Si è appena conclusa con successo la retrospettiva cinematografica “Pasolini: a Film Series”, organizzata da Amelia Antonucci in collaborazione con Luce Cinecittà, Fondo P.P. Pasolini e Cineteca di Bologna, la quale ha proposto sei delle più belle pellicole originali restaurate sugli schermi di due storici cinema della città, per la felicità di molti appassionati cinofili.
 
L’ospite speciale della due giorni di film non-stop organizzata a San Francisco in onore di Pasolini, artista a tutto tondo con la “A maiuscola”, è stato Ninetto Davoli, l’attore romano di adozione protagonista dei molti dei film del grande regista italiano, il quale aveva fatto a sua volta di Roma la vera fonte di ispirazione culturale e intellettuale.
 
Grazie al suo carisma e spontaneità nel raccontare in romanesco episodi e segreti della sua lunga collaborazione con Pasolini, Davoli ha conquistato il nutrito pubblico presente alla serata inaugurale  al Castro Theatre con il suo inconfondibile sorriso che lo ha reso famoso in molti dei film della sua lunghissima carriera.
 
“Sono davvero molto orgoglioso e onorato di rappresentare il cinema di Pier Paolo qui a San Francisco, in California, dopo le passate rassegne a New York e Londra.
Potrei parlare all’infinito di Pasolini, delle sue qualità come regista e come persona, avendo girato con lui nove film ogni ricordo per me è una forte emozione”.
  Una foto del giovane Davoli con Totò, fra le tante proiettate al Castro Theatre

  Una foto del giovane Davoli con Totò, fra le tante proiettate al Castro Theatre

 
Alla nostra domanda su quale di questi nove film sia stato il più significativo per lui, ha risposto:
“Tutti i film girati insieme sono stati belli, ma ce n’è uno in particolare più importante di tutti di cui sono affascinato che è ‘Uccellacci e Uccellini’ (1966) insieme a Totò, uno dei più grandi attori di sempre con il quale mi sono divertito molto a recitare insieme. Forse perché è stato l’inizio, è il film che mi è rimasto nel cuore e ce l’ho ancora dentro di me. Per me è stato il primo vero film, quando Pier Paolo mi ha chiesto di realizzarlo pensavo di sognare. Sono entrato in questo nuovo mondo del cinema, mi è piaciuto così tanto che mi sono innamorato di quella esperienza. Senza nulla togliere agli altri film, questo è stato una cosa meravigliosa”.
 
Proprio a Pasolini deve la svolta nella sua vita personale e professionale, quando appena sedicenne venne scelto dal regista, il quale usava selezionare persone di strada come attori, per una piccola apparizione nel film “Il Vangelo Secondo Matteo” (1964).
 
“Io ero solo un ragazzino al tempo e l’incontro con Pasolini fu assolutamente casuale – ha rivelato Davoli – Inizialmente non volevo partecipare al film essendo molto timido, non volevo assolutamente parlare, ma lui mi rassicurò dicendomi che dovevo solo muovermi e che mi avrebbe insegnato lui come comportarmi di fronte alla telecamera.”
 
Fra i film originali restaurati e selezionati per la rassegna c’era anche uno degli ultimi realizzati dal regista, “Il Fiore delle Mille e una Notte” (1973-74), il quale ha suscitato molto interesse.
 

 
“Questo film fa parte della trilogia, insieme a ‘Il Decameron’ (1971) e a ‘I Racconti di Canterbury’ (1972),  chiamata da Pier Paolo stesso ‘la trilogia della vita’, la cui sceneggiatura è stata scritta insieme a Dacia Maraini.
In preparazione del film, andavamo sul posto un anno prima per scegliere i luoghi ideali (Tailandia e Yemen), e fare la selezione degli attori, sempre scelti tra persone locali non professioniste. Ogni sera Pier Paolo mi raccontava un storia tratta dalle Mille e una Notte, e poi in base all’ispirazione abbiamo scelto quale portare in scena. Il risultato del film è stato piuttosto buono”.
 
Cosa significa vedere proiettati i film di Pasolini proiettati a San Francisco, città da sempre simbolo in tema di diritti civili e integrazione sociale?
 
“Innanzitutto per me è davvero importante che la gente anche qui conosca bene chi era Pasolini, che ci sia questo apprezzamento, è un cosa bella che mi fa molto piacere. Anche se lui l’America in generale l’ha sempre un po’ contestata, perché la considerava un po’ la rovina del mondo essendo nato qui il consumismo. L’America che dirige il mondo intero, protagonista e colpevole di quello che lui ha sempre disapprovato. Nonostante ciò, ancora oggi la gente lo apprezza molto, e si rende conto che, a riguardo delle cose che diceva quasi cinquanta anni fa, tutto sommato aveva ragione”.
 
In occasione dell’introduzione al film “Medea” (1969), guardando lo schermo dietro di sé in cui una foto raffigurava lui da giovane con Pasolini e Maria Callas, protagonista del film, Davoli ha dichiarato:
 
“Conoscevo la Callas di nome essendo lei una star internazionale, ma non sapevo nulla della sua musica in quanto per me un cantante era uno come Celentano. – ha detto sorridendo –  Così quando Pier Paolo mi chiese di farle compagnia al suo hotel a Roma, io ero imbarazzato oltre che emozionato. Non sapendo di cosa parlare con lei, la portai a fare un giro per Roma a bordo della mia auto sportiva, fino a un bar nelle borgate romane dal quale io provenivo. Vi lascio immaginare la faccia dei miei amici quando videro Maria Callas in persona!”
 
Con questi e tanti altri episodi, dietro le quinte, e racconti unici, Davoli ha deliziato il pubblico e i giornalisti presenti in ricordo di un’epoca artistica ormai lontana, ma quanto mai viva nella sua memoria e nell’immaginazione dei tanti estimatori del “poeta del cinema” e maestro di vita reale Pier Paolo Pasolini.
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