Si sono conclusi i lavori di ristrutturazione interna dei locali che ospitano l’Archivio storico dell’Opera della Metropolitana di Siena, la sede che conserva i più antichi documenti storici e artistici riguardanti la costruzione della Cattedrale e del suo corredo decorativo e che oggi costituiscono il patrimonio museale del Duomo di Siena.
 
 I locali che ospitano l’Archivio storico erano già stati ristrutturati e adibiti a questa funzione nel 1951, all’epoca del rettore Umberto Sterbini Del Vescovo, mentre il fondo archivistico aveva subito un intervento di riordino nei primi anni Novanta da parte del prof. Stefano Moscadelli, che, come risultato finale, vide la pubblicazione dell’Inventario L’archivio dell’Opera della Metropolitana di Siena. Con l’ultima ristrutturazione si è provveduto a riorganizzare l’ambiente in linea con le norme vigenti in quanto a sicurezza, a realizzare strutture consone alla conservazione più idonea dell’intero patrimonio archivistico e ad intervenire sulla documentazione prodotta dall’Ente negli ultimi 30 anni per poterla inventariare e riversare nel fondo storico. 
 
Il fondo storico dell’Archivio dell’Opera Metropolitana è di fondamentale importanza per la storia del patrimonio artistico-architettonico, e non solo, della città di Siena, poiché custodisce  la documentazione relativa alla Fabbrica della Cattedrale e a tutti gli affari gestiti dalla Fabbriceria senese, già a partire dai primi anni del XIII secolo, oltre ad una piccola collezione di pergamene risalenti addirittura all’XI sec.
 
Il documento più antico custodito è un atto notarile datato maggio 1085; vi troviamo poi un importante fondo musicale, costituito da una notevole quantità di partiture di musica sacra; una nutrita collezione di disegni, stampe, fotografie, tra cui le più importanti sono esposte alle pareti dei locali. In particolare sono da segnalare quattro progetti architettonici su pergamena databili tra il 1315 e il 1339. 
 
L’archivio ha dato una nuova e più idonea sistemazione anche alla collezione di libri corali, che per la loro particolare struttura (cartacei o pergamenacei, con rilegature in legno, cuoio e metallo) necessitano di armadi con un buon sistema di areazione e che permettano di poter dare loro una disposizione che non comprometta le rilegature originali.
 
È stato possibile, in occasione della riapertura, ammirare alcuni pezzi pregiati come la più antica pergamena del diplomatico conservato nella sede dell’Opera, atto notarile del 1085; testimonianze estratte dal “Libro dei documenti artistici”, in particolare manoscritti autografi relativi ad interventi scultorei ed architettonici di artisti del calibro di Lorenzo Ghiberti, Donatello, Jacopo della Quercia; un “Libro di entrata e uscita” relativo agli anni 1339-1340, con riferimenti alla spese sostenute per il progetto e la costruzione del cosiddetto Duomo Nuovo; un disegno artistico della cancellata del Pulpito di Nicola Pisano, realizzato dall’architetto senese Agenore Socini; un libro corale (Graduale della Domenica di Resurrezione fino alla domenica XIII dopo la Pentecoste) del secolo XV, miniato da Sano di Pietro. 
 
L’Opera della Metropolitana di Siena, documentata fin dal 1180, è una delle più antiche istituzioni italiane ed europee. Dalla metà del XIII secolo l’Opera appare già ben definita sul piano istituzionale essendo dotata di un’autonoma struttura burocratica, di un cospicuo patrimonio immobiliare e di una sede amministrativa. Al vertice dell’amministrazione venne previsto un operaio, affiancato da un gruppo di consiglieri e da uno scrittore con compiti di registrazione contabile, sostituito da un vero e proprio tesoriere (Camerlengo) a partire dal 1362. 
 
Nel 1545 la struttura e le funzioni attribuite nel Trecento all’Opera subirono una profonda modifica. Al vertice dell’Opera venne previsto un rettore, eletto dalle massime istituzioni cittadine e un consiglio di nove “Savi”, uno dei quali scelto tra i canonici della Cattedrale.
 
Le norme cinquecentesche trovarono applicazione per tutta l’età moderna anche se la nomina del rettore divenne prerogativa del Granduca di Toscana. Negli ultimi decenni del XVIII secolo i granduchi modificarono l’assetto dell’Opera finchè nel 1790 venne soppresso l’ufficio dei Savi ed affidata al Rettore ogni responsabilità amministrativa, in collaborazione con un bilanciere per la cura degli affari contabili e di un cancelliere per l’esecuzione di ogni incombenza burocratica. 
 
Dopo l’Unità d’Italia l’Opera del Duomo fu sottoposta come tutte le altre Fabbricerie alla legislazione dello Stato unitario. Attualmente è una onlus dotata di consiglio di amministrazione, rettore e segretario. Il Consiglio di Amministrazione è composto da sette membri, cinque nominati dal Ministro dell’Interno e due dall’Ordinario Diocesano. 
 

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