Sono passati 125 anni da quel lontano 11 Giugno 1889 quando Raffaele Esposito preparò, nelle cucine della pizzeria Brandi ai piedi dei Quartieri Spagnoli, una pizza in onore della Regina Margherita in visita a Napoli, con i colori della bandiera italiana formati da pomodoro, mozzarella e basilico.
Da quel giorno nacque il mito di uno dei piatti più famosi al mondo, oggetto di vero e proprio culto non solo nella madrepatria Napoli, ma anche in Usa.
È uno dei pochi termini che non sono mai stati tradotti in nessuna lingua.
In Italia, secondo la Federazione Italiana Pubblici Esercizi, ogni anno si vendono quasi 900 milioni di pizze, distribuite da 50000 pizzerie che danno lavoro a 250 mila addetti con un volume annuo di 10 miliardi di euro. Un vero colosso industriale!
A Napoli è stato addirittura aperto in piazza Municipio il Museo Internazionale della Pizza, dove ognuno può leggere la storia della pizza, leggende e miti nati in questi anni, scoprire il significato della scelta degli ingredienti, i segreti della sua composizione. Ma non solo.
La pizza è uno dei simboli più rinomati del made in Italy nel mondo, al pari del marchio Ferrari, ed è un bene rifugio per qualsiasi turista in qualsiasi parte del mondo: sa quello che mangia, sa che gli piace.
Ormai ogni città estera ha la sua pizzeria made in Italy, che non vuole per forza dire che sia condotta da italiani o che abbia rigorosamente il forno a legna, come qualcuno ingannevolmente vuole farci credere, ma che vende un prodotto creato in Italia.
E ci si può sbizzarrire nel leggere i nomi tipicamente italiani, e quasi sempre simili, di tutte queste pizzerie.
Ma soprattutto la pizza è stata la chiave del successo per molti poveri emigranti italiani, persone senza soldi ed in alcuni casi anche senza cultura, ma che sapevano cucinare questo alimento abbastanza semplice ed economico. Tramite esso si sono fatti conoscere nel mondo, grazie alla capacità e fantasia tutta italiana di autopromuoversi, hanno aperto una pizzeria, in alcuni casi catene di pizzerie, hanno esaltato la qualità del prodotto, e si sono arricchiti.
Ed il luogo ideale per questi emigranti che hanno fatto fortuna tramite la pizza sono proprio gli Stati Uniti, la nazione che ha permesso a tutti loro di coronare il sogno Americano: partire dal basso e realizzarsi.
Ovviamente, stiamo parlando del secolo scorso, quando la pizza era sconosciuta in Usa e grazie al lavoro di qualità degli italiani è diventata un oggetto di culto per gli italoamericani oltreoceano, tanto che anche al giorno d`oggi ci sono “diatribe culturali” sulla pizza, come quella che ha investito Bill De Blasio, sindaco di New York, che ha “osato” mangiare la pizza con coltello e forchetta, quando la tradizione italoamericana impone l`uso delle mani.
A parte queste note di colore, merito degli italiani è stato quello di valorizzarsi e valorizzare il proprio prodotto, facendo conoscere al mondo intero Napoli e l`Italia attraverso la qualità di un alimento e non attraverso le faide di camorra.
Per di più la pizza si presta molto bene a sposare un`altra qualità tutta italiana: la fantasia.
Dalla pizza Margherita sono nate tantissime varianti, ognuna legata alla propria tradizione ed alla propria terra, ognuna riconducibile ad una parte della nostra storia: pizza ai 4 formaggi, marinara, rucola e bresaola, vegetariana, prosciutto e funghi…fino ad arrivare ad alcuni abbinamenti, come ananas e pomodori oppure pizza con patatine fritte, che avrebbero fatto inorridare il buon Raffaele Esposito che, con il solo uso di pomodoro, mozzarella, basilico, un pizzico di sale e un goccio di olio extravergine di oliva ha creato un mix di sublime bontà.
Perché, dopotutto, il prodotto si presta alla fantasia, ma l`originale va tutelato.
Per essere chiamata tale, la pizza deve essere di farina tipo 00, con acqua con Ph tra 6 e 7, lievito naturale o in polvere, pomodori di San Marzano o simili, olio extravergine o vergine di oliva, mozzarella di bufala o di latte vaccino, basilico fresco, e deve essere cotta in un forno a legna.
Perciò godiamoci questi 125 anni di italianità nel mondo con un prodotto di cui andiamo fieri, che ci rappresenta, forse più all`estero che in Italia, e che ci ha fatto conoscere per la sua indiscussa qualità.