I came across Monte Argentario few years ago and was mesmerized. It amazed me with its beauty and variety — in some places rugged and others manicured, chic but discreet.
Ninety kilometers south of the Pisa airport, Monte Argentario is a promontory anchored to the Tuscan mainland by two narrow sandy isthmuses called Il tombolo di Giannella and la Feniglia, that flank the Orbetello Lagoon, the most important nature reserve on the Tyrrhenian sea and a primary winter home for birds in Europe.
Though it is in southern Tuscany’s Maremma region and Grosseto province, Monte Argentario feels more like Southern Italy and also has a Spanish ambiance throughout. In fact, this sliver of land with a perimeter of 39 kilometers once belonged to both Spain and Naples.
Monte Argentario’s distinctiveness lies in its abiding and diverse sense of place. No other area of Tuscany offers such a range of dramatic landscapes. It is renowned for wildlife ranging from birds to flowers. The seas around the nearby islands of Giglio and Giannutri are the most pristine you can find.
It was named by the Romans “Argentariorum Mons,” the mount of the bankers, because the Domitii Ahenobarbi, an important local family, were “argentarii,” moneylenders to the Roman Republic, who helped finance the Second Punic War. The emperor Nero was a direct descendant of this family — his name at birth was Lucius Domitius Ahenobarbus. Time seems to pass at a different speeds here.
Today’s equivalent of moneylenders – bankers – still appear to own most of Monte Argentario.
Down through the centuries, this beautiful peninsula blessed with breathtaking views belonged to the Aldrobandeschi and Orsini families, then to the Ladislao King of Naples. In the 16th century, ownership was transferred to the Spanish crown, which built several fortresses along the Silver Coast to protect it from Turkish attacks.
Today it has two well-formed little towns that are also ports and sea resorts: Porto Santo Stefano and Porto Ercole.
Porto Ercole is a stunningly picturesque old town with a modern harbor. Above the town is an imposing fortress, a Spanish Rocca, that can be visited. There is also a large military fort. Up the hill from the harbor, the Chiesa di Sant’Erasmo has a marble altar and tombstones of the Spanish governors.
The village was called Porto Ercole by the Etruscans. Not many years ago an Etruscan necropolis was discovered near the Cala Galera marina, said to be located in the 13th sector of the Etruscan zodiac corresponding to the constellation of Hercules.
Strabo, a Greek geographer, philosopher and historian who lived in Asia Minor during the transitional period of the Roman Republic into the Roman Empire, was the first to give written accounts of Porto Ercole in his work Geographica. The historian called it Porto Cosarius, which refers to the Etruscan city of Cosa whose ruins are visible atop the Ansedonia promontory near Porto Ercole.
The port was and still is a magnet for the Italian and international yachting set.
Beginning in the mid-1960s, Jacqueline Kennedy, Charlie Chaplin, Henry Fonda and Gianni Agnelli were loyal guests of Il Pellicano, a cluster of luxury villas established by American socialite Patsy Daszel and former British Army pilot Michael Graham.
Porto Ercole abounds in beaches that can compete with Sardinia’s marine paradise, while the interior is a rural idyll covered by a dense Mediterranean shrub, pines, oaks, marshes called “tomboli,” rock pools and castles with fabulous views. It is well worth having a peek – the cliff-hanging castles are spectacular.
Porto Ercole also captures my imagination because it is where Caravaggio fell ill in July, 1610. He was found in an agonized condition, due to malaria, on La Feniglia beach bordering the lagoon, which at the time was backed by pine groves inhabited by wild pigs. Others believe Caravaggio died in Santa Maria Ausiliatrice hospital, the current deconsecrated church of Santa Croce. The turbulent genius of Italian baroque had fled the Eternal City four years earlier after killing a man in a brawl. He was on his way back to Rome after a long sojourn in Malta, Sicily and Naples. The pope had just pardoned him.
Porto Santo Stefano is a fascinating place to chill out for a weekend or longer. It was heavily bombed during World War II and now features pastel colored houses along its harbor. A 16th century Spanish fort overlooks the town. It also has museums called Masters of the Axe and Submerged Memories, and permanent exhibits with archaeological finds from the sea. Ferries can be used to explore the islands of the Tuscan archipelago. The majority of the Porto Santo Stefano population are descendants of Ligurian and Neapolitan fishermen who have settled since the 18th century.
This unique land also has a culinary reputation that attracts seafood-lovers. Try the soup Caldaro dell’Argentario, grilled sea bass and Ansonica white wine, a typical local vintage. Don’t forget to savor the fiche maschie a stocchetto, filets of salted and dried melù, a sea fish that has a long history within the Porto Ercole fishing community. End the dinner with Liquore Argentarium, an herbal digestif produced by the Padri Passionisti in their monastery atop Monte Argentario.
Mi sono imbattuta nel Monte Argentario pochi anni fa e ne sono stata ipnotizzata. Mi ha stupito con la sua bellezza e la sua varietà – in alcuni posti rozzo e in altri curato, chic ma discreto.
Una novantina di chilometri a sud dell’aeroporto di Pisa, il Monte Argentario è un promontorio ancorato alla terraferma toscana da due stretti istmi sabbiosi chiamati Il tombolo di Giannella e La Feniglia che fiancheggiano la laguna di Orbetello, la più importante riserva naturale sul Mar Tirreno e in Europa un’importante casa invernale per gli uccelli.
Anche se si trova nella regione della Maremma a sud della Toscana e nella provincia di Grosseto, il Monte Argentario sembra più appartenere all’Italia del Sud e ha anche un paesaggio spagnolo.
Infatti, il nastro di terra dal perimetro di 39 km una volta apparteneva sia alla Spagna che a Napoli.
Il carattere distintivo del Monte Argentario risiede nel suo senso del luogo continuo e diversificato. Nessuna altra area della Toscana offre una simile gamma di paesaggi scenografici. È rinomato per la fauna che va dagli uccelli ai fiori. I mari intorno alle vicine isole del Giglio e di Giannutri sono le più incontaminate che si possano trovare.
Fu chiamato dai latini “Argentariorum Mons”, il monte dei banchieri, perché la famiglia Domizi Enobarbo era “argentarii”, prestava soldi alla Repubblica romana e contribuì a finanziare la Seconda Guerra Punica. L’imperatore Nerone era un discendente diretto di questa famiglia: il suo nome alla nascita era Lucius Domitius Ahenobarbus.
Lì il tempo sembra passare ad una velocità diversa. L’equivalente odierno dei finanziatori – i banchieri – sembrano ancora possedere la maggior parte del Monte Argentario.
Nel corso dei secoli, questa bella penisola benedetta da viste mozzafiato è appartenuta alle famiglie Aldrobandeschi e Orsini, poi al re Ladislao di Napoli. Nel XVI secolo, la proprietà fu trasferita alla corona spagnola, che ha costruito diverse fortificazioni lungo la Costa d’Argento per proteggerla dagli attacchi turchi.
Oggi ha due piccole città ben strutturate che sono anche porti e località marittime: Porto Santo Stefano e Porto Ercole.
Porto Ercole è una città vecchia pittoresca con un porto moderno. Sopra la città c’è un’imponente fortezza, una Rocca spagnola che può essere visitata. C’è anche un grande forte militare. In cima alla collina dal porto, la Chiesa di Sant’Erasmo ha un altare in marmo e lapidi dei governatori spagnoli.
Il villaggio fu chiamato Porto Ercole dagli Etruschi. Non molti anni fa è stata scoperta una necropoli etrusca vicino alla marina di Cala Galera, che si trova nel 13° settore dello zodiaco etrusco corrispondente alla costellazione di Ercole.
Strabo, geografo, filosofo e storico greco che ha vissuto in Asia Minore durante il periodo transitorio dalla Repubblica Romana all’Impero Romano, fu il primo a dare resoconti scritti di Porto Ercole nel suo lavoro Geographica.
Lo storico l’ha chiamata Porto Cosarius, riferendosi alla città etrusca di Cosa le cui rovine sono visibili in cima al promontorio di Ansedonia vicino a Porto Ercole. Il porto era ed è ancora una calamita per lo yachting set italiano e internazionale.
A partire dalla metà degli anni Sessanta, Jacqueline Kennedy, Charlie Chaplin, Henry Fonda e Gianni Agnelli erano fedeli ospiti de Il Pellicano, un gruppo di ville di lusso volute dal socialista americano Patsy Daszel e dall’ex pilota dell’esercito britannico Michael Graham.
Porto Ercole è ricco di spiagge in grado di competere con il paradiso marino della Sardegna, mentre l’interno è un idillio rurale coperto da fitti arbusti mediterranei, da pini, da querce, dalle paludi chiamate “tomboli”, da piscine di roccia e castelli con favolosi panorami. Vale la pena darci una sbirciata – i castelli aggrappati agli scogli sono spettacolari.
Porto Ercole cattura la mia immaginazione anche perché è dove Caravaggio si è ammalato nel luglio del 1610. È stato trovato agonizzante, a causa della malaria, sulla spiaggia di La Feniglia che confina con la laguna, che a quel tempo era ricoperta da pinete abitate da maiali selvatici.
Altri credono che Caravaggio sia morto nell’ospedale Santa Maria Ausiliatrice, l’attuale chiesa sconsacrata di Santa Croce. Il genio turbolento del barocco italiano era fuggito dalla Città Eterna quattro anni prima dopo aver ucciso un uomo in una rissa. Stava per tornare a Roma dopo un lungo soggiorno a Malta, Sicilia e Napoli. Il Papa lo aveva appena perdonato.
Porto Santo Stefano è un posto affascinante per rilassarsi per un week-end o più a lungo. Fu pesantemente bombardato durante la Seconda Guerra Mondiale e ora presenta case color pastello lungo il suo porto. Un forte spagnolo del XVI secolo si affaccia sulla città. Ha anche musei chiamati Museo dei Maestri D’Ascia e Memorie Sommerse, mostre permanenti con reperti archeologici dal mare. I traghetti possono essere utilizzati per esplorare le isole dell’arcipelago toscano. La maggior parte della popolazione di Porto Santo Stefano discende dai pescatori liguri e napoletani che si sono stabiliti sin dal XVIII secolo.
Questa terra unica ha anche una reputazione culinaria che attira gli amanti del pesce. Provate la zuppa Caldaro dell’Argentario, il pesce di mare grigliato e il vino bianco di Ansonica, una tipica vendemmia locale. Non dimenticate di assaporare la fiche maschie a stocchetto, filetti di melù salati e essiccati, un pesce di mare che ha una lunga storia all’interno della comunità ittica di Porto Ercole. Terminate la cena con il Liquore Argentarium, digestivo a base di erbe prodotto dai Padri Passionisti nel loro monastero in cima al Monte Argentario.
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