Olio, pasta e vino non saranno penalizzati dalla revisione delle liste di merci Ue colpite dai dazi Usa.  Il dipartimento del Commercio Statunitense ha cioè confermato per l’Italia l’applicazione di tariffe aggiuntive del 25% su circa mezzo miliardo di euro di esportazioni di prodotti agroalimentari come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Provolone, Asiago, Fontina, ma anche salami, mortadelle, crostacei, molluschi agrumi, succhi e liquori come amari e limoncello, per la disputa nel settore aereonautico che coinvolge l’americana Boeing e l’europea Airbus dopo che il Wto ha autorizzato gli Usa ad applicare un limite massimo di 7,5 miliardi di dollari delle sanzioni alla Ue.

“Abbiamo scongiurato il rischio che le nostre eccellenze subissero danni irreparabili. Nell’incontro avuto con il Segretario all’Agricoltura Usa Perdue il 30 gennaio – dice il ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova – lo avevo ribadito a chiare lettere: tenere l’agroalimentare italiano fuori dalla vicenda Airbus. E avevo registrato condivisione e disponibilità. Oggi raccogliamo i risultati dell’impegno messo in campo e di un grande lavoro di squadra”.

Così il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio: “L’Italia esce indenne dalla revisione della lista dei prodotti soggetti a dazi che gli Usa avevano emanato lo scorso ottobre. Sono salvi i vini, l’olio d’oliva e gli altri prodotti italiani che rischiavano dazi fino al 100%. La nostra azione diplomatica e la nostra amicizia con gli Stati Uniti hanno scongiurato il peggio per le nostre aziende. Così difendiamo il Made in Italy, così difendiamo i prodotti della nostra terra, orgoglio della nazione”.

Se c’era grande preoccupazione per i nostri produttori di vedersi peggiorare le tariffe, o allargare la lista di prodotti colpiti, i danni comunque non mancano. Le sole esportazioni di Parmigiano e Grana negli Usa, per fare un esempio, dopo i dazi sono crollate rispetto all’anno precedente del 54% a novembre e del 43% in dicembre.

Gli Stati Uniti sono il principale mercato di sbocco dei prodotti agroalimentari Made in Italy fuori dai confini comunitari e il terzo a livello generale dopo Germania e Francia, con le esportazioni che hanno raggiunto nel 2019 il massimo storico di 4,65 miliardi di euro in aumento dell’11% nonostante il rallentamento provocato dall’entrata in vigore dei dazi. Il vino, altro esempio, è il prodotto italiano più esportato negli Stati Uniti per un valore che nel 2019 che ha superato 1,5 miliardi di euro.

“Sono soddisfatto dell’esito del negoziato e che sono state tenute in considerazione – ha detto il Sottosegretario agli Esteri Scalfarotto – le argomentazioni a tutela del Made in Italy che abbiamo presentato a Casa Bianca, Ustr, Dipartimento del Commercio, Dipartimento di Stato e Congresso. L’Italia rischiava dazi aggiuntivi su vino, pasta, caffè, pellame e molti altri prodotti agroalimentari e non, oltre che un inasprimento dei dazi su formaggi duri e liquori.
Si è trattato di un gioco di squadra tra Governo, Ambasciata a Washington e associazioni imprenditoriali a conferma che l’Italia quando fa sistema può raggiungere risultati significativi”.


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