Negli Usa, il vino italiano rappresenta solo l’1% dell’offerta complessiva ma la tipologia di vino italiano più apprezzata è il Prosecco Valdobbiadene con il 25% del totale, seguono a una certa distanza il Barolo, il Chianti e il Franciacorta: (13%, 11% e 6% rispettivamente).

Il successo del vino italiano all’estero dipende da diversi fattori che non riguardano esclusivamente la qualità del prodotto. Le preziose informazioni sulla percezione del prodotto all’estero sono contenute nel rapporto “External Data Intelligence Analysis”, realizzato da3rdPLACE – azienda specializzata nello sviluppo della Digital Intelligence – per conto di Vinventions – uno dei maggiori produttori mondiali di chiusure per vino.

L’obiettivo dell’analisi è stato duplice: da una parte prevedere il comportamento d’acquisto dei consumatori di vino italiano nel mondo, in particolare nel periodo natalizio, dall’altra definire le corrette azioni di marketing e commerciali al fine di soddisfare meglio le esigenze e i desiderata evidenziati dalle conversazioni.
Lo studio, durato un anno, si è concentrato sull’analisi degli Open Data, da diversi canali digitali come i principali social network (Facebook, Twitter, YouTube e Instagram), gli aggregatori come Tripadvisor e Amazon, i blog, i forum, i siti di news e di e-commerce e le app mobile.
Rispetto a più di un milione di rilevazioni, una prima analisi sul grado di consapevolezza del vino italiano evidenzia appena un 7% di menzioni specifiche. Al contrario, il Social Reputation Score relativo alla keyword “made in Italy” è ottimo: la percezione positiva dell’utenza raggiunge il valore del 68% sul totale.

“Le vendite di vino italiano nei Paesi in cui è più conosciuto e apprezzato”, afferma Claudio Zamboni, co-fondatore e partner di 3rdPLACE, “hanno delle enormi potenzialità di crescita. È fondamentale che tutti gli operatori, in maniera aggregata o attraverso singole azioni di promozione digitale, si rendano consapevoli dei dati che una ricerca come la External Data Intelligence Analysis di 3rdPLACE può fornire. Solo chi saprà interpretare correttamente i segnali provenienti dagli Open Data potrà vincere in un mercato estremamente competitivo come quello del vino”.

I Millennials? Target da coccolare. Circoscrivendo l’analisi a un campione di contenuti pari al 10% del totale, sono circa 7mila le menzioni in cui figurano le keyword associabili ai termini “vino made in Italy”. È risultato, inoltre, che i consumatori più interessati all’acquisto di prodotti italiani si concentrano in Usa, Gran Bretagna, Germania e Cina e che il profilo più attivo, dopo i maschi di età compresa tra i 35 e il 45 anni (38%), è quello della generazione dei Millennials (età inferiore ai 35 anni, 30%)

L’analisi dei commenti sui social evidenzia un’opportunità non colta da parte del comparto italiano. Il 60% delle menzioni, infatti, riguarda condivisioni di foto, consigli su abbinamenti culinari e richiesta di suggerimenti per un viaggio a tema in Italia, confermando i social network come i veicoli migliori per intercettare la domanda, anche attraverso gli influencer di settore.In particolare, i soli Twitter e Instagram coprono il 50% del totale delle menzioni analizzate (29% Twitter, 21% Instagram), lasciando appena il 10% a Facebook, YouTube e agli altri social network.


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