Possibly the most famous and recognizable Roman building in the world, the Colosseum is as iconic as anything can be: it’s synonym with the grandeur of the Roman Empire, with its power and, well… also with our ancestors’ penchant for violence and blood. Panem et Circenses – bread and games — they would say, was all you needed to keep people happy.
Even today, with only its skeleton surviving, the Colosseum is breathtaking in its majesty: stuff that brings tears to your eyes, the first time you see it – and I speak for personal experience. But back then, when it was in use, it was even more impressive, a true marvel of the ancient world. There, gladiators fought against each other and against exotic, wild beasts from the farthest lands of the Empire. Animal hunts took place, and historical re-enactments of Rome’s greatest victorious battles, including those that took place in the Mediterranean: to create the illusion of the sea, the arena was filled with water through an ingenious piping system. Of course, we also remember it as the somber, blood-stained location of executions, especially during the great Christian persecutions: horrific, but part of this famous building’s history, nevertheless.
In recent years – famous is the 2011 intervention financed by Diego Della Valle, of Tod’s— the Colosseum underwent a series of restorations, all aimed at reinforcing its structure, preserving its beauty and improving its many visitors’ experience. But what’s about to happen is perhaps the most impressive intervention of them all: the Colosseum is going to get its arena back.
Now, the idea of reconstructing the arena – the central section of the Colosseum, its “floor,” so to speak – came to archeologist Daniele Manacorda back in 2014. We were under a different government, but the Minister for Culture was already Dario Franceschini, who embraced the idea and approved it. However, was as convinced because, as art historian Tomaso Montanari explained, “our monuments aren’t something to fill up.” But Manacorda had defended his idea, maintaining that recreating the Colosseum’s arena wasn’t a way to “fill” it, but rather, to bring it closer to the way it was originally and to offer new knowledge about it to all of us.
Criticism about the project did stand the test of time: seven years later, Montanari still believes this isn’t a good idea. But his words weren’t enough to stop it from happening, as it was announced on the 2nd of May by Italy’s Ministry of Culture: finally, the Colosseum will get its arena. The project, which will cost about 18.5 milion euro (almost 20 million USD), began in 2015, with an in depth analysis of the building to understand which type of structure would be best to recreate its central area. Last December came the call for tender, won by Milan Ingegneria, a company known for its work in the context of art restoration and the securing of famous historical buildings like Florence’s Spedale degli Innocenti and Milan’s Palazzo Turati.
The new arena will be a fascinatingly complex structure, created with the use of carbon fiber panels covered in accoya, a type of wood particularly strong and resistant to regular wear and tear and the elements, reason for which it’s often employed to protect outdoors structures. Some of the panels will be able to move seamlessly, showcasing the Colosseum’s own hypogeum, that intricate conglomeration of tunnels and cubicles we can see today at its center.
Franceschini explains why he believes in the project: “I think it’s a mix of safeguarding, intelligent conservation and technological innovation.” It will also give visitors the opportunity to experience the Colosseum in a new way, because “you’ll be able to walk on the platform – Franceschini continues – and be at the center of the Colosseum. You’ll be able to look at it the way travelers would have seen it back until the end of the 19th century.” Indeed, back then a wooden platform covered the arena area of the building.
The ultimate aim is that of bringing back the Colosseum to the way it was originally – minus the blood bath, of course. In imperial times, the hypogeum was covered by a wooden platform and wasn’t visible to the public: in the end, the hypogeum was the equivalent of a theatre’s backstage, and was used also to host the complex machinery and mechanisms to open up trap-doors and move lifts, used for people, animals and props.
Thanks to this project, the Colosseum will get one little step closer to its ancient magnificence, a magnificence we, today, experience only in part and, perhaps, cannot even fully realize.
And you know, anything that makes the Colosseum stronger and ready to last another two thousand years should be welcomed because, as the Venerable Bede used to say “Quamdiu stat Colysaeum stat et Roma, quando cadet et Colysaeum cadet et Roma, quando cadet et Roma cadet et mundus:” until the Colosseum stands, Rome will stand. When the Colosseum falls, Rome will end, too. But when Rome ends, the world will end as well.
Probabilmente l’edificio romano più famoso e riconoscibile al mondo, il Colosseo, è quanto di più iconico possa esistere: è sinonimo della grandezza dell’Impero Romano, del suo potere e, beh… anche della propensione alla violenza e al sangue che avevano i nostri antenati. Panem et Circenses – pane e giochi – dicevano, era tutto ciò che serviva per mantenere la gente felice.
Anche oggi, con solo il suo scheletro superstite, il Colosseo è mozzafiato nella sua maestosità: roba che ti fa venire le lacrime agli occhi, la prima volta che lo vedi – e parlo per esperienza personale. Ma allora, quando era in uso, era ancora più impressionante, una vera meraviglia del mondo antico. Lì i gladiatori combattevano tra loro e contro bestie esotiche e selvagge provenienti dalle terre più lontane dell’Impero. Si svolgevano caccie agli animali e rievocazioni storiche delle più grandi e vittoriose battaglie di Roma, comprese quelle che si svolgevano nel Mediterraneo: per creare l’illusione del mare, l’arena veniva riempita d’acqua attraverso un ingegnoso sistema di tubature. Naturalmente, lo ricordiamo anche come il luogo cupo, macchiato di sangue delle esecuzioni, soprattutto durante le grandi persecuzioni cristiane: orribile, ma comunque parte della storia di questo famoso edificio.
Negli ultimi anni – famoso è stato l’intervento del 2011 finanziato da Diego Della Valle, di Tod’s – il Colosseo ha subito una serie di restauri, tutti volti a rinforzarne la struttura, preservarne la bellezza e migliorare l’esperienza dei suoi numerosi visitatori. Ma quello che sta per accadere adesso, è forse l’intervento più impressionante di tutti: il Colosseo sta per riavere la sua arena.
Ora, l’idea di ricostruire l’arena – la sezione centrale del Colosseo, il suo “pavimento”, per così dire – è venuta all’archeologo Daniele Manacorda nel 2014. Eravamo sotto un altro governo, ma il ministro della Cultura era già Dario Franceschini, che abbracciò l’idea e la approvò. Ne fu convinto nonostante le critiche perché, come spiegava lo storico dell’arte Tomaso Montanari, “i nostri monumenti non sono qualcosa da riempire”. Manacorda aveva difeso la sua idea, sostenendo che ricreare l’arena del Colosseo non era un modo per “riempirlo”, ma piuttosto, per avvicinarlo a come era in origine e per offrire a tutti nuove conoscenze su di esso.
Le critiche al progetto hanno resistito alla prova del tempo: sette anni dopo, Montanari crede ancora che non sia una buona idea. Ma le sue parole non sono bastate a impedire che si realizzasse, visto che il 2 maggio è stato annunciato dal Ministero della Cultura italiano: finalmente il Colosseo avrà la sua arena. Il progetto, che costerà circa 18,5 milioni di euro (quasi 20 milioni di dollari), è iniziato nel 2015, con un’analisi approfondita dell’edificio per capire quale tipo di struttura sarebbe stata migliore per ricreare l’area centrale. Lo scorso dicembre è arrivata la gara d’appalto, vinta da Milan Ingegneria, società nota per i suoi lavori nell’ambito del restauro artistico e della messa in sicurezza di famosi edifici storici come lo Spedale degli Innocenti di Firenze e Palazzo Turati di Milano.
La nuova arena sarà una struttura affascinante e complessa, realizzata con l’uso di pannelli in fibra di carbonio rivestiti in accoya, un tipo di legno particolarmente forte e resistente alla regolare usura e agli elementi, motivo per cui viene spesso impiegato per proteggere le strutture all’aperto. Alcuni pannelli saranno in grado di muoversi senza soluzione di continuità, mettendo in mostra l’ipogeo del Colosseo stesso, quell’intricato conglomerato di cunicoli e cubicoli che oggi possiamo vedere al centro.
Franceschini spiega perché crede nel progetto: “Credo che sia un insieme di tutela, conservazione intelligente e innovazione tecnologica”. Inoltre darà ai visitatori la possibilità di vivere il Colosseo in un modo nuovo, perché ” si potrà calpestare stando al centro del Colosseo, vedendo il Colosseo – continua Franceschini – come l’hanno visto tutti i viaggiatori fino alla fine dell’Ottocento “. Infatti, allora una piattaforma di legno copriva l’area dell’arena dell’edificio.
L’obiettivo finale è quello di riportare il Colosseo a come era in origine (escluso, naturalmente, il bagno di sangue). In epoca imperiale, l’ipogeo era coperto da una piattaforma di legno e non era visibile al pubblico: in fin dei conti, l’ipogeo era l’equivalente del backstage di un teatro, e veniva usato anche per ospitare i complessi macchinari e meccanismi utili ad aprire botole e muovere ascensori, usati per persone, animali e oggetti di scena.
Grazie a questo progetto, il Colosseo si avvicinerà di un piccolo passo alla sua antica magnificenza, una magnificenza che noi, oggi, sperimentiamo solo in parte e, forse, non possiamo nemmeno immaginare completamente.
E sapete, tutto ciò che rende il Colosseo più forte e pronto a durare altri duemila anni dovrebbe essere ben accetto perché, come diceva il Venerabile Beda “Quamdiu stat Colysaeum stat et Roma, quando cadet et Colysaeum cadet et Roma, quando cadet et Roma cadet et mundus:” finché il Colosseo sarà in piedi, Roma sarà in piedi. Quando il Colosseo cadrà, anche Roma finirà. Ma quando Roma finirà, finirà anche il mondo.
Unlike many news organizations, instead of putting up a paywall we have eliminated it – we want to keep our coverage of all things Italian as open as we can for anyone to read and most importantly share our love with you about the Bel Paese. Every contribution we receive from readers like you, big or small, goes directly into funding our mission.
If you’re able to, please support L’Italo Americano today from as little as $1.