Trombette are similar to zucchini, but more buttery (Photo: Smileus/Dreamstime)

For six years of my life, I lived in Liguria, before eventually settling back in my beloved Piemonte. While on the riviera, I had the habit to buy my vegetables and fruit from the farmers’ market that, twice a week, animated the breathtaking main square of the village: with its traditionally Ligurian colorful homes and the majestic baroque basilica that dominated it, I can guarantee you that taking a stroll through it was a panacea for all ailments.

Anyway, the farmers’ market! This time of the year, and well into the Summer, one of my favorite things to get was trombettea variety of zucchini, lighter in color, longer but with a smaller circumference. While similar in taste to their more famous cousins, they are somehow more delicate and creamier in texture: they are delicious, like zucchini, fried with eggs, or cooked with olive oil and vinegar. Good, old trombette have always been a pretty common vegetable on my kitchen table, even during my childhood in southern Piemonte, where Ligurian produce is easy to find and is grown by our local farmers, too. So, you may imagine my absolute surprise when I discovered, just a handful of weeks ago, that trombette are, in fact, at risk of extinction!

I was surfing the net in search of recipes for a dinner when I came across a very interesting piece by Federica Miceli, a young Social Media and content marketing specialist, published on the colorful food blog Italia in Tavola, of which she is also a founder. The article presented 10 Italian excellences, from vegetables to cheeses to sheep breeds, at “risk of extinction:” among them, also my beloved trombette. This delicious vegetable was imported directly, centuries ago, by Ligurian sailors from America and it is considered at risk because its cultivation is not widespread outside of the region; it owes its name, which means “little trumpet” in Italian, to the fact it tends to turn onto itself while growing.

But trombette are not the only unsuspected product on Miceli’s list, as we even find apples! Yes, this ubiquitous and popular fruit is having a hard time in Italy, or better, a variety of it is. The Campanina dell’Emilia apple, traditionally grown in the Modena province of Emilia used to be the most common in the region, so much so it’s the ad hoc type for the famous mostarda di mele Campanine, a fruit preserve traditionally served with meats. Unfortunately, Campanine apples do not yield as many fruits as other varieties, so their cultivation has been, especially after the end of the Second World War, substituted with other, more productive types.

I was surprised to find out that my region, Piemonte, is also at risk of losing one of its agro-food excellences, the Sambucana sheep. This breed, which hails from the beautiful Valle Stura, in the Maritime Alps, is not only known for its delicate meat but also because it is key in the maintenance of the local eco-system’s balance. FAO had already brought attention to the breed in 1985, when it had declared it officially at risk of extinction: back then, only 80 animals were alive. However, in a plot twist worthy of the best Agatha Christie novel, locals managed to save their iconic sheep from disappearing, by dedicating more time and space to their breeding. Today, there are about 5,000 Sambucana sheep in Valle Stura, and 10,000 lambs every year.

In beautiful Abruzzo, we encounter an iconic type of flour, which has been declared one of the rarest products in the world by the United Nations:  Solina wheat flour. Italy is not new to the rediscovery of old, traditional grains, but Solina wheat is incredibly special. The cereal, which is characterized by its resilience to cold and snow – as you would expect from a grain that grows high up in the Apennines – is another victim of the rise in popularity of highly productive wheat varieties that yield more for less investment and care. Will Solina wheat become one of the Belpaese resurrected grani antichi? Let us hope so. 

Cheeses from beautiful Sardinia (Photo: Massimocampanari/Dreamstime)

Last, but not least, a cheese. We must cross the Tyrrhenian and reach our emerald jewel, Sardinia, to find su casu cun s’axridda, a goat and sheep milk cheese, typical of the village of Escapalano, in the Cagliari province, famous for the peculiar technique used for its production. To protect the cheese from the Summer heat, local shepherds would cover it with clay: a method to preserve the cheese in time, but also something that gave it a special and unique aroma. Today, axridda is produced only locally and only by some families who have been keeping the tradition alive.

These are only a handful of the products mentioned by Italia in Tavola,  and I warmly suggest you go and check their full article, at www.italiaintavola.digital to get a fuller view of the matter and to enjoy a truly engaging read about the secret excellences of Italy we need to protect and save.

Per sei anni della mia vita ho vissuto in Liguria, prima di stabilirmi nuovamente nel mio amato Piemonte. Mentre stavo in riviera, avevo l’abitudine di acquistare la verdura e la frutta al mercato contadino che, due volte alla settimana, animava la splendida piazza principale del paese: con le sue case colorate, tradizionalmente liguri, e la maestosa basilica barocca che la dominava, posso garantirvi che passeggiare al suo interno era un toccasana contro tutti i malanni.

Ah, il mercato contadino! In questo periodo dell’anno, e anche in estate, una delle cose che preferisco è la trombetta, una varietà di zucchine di colore più chiaro, più lunghe ma con una circonferenza più piccola. Pur essendo simili nel gusto alle cugine più famose, sono in qualche modo più delicate e dalla consistenza più cremosa: sono deliziose, come le zucchine, fritte con le uova o cucinate con olio d’oliva e aceto. Le buone e vecchie trombette sono sempre state una verdura piuttosto comune sulla mia tavola, anche durante la mia infanzia nel sud del Piemonte, dove i prodotti liguri sono facili da trovare e vengono coltivati anche dai nostri agricoltori locali. Potete quindi immaginare la mia assoluta sorpresa quando ho scoperto, solo una manciata di settimane fa, che le trombette sono in realtà a rischio di estinzione!

Stavo navigando in rete alla ricerca di ricette per una cena quando mi sono imbattuta in un interessantissimo articolo di Federica Miceli, giovane social media e content marketing specialist, pubblicato sul coloratissimo food blog Italia in Tavola, di cui è anche fondatrice. L’articolo presentava 10 eccellenze italiane, dagli ortaggi ai formaggi alle razze ovine, a “rischio di estinzione”: tra queste, anche le mie amate trombette. Questo delizioso ortaggio fu importato direttamente, secoli fa, dai marinai liguri dall’America ed è considerato a rischio perché la sua coltivazione non è diffusa al di fuori della regione; deve il suo nome, che in italiano significa “piccola tromba”, al fatto che tende a girare su se stessa durante la crescita.

Ma le trombette non sono l’unico insospettabile prodotto della lista di Miceli, perché troviamo anche le mele! Sì, questo frutto onnipresente e popolare sta vivendo un momento difficile in Italia, o meglio, lo sta vivendo una sua varietà. La mela Campanina dell’Emilia, tradizionalmente coltivata nella provincia di Modena, era la più diffusa nella regione, tanto da essere la tipologia ad hoc per la famosa mostarda di mele Campanine, una conserva di frutta tradizionalmente servita con le carni. Purtroppo le mele campanine non producono tanti frutti come altre varietà, per cui la loro coltivazione è stata, soprattutto dopo la fine della seconda guerra mondiale, sostituita da altre tipologie più produttive.

Con sorpresa ho scoperto che anche la mia regione, il Piemonte, rischia di perdere una delle sue eccellenze agroalimentari, la pecora sambucana. Questa razza, originaria della splendida Valle Stura, nelle Alpi Marittime, non è solo nota per la sua carne delicata, ma anche perché è fondamentale per il mantenimento dell’equilibrio dell’ecosistema locale. La FAO aveva già richiamato l’attenzione su questa razza nel 1985, quando l’aveva dichiarata ufficialmente a rischio di estinzione: allora erano vivi solo 80 animali. Tuttavia, con un colpo di scena degno del miglior romanzo di Agatha Christie, gli abitanti del luogo sono riusciti a salvare le loro iconiche pecore dalla scomparsa, dedicando più tempo e spazio al loro allevamento. Oggi, in Valle Stura ci sono circa 5.000 pecore sambucane e 10.000 agnelli ogni anno.

Nel bellissimo Abruzzo, incontriamo un tipo di farina iconica, che è stata dichiarata dalle Nazioni Unite uno dei prodotti più rari al mondo: la farina di grano Solina. L’Italia non è nuova alla riscoperta di grani antichi e tradizionali, ma il grano Solina è incredibilmente speciale. Il cereale, che si caratterizza per la sua resistenza al freddo e alla neve – come ci si aspetterebbe da un grano che cresce in alto sugli Appennini – è un’altra vittima dell’aumento di popolarità delle varietà di grano altamente produttive che rendono di più con meno investimenti e cure. Il grano Solina diventerà uno dei grani antichi che verranno recuperati nel Belpaese? Speriamo di sì.

Infine, ma non meno importante, un formaggio. Dobbiamo attraversare il Tirreno e raggiungere il nostro gioiello di smeraldo, la Sardegna, per trovare il su casu cun s’axridda, un formaggio di latte di capra e pecora, tipico del paese di Escapalano, in provincia di Cagliari, famoso per la particolare tecnica di produzione. Per proteggere il formaggio dal caldo estivo, i pastori locali lo ricoprivano di argilla: un metodo per conservare il formaggio nel tempo, ma anche qualcosa che gli conferiva un aroma speciale e unico. Oggi l’axridda viene prodotta solo a livello locale e solo da alcune famiglie che hanno mantenuto viva la tradizione.
Questi sono solo alcuni dei prodotti citati da Italia in Tavola, e vi consiglio caldamente di andare a vedere l’articolo completo, su www.italiaintavola.digital, per avere una panoramica più completa della questione e per godervi una lettura davvero coinvolgente sulle eccellenze segrete dell’Italia che dobbiamo proteggere e salvare.


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