Sotto l’albero meno regali ma la crisi non toglie agli italiani il piacere della festa in famiglia attorno alla tavola imbandita
Con la crisi gli italiani spenderanno per il Natale il 3,7% in meno. Sotto l’albero ci saranno forse meno regali ma non mancheranno le classiche prelibatezze del periodo sulle tavole imbandite per le feste in famiglia.
Al menù tradizionale non si rinuncia e per i prodotti tipici del periodo, dagli spumanti ai pandori ai panettoni, gli affari letteralmente lieviteranno. L’alimentare è l’unico settore che cresce tra i consumi del 2012 a conferma del fatto che gli italiani, nonostante il periodo difficile, non si vogliono privare almeno delle ricette di fine anno.
Se fare la spesa è diventata per molti un’impresa quotidiana, tanto che il 56% degli acquirenti si impegna ad ogni spesa a scovare l’offerta del giorno, il compri tre e paghi due o lo sconto migliore tra scaffali e corsie, dall’altro lato qualche tendenza alla speculazione c’è (o compensazione del calo generalizzato dei consumi che dir si voglia): i prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati a novembre del 2,4%. Per questo il 62% dei clienti confronta con maggiore attenzione del passato i prezzi e oltre il 51% va a caccia dei prodotti che costano meno.
Se negli Stati Uniti le vendite di Natale sono iniziate lo scorso 23 novembre con quello che è stato poi definito un “black Friday”, che ha fatto segnare un calo delle vendite dell’1,8%, le stime per le spese natalizie non sono particolarmente positive neanche in Italia.
I regali in particolare subiranno un taglio record dell’8,6% e se va sottolineato che ai bambini in Italia è mediamente destinato il 39% della spesa per regali, il 62% degli italiani comprerà regali meno costosi rispetto allo scorso anno, anche per effetto della riduzione del reddito procapite che spinge ad una maggiore pianificazione d’acquisto basata sulla convenienza dei prodotti e dei punti vendita.
Secondo le stime, le famiglie spenderanno 551 euro dei quali 197 euro in cibo e bevande per pranzi o cene natalizie, 90 euro per i divertimenti e 264 euro per i regali: complessivamente l’8,6% in meno rispetto al 2011.
I dati in discesa, per essere compresi, vanno misurati sull’anno 2011, già definito dalle associazioni dei consumatori e da quelle dei commercianti, “il peggior Natale degli ultimi dieci anni”. Acquisti a picco già allora: 166 euro di spese festive a testa, 48 in meno dell’anno precedente. Un crollo più marcato nei settori dell’abbigliamento (-18%) e degli arredi per la casa e degli elettrodomestici (-24%). In calo profumi (-7%), giocattoli (-3%) e alimentari (-1%).
Chi comunque acquista, secondo le analisi di mercato, tendenzialmente sceglie prodotti Made in Italy evidenziando un atteggiamento “patriottico” di molto superiore a quello degli altri Paesi europei, dove in media solo il 59% dei cittadini (anzichè il nostro 75%) metterà sotto l’albero prodotti del proprio Paese.
Secondo Coldiretti (che con un milione e mezzo di associati è la principale organizzazione degli imprenditori agricoli a livello nazionale ed europeo), sono 23 i milioni di italiani che per acquistare i regali, quest’anno frequentano i mercatini di Natale, unica forma commerciale in crescita. E anche in questo caso si conferma la tendenza nazionalista: ad essere più gettonati per il 34% degli italiani sono i prodotti tipici dell’enogastronomia (anche perché le difficoltà economiche spingono verso acquisti utili per sé e la propria famiglia).
Altro effetto della crisi? Un taglio del 27% per il tradizionale albero di Natale con più di due italiani su tre (67%) costretti a recuperare dalla cantina il vecchio albero sintetico e solo 5 milioni di abeti veri addobbati (meno 16%) nelle case o nei giardini.