Con l’arrivo della primavera vengono ripresi, in molte località italiane, antichi riti propiziatori con l’auspicio di floridi raccolti, piogge ben dosate e sole in abbondanza. Molto spesso queste celebrazioni, che sono chiaramente di lontanissima origine pagana, si intrecciano con le tradizionali cerimonie previste per festeggiare la Quaresima cristiana o con le processioni di carattere pasquale.
Se la primavera si risveglia con la festa di San Giuseppe che in Sicilia, Puglia e Abruzzo si celebrava con il banchetto o invito di San Giuseppe, cioè un pranzo a cui le famiglie benestanti invitavano i poveri e li servivano, tra le usanze più diffuse in varie regioni del Belpaese c’è quella “della vecchia”, dal nome con cui si indica il fantoccio che viene adornato di collane fatte con arance e salsicce e riempito di frutta secca. A un certo punto qualcuno sega la “vecchia” e la frutta che cade viene distribuita ai bambini.
Gli abitanti delle valli trentine sono soliti far germogliare rami di pesco o di melo che sono stati raccolti in autunno e tenuti al buio per tutta la durata della stagione invernale. Portati alla luce e trattati in modo particolare, i rami finiscono per fiorire e se la schiusura delle gemme coincide con l’inizio della primavera, si è autorizzati a trarne buoni auspici per i futuri raccolti.
In alcune località delle valli vicino al lago di Garda ha luogo la “festa del fuoco”. Consiste in una processione nella quale tizzoni ardenti vengono portati lungo stradine e sentieri di campagna. Lo scopo è scongiurare le malattie che potrebbero colpire le piante e il terribile flagello della grandine che rovina i raccolti. Se la Pasqua cade in marzo, gli abitanti di Savona, in Liguria, celebrano l’avvenimento con una processione. Tutti coloro che partecipano al corteo devono recare in mano rami fioriti, mentre le varie confraternite indossano, per l’occasione, tipici costumi di fattura medievale.
In molti paesi dell’Alto Adige, il 21 marzo, giorno di san Benedetto e data d’inizio della primavera, in ogni casa si procede alla benedizione di un ramo di ulivo, di un tralcio di lauro e di un mazzetto di steli coperti di bacche. Essi dovranno servire ad adornare il Crocifisso, che in ogni abitazione di campagna è collocato sotto il portico oppure nella stalla, a protezione degli animali domestici.
A Corzano, un paese della Romagna, nell’ultima domenica di marzo, e con maggiore solennità se la data coincide con la settimana successiva a quella in cui cade la Pasqua, si celebra il rito del fuoco. Durante i festeggiamenti la gente accende enormi falò sulle colline circostanti e brucia mannelli di frumento e pannocchie di granoturco che sono stati appositamente conservati dall’anno precedente, nella speranza che le fiamme riescano a bruciare tutti i pericolosi nemici delle piante e a purificare dal male la terra e l’acqua.