Valle “, dice la ricercatrice.
“Scanno mi fa sentire a casa”, osserva. “Amo i suoni, gli odori, i volti, i vicoli, le ripide scale, i vicini e gli amici che mi hanno sempre salutato con ‘Buongiorno’ e ‘Buonasera’ e, naturalmente, i fiori”. La sua voce si riempie di pura gioia. Al contrario, c’è un pizzico di malinconia nella voce di Dino Carfagnini, 81 anni, residente di Boston che trascorre più di sei mesi all’anno nella sua nativa Scanno: “La mia amata sposa Lucia è scomparsa sei anni fa” Io dice. Essere soli era difficile. Il suo mondo è cambiato, ma Scanno resta il suo duraturo Giardino dell’Eden, che offre aria pura e la tenerezza dei suoi amici d’infanzia che ancora gli prestano amorevoli cure.
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