Stefania Rosini, fotografa, talent scout, Hollywood, Los Angeles, lotta all’Alzheimer
Stefania Rosini

Dalla collina di Montepescali – una frazione in provincia di Grosseto, Toscana, conosciuta anche come la “Terrazza sulla Maremma” – alla collina di Hollywood dove si fabbricano i sogni.

È il salto, avvincente e coraggioso, di Stefania Rosini, fotografa freelance che da sette anni ha battezzato Los Angeles come sua seconda casa. Il passaggio dal piccolo borgo della toscana alla metropoli californiana – come tutte le storie di emigrazione alla ricerca di fortuna – è un misto di caso e determinazione. Nata il 1° gennaio del 1975 nel piccolo insediamento dove ancora oggi risiede la famiglia, Rosini si è appassionata alla fotografia all’età di 8 anni.

È stata una folgorazione: «vidi mio cugino al lavoro – racconta sul suo blog (stefaniarosini.com) –, stava stampando e pulendo alcune fotografie. Fu un momento magico, che fece scattare qualcosa nella mia testa e che mi legò a quello strumento e al mondo che con esso è possibile creare». Rosini iniziò a smanettare con la sua prima macchina fotografica a 13 anni, e da quel momento gli obiettivi della “Canon Junior” che ricevette in regalo furono gli occhi con i quali iniziò a guardare la famiglia e gli amici.

Dopo essersi laureata in Storia del Cinema Italiano al Dams di Bologna (la Facoltà dedicata alle Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo), Rosini per cercare ispirazione al suo lavoro – ma anche per passione – iniziò la propria carriera errante. Nel 2007 passò alcuni mesi a New York e successivamente tornò in Italia per lavorare con l’artista Maurizio Galimberti. Il 2009 è stato l’anno della svolta. «Mi trasferii a Milano nel febbraio di quell’anno – racconta –, ma l’esperienza durò poco.

Non mi trovavo bene e non mi pagavano. A settembre feci un colloquio con l’agenzia fotografica Kika Press. Mi accettarono subito e mi offrirono un lavoro a Los Angeles. Anche se dentro di me in quel momento avrei voluto tornare a New York, dopo la prima settimana mi innamorai della città. Il clima è fantastico per una freddolosa come me». Tuttavia, quella dell’agenzia fotografica da “Red Carpet”, non era ancora la sua destinazione finale.

Dopo un inizio in questo settore, Rosini decise di lavorare come freelance e puntare a diventare una set-photographer. I grandi lavori con l’agenzia milanese non mancarono (Rosini continua infatti a fotografare le celebrità italiane che gravitano a Los Angeles nella sfera di Kika, e tra tutti un rapporto di grande amicizia si è creato con Gabriel Garko), ma dall’altra, la fotografa toscana si è creata una piccola nicchia tutta sua dove coltivare in maniera autonoma la propria professionalità.

In qualche modo, di nuovo un po’ per caso e un po’ per attenzione al capitale umano con cui aveva a che fare, Rosini è diventata una “talent scout” involontaria di diverse star prima semisconosciute e oggi lanciate a tutta velocità nel mondo del cinema e dello spettacolo.

Tra queste spiccano la cantautrice americana – di origine italiana e polacca – Christina Perri (che ha firmato anche due brani per la colonna sonora di Twilight); e gli attori Luke Grimes (Brother & Sister; True Blood; American Sniper) e Avan Jogia (Victorius; Twisted). John Hawkes (La tempesta perfetta; Deadwood; candidato all’Oscar nel 2010 come miglior attore non protagonista per “Un gelido inverno”), anche se già famoso e affermato, ha sempre avuto un occhio di riguardo per Rosini.

«È stato lui – racconta la fotografa italiana – che in occasione di un importante lavoro con Vogue ha richiesto espressamente che fossi io a realizzare il servizio, mentre il responsabile della rivista aveva proposto un collaboratore interno. È una persona molto umile e da quella volta ho lavorato con lui altre tre volte».

Anche se “del doman non v’è certezza”, Rosini le idee le ha abbastanza chiare: «dovrò cambiare tipologia di visto per poter entrare nella Union Camera Department (sindacato americano di categoria), vivere da freelance non è facile. E anche per questo sono pronta a diventare tassista Uber per riuscire a pagare le bollette». Nonostante il tempo sia poco e gli impegni dei più svariati, Rosini la settimana scorsa è riuscita a organizzare un evento di beneficienza per la lotta all’Alzheimer (malattia di cui il padre è affetto da cinque anni e per la quale si possono donare fondi tramite un link sul sito stefaniarosini.com).

Nel piccolo e magico corner francese della Poubelle Bistrot di Hollywood (una seconda casa per gli italiani della diaspora e per le celebrità alla ricerca di un locale libero dai paparazzi), Rosini ha esposto le sue fotografie (firmate da Hawkes,  Jogia, Garko, Grimes e Jared Leto) e organizzato una serata di musica live – rigorosamente rock così com’è il suo carattere – per sensibilizzare sul tema. Guest Star: la cantante americana Laura Pergolizzi, in arte LP.

«Quando mio papà ha iniziato a stare male – conclude – ho pensato di tornare a casa e di lasciare Los Angeles e miei sogni. Mia mamma me lo ha impedito e mi ha ricordato quello che mio padre mi ripeteva sempre: mai mollare e mai indietreggiare. Sempre andare avanti». Che vale tanto nella vita, quanto nella malattia.

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