Soprano Anna Netrebko during the final bow (Photo: Brescia e Amisan/Teatro alla Scala)

Dear Readers, 

In the final issue of 2023, we’ve chosen to guide you through these festive times by highlighting a recent milestone in Italian cultural heritage—a subject at the heart of LItalo-Americano and dear to those of you who treasure their Italian roots or the artistic splendor and diversity of Italy.

Italian opera singing has now been proudly inscribed on the list of humanity’s intangible cultural heritage. This recognition was announced at the 18th session of the UNESCO Intergovernmental Committee for the Safeguarding of the Intangible Cultural Heritage in Botswana. As defined by the United Nations cultural body, the recognition encompasses the whole spectrum of opera: music, vocal performance, acting, and also its iconic stagecraft.

This accolade is a true gift to Italy, as this age-old art form will now enjoy the official acknowledgment of being one of the most genuine and distinctive cultural expressions of the country. It is not just a nod to over five centuries of history, it’s about timeless masterpieces that remain evergreen, evoking fresh enthusiasm each time they are performed—challenging the misconception of opera as an elitist or niche genre. Each staging revitalizes universally understood and deeply popular sentiments, instantly palpable even to those who have never set foot in a theater before. The enchantment of the music, the orchestra infusing the air with its passionate intensity, characters vividly coming to life on stage, plots that stir and communicate deep passions and emotions: everyone can experience them.

Take La Bohème, for example, first performed in 1896. The musical vignettes crafted by Giacomo Puccini, set on a Christmas Eve reminiscent of our recent festivities, are captivating. From Rodolfo’s Che Gelida Manina to Mimì’s Donde Lieta Uscì, the audience is effortlessly swept into the protagonists’ love story. Each libretto, performer, and composer offers us a full spectrum of emotional experiences.

Verdi’s Nabucco, his third opera and the one that cemented his success, debuted at La Scala on March 9, 1842. More recently, it opened the opera seasons of this prestigious Milanese theater in 1946, 1966, and 1986. Often considered the most emblematic work of the Risorgimento by one of the greatest opera composers of all time, it’s also renowned for the famous chorus Va, Pensiero, sull’Ali Dorate and is, in every sense, an explosion of intensity. 

Just by mentioning some of the most famous Italian operas, from Verdi’s AidaLa Traviata, or Rigoletto, to Rossini’s The Barber of Seville, Puccini’s Tosca, or Mascagni’s Cavalleria Rusticana, one grasps the complexity, grandeur, value, and artistic prestige of this genre. And then, some names suffice to wonder why this recognition has only just arrived: from Luciano Pavarotti to Renata Tebaldi, from Tito Schipa to Enrico Caruso, to mention just a few, who have always found a passionate audience in America.

Opera is an emotion, and receiving this UNESCO recognition is truly a matter of great prestige and pride. Once considered somewhat old-fashioned, perhaps a Cinderella compared to our architectural and fine arts heritage, opera singing remains a jewel in the crown of national culture. Indeed, it may be the vast diversity of our national artistic output that makes it extraordinarily challenging to adequately value each of its expressions.

As the curtain moves on every opera, we at the editorial office can only let it fall on this year that ends, full of stories, places, and protagonists narrated on the pages of LItalo-Americano with unwavering passion and dedication. And then, we begin to pull the ropes to open it wide for 2024, a year that will mark the 116th birthday of your newspaper, the oldest of the Italian-American community in America, and will be brimming with more precious insights into the most Italian piece of your identity.

Dear readers, on behalf of the entire editorial team, we wish you a Happy New Year!

Cari lettori, eccoci arrivati all’ultima edizione del 2023. Abbiamo scelto di accompagnarvi in questi giorni di festività con l’ultimo importante traguardo raggiunto dal patrimonio culturale italiano, argomento centrale per L’Italo-Americano e per voi che amate la vostra identità italiana o la ricchezza e varietà artistica del Belpaese. 

Il canto lirico italiano è ufficialmente entrato nella lista dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità: la proclamazione è avvenuta in occasione della 18° sessione del Comitato intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco in Botswana e, secondo la definizione approvata dall’agenzia culturale delle Nazioni Unite, include la musica, il canto, la recitazione e le scenografie tipiche dell’opera. 

Si tratta di un vero e proprio regalo all’Italia perché d’ora in poi questa forma espressiva plurisecolare beneficerà del riconoscimento ufficiale di una delle sue espressioni culturali più autentiche e originali.

Alle spalle non ci sono solo più di 500 anni di storia ma opere bellissime che non sentono il peso del tempo perchè ogni volta che vanno in scena riescono a far rinascere l’entusiasmo per un genere che troppo spesso si considera erroneamente d’elite o per appassionati. Ogni messinscena invece, è capace di rigenerare sentimenti universali e assolutamente popolari che riescono a essere percepiti a pelle, immediatamente, anche da chi non è mai entrato prima in un teatro. La suggestione della musica, l’orchestra che riempie l’aria di intensità vibranti, i personaggi che si accalcano sulla scena, la trama che coinvolge e trasmette passioni e sentimenti. 

Non importa che la Boheme sia stata rappresentata per la prima volta nel 1896. I quadri musicali immaginati da Giacomo Puccini per una storia che comincia la vigilia di Natale, atmosfera che abbiamo appena vissuto, sono trascinanti: da “Che gelida manina”, l’aria interpretata da Rodolfo a “Donde lieta uscì” cantata da Mimì è facile lasciarsi prendere per mano ed essere trasportati lontano nella storia d’amore dei protagonisti. Ogni libretto, ogni interprete e ogni compositore fanno provare una tavolozza di emozioni. 

Il Nabucco, terza opera lirica di Giuseppe Verdi e quella che ne decretò il successo, esordì alla Scala il 9 marzo 1842. Più recentemente ha aperto le stagioni operistiche del prestigioso teatro milanese nel 1946, nel 1966 e nel 1986. È stata spesso letta come l’opera più risorgimentale di uno dei maggiori operisti e compositori di ogni tempo, ma anche quella del famosissimo coro del “Va, pensiero, sull’ali dorate” e in ogni caso è un’esplosione di intensità. Solo citando alcune tra le più famose opere italiane, dall’Aida, dalla Traviata o dal Rigoletto sempre di Giuseppe Verdi al Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini, dalla Tosca di Giacomo Puccini alla Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni, si coglie la complessità, la monumentalità, il valore e il prestigio artistico dell’opera. Poi bastano pochissimi nomi per sorprendersi che questo riconoscimento sia arrivato solo ora: da Luciano Pavarotti a Renata Tebaldi, da Tito Schipa a Renato Caruso per citare solo alcuni dei tanti nomi che proprio in America hanno sempre trovato un pubblico di grandi appassionati.

L’opera è un’emozione e aver ottenuto questo riconoscimento dall’Unesco è veramente motivo di grande prestigio e vanto. Considerato un po’ passato di moda, forse una cenerentola rispetto al patrimonio monumentale, il canto lirico è tuttavia un fiore all’occhiello della cultura nazionale. Anzi,  forse è la grande varietà della produzione artistica nazionale che rende straordinariamente difficile valorizzare adeguatamente ogni sua espressione. 

Ma come su ogni opera si muove il sipario, a noi della redazione non resta che farlo calare su questo anno che si chiude, ricco di storie, luoghi e protagonisti raccontati sulle pagine de L’Italo-Americano con immutata passione e dedizione, e poi iniziare a tirare le funi per spalancarlo sul 2024 che per il vostro giornale, il più antico della comunità italo-americana d’America, segnerà il compleanno numero 116 e sarà pienissimo di altre preziose informazioni sul pezzo più italiano della vostra identità.

Cari lettori, da parte di tutta la redazione, vi auguriamo un Felice Anno Nuovo!


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