Giuseppe Verdi, in a portrait by Giovanni Boldini (Image: Giovanni Boldini. Wikicommons. Public Domain)

Giuseppe Verdi is one of Italy’s greatest composers, a symbol of national pride whose music has left an indelible mark on both the operatic tradition and Italian identity. 

Born in 1813 in Le Roncole, a small village in Parma, Verdi rose from modest beginnings to become a legendary figure in the world of music. His works, filled with emotional depth and dramatic intensity, soon became not only a signifier of Romanticism in opera, but also of patriotic flair among Italians. Of all his works, Nabucco, which premiered at La Scala in 1842, is perhaps the one most associated with Risorgimento, Italy’s 19th-century unification movement.

Nabucco, short for Nabucodonosor (Nebuchadnezzar), was Verdi’s third opera and marked a turning point in his life. At the time, Verdi was in a state of despair: his second opera, Un Giorno di Regno, had failed disastrously, and he had suffered the devastating loss of his wife and two children. Convinced his career as a composer was over, Verdi had resolved to abandon music entirely. However, fate intervened when Bartolomeo Merelli, the impresario of La Scala, handed him a libretto written by Temistocle Solera. Initially reluctant, Verdi was eventually inspired by the story, which loosely adapts biblical events about the Babylonian exile of the Israelites.

The opera is a dramma lirico with a grand historical scope, and brings together themes of love, power, and divine will: the plot focuses on Babylonian king Nabucco, who declares himself a god, becomes a victim of divine wrath, and ultimately finds redemption. Alongside this personal journey is the story of the Israelites, oppressed and exiled in Babylon, whose plight struck a chord with Italian audiences of the time. Although Nabucco itself is not explicitly political, the parallels between the Israelites’ longing for their homeland and Italys struggles for freedom and unification were impossible to ignore.

Central to the opera’s lasting appeal is the chorus Va, Pensiero, also known as the Chorus of the Hebrew Slaves. Sung in the third act, it expresses the Israelites’ deep yearning for their homeland: “Fly, thought, on golden wings; go, settle upon the slopes and hills.”  

Va, Pensiero’s association with the Risorgimento grew in the years following the opera’s debut, when Italians began to see the chorus as an anthem for their struggle against foreign domination, and Verdi himself became a patriotic figure. During the unification movement, graffiti bearing the phrase Viva VERDI appeared across northern Italy:  Ostensibly a celebration of the composer, it was also an acronym for Viva Vittorio Emanuele Re DItalia (Long live Victor Emmanuel, King of Italy), a dual meaning that further cemented Verdi’s connection to the Italian nationalist cause.

The popularity of Va, Pensiero continued through the decades; when Verdi died in 1901, an estimated 300,000 people gathered in the streets of Milan to pay their respects and, during the funeral procession, the crowd spontaneously sang Va, Pensiero. While it isn’t clear if mourners that day were, in fact, 300,000,  the impromptu performance of the famous operatic piece to honor its composer is well documented. 

 Later, at Verdi’s reburial in the crypt of the Casa di Riposo per Musicisti, Arturo Toscanini conducted a massive choir in a performance of the chorus. Today, Va, Pensiero is often proposed as an alternative national anthem for Italy and is regularly performed at concerts, official ceremonies, and even political events.

Famed Italian conductor Arturo Toscanini directed Va’, Pensiero at Verdi’s reburial (Image: Bain Collection – Library of Congress. Wikicommons, Public Domain)

Beyond its cultural impact, Nabucco is also famous for its place in Verdi’s artistic development. The opera presents Verdi’s early experiments with structure and orchestration, which paved the way for the masterpieces that would follow. The title role of Nabucco is among the most demanding for baritones, requiring a combination of vocal power and dramatic intensity. Abigaille, the ambitious and vengeful adopted daughter of Nabucco, is another standout role, infamous for its technical difficulty and emotional range, making it a challenge for even the most skilled sopranos.

A curious anecdote about Nabucco involves the composer’s reflections on its creation: Verdi later claimed that the libretto had fallen open to the lines of Va, Pensiero when he first read it and that he immediately envisioned the music for the chorus. In truth, the story may be apocryphal, but it clearly shows the almost mythical significance that Verdi and others attached to the piece.

The opera’s premiere at La Scala was a resounding success, and catapulted Verdi to fame; it also marked the beginning of his close relationship with the Milanese opera house, which would host many of his greatest triumphs. 

While Nabucco is often viewed through the lens of its political and cultural impact, it remains, at its core, a deeply human story, where themes like repentance, forgiveness, and the struggle for freedom take center stage. But it is Verdi’s ability to balance the personal with the universal, the historical with the emotional, that kept the opera — and its most famous chorus — alive in the hearts of audiences for nearly two centuries. 

Giuseppe Verdi è uno dei più grandi compositori italiani, simbolo di orgoglio nazionale, la cui musica ha lasciato un segno indelebile nella tradizione operistica e nell’identità italiana.

Nato nel 1813 a Le Roncole, un piccolo borgo in provincia di Parma, Verdi, partendo da modeste origini, divenne una figura leggendaria nel mondo della musica. Le sue opere, ricche di profondità emotiva e intensità drammatica, divennero presto non solo un simbolo del Romanticismo nell’opera, ma anche del sentimento patriottico tra gli italiani. Tra tutte le sue opere, Nabucco, la cui prima rappresentazione avvenne a La Scala nel 1842, è forse quella maggiormente associata al Risorgimento, il movimento di unificazione dell’Italia del XIX secolo.

Nabucco, abbreviazione di Nabucodonosor, fu la terza opera di Verdi e segnò una svolta nella sua vita. All’epoca Verdi era disperato: la sua seconda opera, Un Giorno di Regno, era fallita rovinosamente e aveva subito la devastante perdita della moglie e dei due figli. Convinto che la sua carriera di compositore fosse finita, Verdi decise di abbandonare del tutto la musica. Ma il destino intervenne quando Bartolomeo Merelli, l’impresario della Scala, gli consegnò un libretto scritto da Temistocle Solera. Inizialmente riluttante, Verdi alla fine si ispirò alla storia, che liberamente traduce gli eventi biblici riguardanti l’esilio babilonese degli Israeliti.

L’opera è un dramma lirico di grande portata storica e riunisce temi di amore, potere e volontà divina: la trama si concentra sul re babilonese Nabucco, che si dichiara un dio, diventa vittima dell’ira divina e alla fine trova la redenzione. Accanto a questo viaggio personale, si trova la storia degli Israeliti, oppressi ed esiliati a Babilonia, la cui difficile situazione toccò profondamente il pubblico italiano dell’epoca. Sebbene Nabucco in sé non sia esplicitamente politico, i parallelismi tra il desiderio degli Israeliti per la loro patria e le lotte dell’Italia per la libertà e l’unificazione erano impossibili da ignorare.

Al centro del fascino duraturo dell’opera c’è il coro Va, Pensiero, noto anche come Coro degli schiavi ebrei. Cantato nel terzo atto, esprime il profondo anelito degli Israeliti per la patria: “Vola, pensiero, su ali dorate; andate, sistematevi sui pendii e sulle colline”.

L’associazione di Va, Pensiero con il Risorgimento si accentuò negli anni successivi al debutto dell’opera, quando gli italiani cominciarono a vedere il coro come un inno alla loro lotta contro la dominazione straniera e lo stesso Verdi divenne una figura patriottica. Durante il movimento di unificazione, graffiti con la scritta Viva VERDI apparvero in tutto il nord Italia: apparentemente una celebrazione del compositore, era anche un acronimo di Viva Vittorio Emanuele Re D’Italia (Lunga vita a Vittorio Emanuele, Re d’Italia), un duplice significato che consolidò ulteriormente il legame di Verdi con la causa nazionalista italiana.

La popolarità di Va, Pensiero continuò nel corso dei decenni; Quando Verdi morì nel 1901, circa 300.000 persone si radunarono nelle strade di Milano per rendergli omaggio e, durante il corteo funebre, la folla cantò spontaneamente Va, Pensiero. Sebbene non sia chiaro se quel giorno ci fossero effettivamente 300.000 persone in lutto, l’esecuzione improvvisata del famoso pezzo operistico in onore del suo compositore è ben documentata.

 Successivamente, in occasione della sepoltura di Verdi nella cripta della Casa di Riposo per Musicisti, Arturo Toscanini diresse un imponente coro per un’esecuzione del coro. Oggi, Va, Pensiero viene spesso proposto come inno nazionale alternativo per l’Italia e viene regolarmente eseguito durante concerti, cerimonie ufficiali e persino eventi politici.

Oltre al suo impatto culturale, Nabucco è famoso anche per il suo posto nello sviluppo artistico di Verdi. L’opera presenta i primi esperimenti di Verdi con la struttura e l’orchestrazione, che aprirono la strada ai capolavori successivi. Il ruolo principale di Nabucco è tra i più impegnativi per i baritoni, poiché richiede una combinazione di potenza vocale e intensità drammatica. Un altro ruolo di spicco è Abigaille, l’ambiziosa e vendicativa figlia adottiva di Nabucco, famosa per la difficoltà tecnica e la gamma emotiva, che la rendono una sfida anche per i soprani più abili.

Un curioso aneddoto sul Nabucco riguarda le riflessioni del compositore sulla sua creazione: Verdi affermò in seguito che il libretto si era aperto sui versi di Va, Pensiero quando lo lesse per la prima volta e che immaginò immediatamente la musica per il coro. In realtà la storia potrebbe essere apocrifa, ma dimostra chiaramente il significato quasi mitico che Verdi e altri attribuivano al brano.

La prima dell’opera alla Scala fu un successo strepitoso e catapultò Verdi verso la fama. Segnò anche l’inizio del suo stretto rapporto con il teatro lirico milanese, che avrebbe ospitato molti dei suoi più grandi trionfi.

Sebbene Nabucco venga spesso visto attraverso la lente del suo impatto politico e culturale, resta, nel profondo, una storia profondamente umana, in cui temi come il pentimento, il perdono e la lotta per la libertà occupano il centro della scena. Ma è la capacità di Verdi di bilanciare il personale con l’universale, lo storico con l’emozionale, che ha mantenuto l’opera (e il suo coro più famoso) viva nel cuore del pubblico per quasi due secoli.

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