Fino al 12 gennaio 2020 Palazzo Strozzi celebra Natalia Goncharova, straordinaria figura femminile delle avanguardie di primo Novecento, attraverso una grande retrospettiva composta da 130 opere che ripercorre la sua vita controcorrente e la sua produzione artistica a confronto con opere di celebri artisti che sono stati per lei punti di riferimento come Paul Gauguin, Henri Matisse, Pablo Picasso, Umberto Boccioni.
In una sorta di viaggio tra Parigi e Mosca, le due città simbolo dell’artista, la mostra permette di scoprire la biografia anticonformista di una donna che ha saputo vivere per l’arte, creando un’originale fusione di tradizione e innovazione, Oriente e Occidente, e rendendo la propria opera un esempio unico di sperimentazione tra stili e generi artistici, dal primitivismo al raggismo, dalla pittura e la grafica al lavoro per il teatro.
L’arrtista, vissuta tra il 1881 e il 1962, nel1898 frequentò la Scuola di Pittura, Scultura e Architettura di Mosca e conobbe il pittore Michail Larionov, suo futuro compagno: insieme furono i principali animatori del gruppo “Zolotoe runo” (“Vello d’oro”), a cui successivamente aderì anche un altro importantissimo esponente dell’avanguardismo russo: Kazimir Malevič.
Nel 1906 partecipò ad una mostra di pittori russi organizzata da Sergej Djagilev al Salon d’Automne di Parigi e rivelò il suo interesse per la pittura degli impressionisti, dei fauves e per la tradizione figurativa del suo paese.
Insieme al suo compagno organizzò a Mosca fra il 1907 e il 1913 diverse esposizioni della nuova arte quale il “Fante di quadri” includendo, oltre agli artisti russi, anche diversi esponenti della pittura francese.
Dal 1909 al 1911 si dedicò alla pittura sacra manifestando il suo grande interesse per le icone russe della tradizione religiosa ma successivamente, adottando i nuovi principi del futurismo ed allontanandosi dalle nuove esperienze artistiche francesi, diventò un’esponente di spicco del raggismo. Con Larionov, nel 1913, anno della pubblicazione del manifesto raggista, organizzò a Mosca l’esposizione “Il Bersaglio”, aperta ai soli artisti russi.
Nel 1914 si trasferì definitivamente a Parigi con il compagno Michail Larionov e l’anno successivo espose le sue opere alla mostra Art décoratif théâtral moderne presso la galleria Sauvage. A Monaco di Baviera, nel 1926, espose alla seconda mostra del Blaue Reiter e successivamente allo Erster Deutscher Herbstsalon del Der Sturm di Berlino. Collaborò fino alla morte dell’impresario Djagilev, avvenuta a Venezia nel 1929, al disegno dei costumi ed alle scenografie dei Balletti russi.
L’artista dedicherà tutto il resto della vita, senza abbandonare mai completamente la pittura, alla decorazione teatrale ed all’illustrazione di libri. Esporrà, spesso con Larionov, suo marito dal 1955, oltre che in Europa, anche negli Stati Uniti e in Giappone.
La mostra fiorentina, a cura di Ludovica Sebregondi, Fondazione Palazzo Strozzi, Matthew Gale, Head of Displays e Natalia Sidlina, Curator, International Art, Tate Modern, è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi e Tate Modern, Londra, con la collaborazione dell’Ateneum Art Museum, Helsinki.